55. La fine di noi

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Manca poco alla fine della scuola, e in questi giorni sto cercando di aiutare Tyler con le materie che deve recuperare, e dal canto suo, devo dire che ce la sta mettendo tutta.

E poi, un modo in più per passare del tempo insieme, anche se dobbiamo farlo a casa sua, ovviamente.

Nell'ultimo mese le cose non sono cambiate più di tanto, anche se con Jordy sono riuscita a chiarire.

Capisco perché abbia pensato quelle cose, e non posso dargliene la colpa, ma non capisco perché l'abbia detto davanti a tutti, e glielo sto ancora rinfacciando, ma per scherzare.

Invece ho la sensazione che la mamma, dopo quel giorno, abbia pensato che non ha fatto bene il suo lavoro in tutti questi anni.

E da parte mia, non posso darle torto.

So che è brutto da pensare, ma dentro di me sento che è così.
Non voglio dargli la colpa per come sono diventata negli anni, ma credevo che almeno potesse capirmi un po'.

Visto che ero sua figlia, credevo che con il tempo potesse imparare a comprendermi.

Invece mi sono sentita solo come un errore da cancellare.

E mio padre, beh, ha chiamato solo qualche volta per ricordarci di andare a trovarlo, almeno qualche volta, per dare l'impressione di essere una "famiglia unita".

Ovviamente, non è che chiama per chiederti come stai, per sapere come va a scuola, come va con la tua vita.

Scendo le scale e mi siedo sullo sgabello accanto a quello di Jordy, aspettando che finisca di fare colazione.

Dopo qualche minuto siamo già in macchina in viaggio verso scuola.

Tyler abita a quindici minuti da qui, e non volevo che facesse tutta questa strada la mattina solo per venirmi a prendere.

Una volta arrivati all'ingresso, noto che non c'è nessuno.

Deve esser già suonata la campanella della prima ora.

Saluto in fretta Jordy e mi avvio verso l'entrata, sperando che i professori mi compatiscano per il ritardo.

Entro in corridoio e mi avvio verso il mio armadietto, prendendo in fretta il libro di storia.

La signora Kim, la segretaria della scuola nonché la personale segretaria del preside, mi sta venendo incontro con un'aria preoccupata.

Quando è abbastanza vicina da poterla sentire, mi chiede:
"Signorina Cassidy, tutto bene?"

"Certo", le rispondo cordialmente, e lei annuisce poco convinta.

Quando vedo che non parla più, dico:
"Mi scusi, ora devo andare in classe, sono già moltissimo in rit... "

"Dovrebbe seguirmi dal preside, cara", sussurra con un'aria compassionevole.

Dal preside? Io? Perché?

Decido di non ribattere, non sarà comunque nulla di grave.
Sarà perché ho fatto ritardo.

Il preside Helmor è un uomo davvero molto paziente, però.
Molte volte è passato sopra a cose successe in questa scuola che erano poco accettabili.
Mi sembra strano che mi stia richiamando solamente per un ritardo.

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