20. Microchip

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Mi alzai stiracchiandomi un paio di volte,la bionda era accanto a me adesso,con kili di eye-lainer sugli occhi,la guardai. Il mascara era sbaffato sotto i suoi occhi,lei non era sveglia e so che non sarebbe stato facile parlarle di quello che avevo scoperto ieri sera,ma lo avrei fatto. O forse no,magari non in quel momento,quando era più stabile con la mente e non mezza addormentata. Dovevo sapere di più,continuai a guardare ogni centimetro del suo corpo,se avessi dovuto essere un'altra ragazza,avrei scelto lei. Bionda,occhi chiari,ma che adesso erano chiusi dalle palpebre colorate,con i fianchi nè troppo grandi nè troppo piccoli,il viso dolce e il suo più grande pregio era di saper recitare come se fosse la realtà,oppure era il suo più grande difetto nel mentire spudoratamente. 'Le bugie hanno le gambe corte' mi ripeteva mia madre quando mi pettinava i capelli,adesso capisco il vero senso di questa frase. Mi fermai sul suo collo,avvicinai il volto notando che un filo le spuntava dalla camicia bianca. Con tutta la delicatezza che avevo nel corpo avvicinai le dita e le sbottonai il secondo bottone e quel filo non era una visione. Continuava lungo il suo petto,ma non volli andare oltre,non volevo vedere quello che sapevo,vederlo avrebbe significato dimostrare che era reale,che quello che pensavo era vero e ciò non mi piaceva molto. Ma se dovevo scoprire di più ,e non volevo chiederlo a lei,avrei per forza dovuto scoprirlo da sola,come avrei dovuto scoprire la parte superiore del suo corpo. Presi un respiro e trattenni per pochi secondi il fiato sbottonando due bottoni della camicia bianca ed eccolo lì,il mini-microfono loro amico. Mi stavano spiando,da lontano,con lei. E se loro stavano mentendo avrei dovuto farlo anche io. Allontanai la mano quando lei si spostò con il viso verso il soffitto e aprì gli occhi. Si guardò allarmata la camicia e,prima che si voltasse,chiusi le palpebre. Mi mossi mugulando cercando di fingere un sonno profondo e funzionò perchè la sentii imprecare e ringraziare dio allo stesso tempo. Sentii una spece di 'bip' e poi cominciò a parlare. Stava parlando con loro,lo sapevo.

"Ragazzi,non penso che abbia visto nulla e fortunatamente sono riuscita a coprirmi adesso,prima che si svegliasse...no,Niall...uh-uh...okay,ciao...si,ciao"

E chiuse la telefonata,mi alzai di scatto respirando a fatica. Un po' per fingere un uncubo,ma più perchè lo stavo vivendo e volevo provare a svegliarmi. Non funzionò.

-

Quella mattina Niall non fece colazione con me nella cucina,quel giorno Niall mi portò un vassoio nella camera.

Quel giorno io non mi arrabbiai con lui,quel giorno gli sorrisi.

Quel giorno lui mi parlò di lui,mentre si ingozzava di cibo fino a scoppiare.

Semplicemente:quel giorno,Niall non era Niall Horan.

"Niall...devo chiederti una cosa e ,anche se potrà rovinare il tuo momento da non 'Niall Horan'" feci le virgolette con le dita facendolo ridere,sorrisi e ricominciai "tu devi rispondermi" lui rimase un po' fermo a guardarmi,poi mi sorrise e annuì. "Che ti succede,Niall? Perchè sei così..."

"Diverso" terminò lui. Lo guardai e strinsi gli occhi per impidire alle lacrime di uscire,avevo troppa paura che si potesse arrabbiare da un momento ad un altro. "Non l'ho detto a nessuno...se non a Louis" si fermò e avvicinò la sua mano alla mia,non toccandola nè stringendola,semplicemente le guardò come se ci fosse uno spazio insuperabile tra noi,come se quello spazio non si potesee distruggere. "E...e forse sarebbe meglio che rimanesse segreto"

PSYCHODove le storie prendono vita. Scoprilo ora