54. Sentirsi giudicati

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Questa mattina mi sveglio più presto del solito, e spengo la sveglia prima che possa suonare e svegliare tutti.

Anche se, pensandoci bene, non mi dispiacerebbe.

Negli ultimi giorni sto cercando di evitare qualsiasi essere umano che abbia il mio stesso sangue e che abiti in questa casa.

Così la mattina mi alzo prima, mi preparo, e aspetto che Tyler mi venga a prendere per andare a scuola.

Ha deciso che mi porterà lui, perché ha capito che non sarei voluta andare in macchina con Jordy.

Ieri purtroppo l'ho incrociato in cucina, ed ha provato a scusarsi, anche se non ho ben capito per cosa.

Se per aver detto tutto alla nostra "famiglia", o per aver pensato che fossi andata a letto con Tyler come se niente fosse, o per...
Un po' di tutto, insomma.

D'altro canto, mia madre sembra che non esista più, e se la vedo in casa a malapena mi rivolge la parola.

L'unica con la quale parlo un po' in questa casa è Marty, anche se sembra che anche lei sia un po' titubante quando mi vede.

Come se fossi io quella che ha ripudiato la sua famiglia, e non il contrario.

Per non parlare di mio padre poi, che per fortuna non abita qui e non chiama neanche, altrimenti sarebbe stato mille volte peggio.

Scendo le scale senza far rumore e mi ritrovo al piano di sotto, ma c'è una bella sorpresa ad attendermi.

Jordy è seduto davanti al bancone della cucina, con la testa tra le mani e ancora il pigiama.

Cerco di svignarmela senza farmi vedere o sentire, ma  non sono abbastanza delicata.

"Ele, aspetta", dice quando mi vede, alzandosi di scatto e venendomi incontro.

Quando mi raggiunge rimango in silenzio, aspettando che parli, ma sembra che entrambi stiamo facendo la stessa cosa.

"Allora? Che c'è?", chiedo brusca, dopo qualche secondo in cui vedo che non accenna a proferire parola.

"Io...
Nulla, volevo solo scusarmi come si deve.
Mi dispiace aver reagito così quando vi ho visti insieme, è solo che sono rimasto sorpreso. Non eri mai uscita con nessuno, e sono solo stato un po' geloso quando ho visto che qualcuno ti ama davvero.
Non posso smettere di pensare a come ti guarda.
È una cosa incredibile...
Sembra che arriverebbe in capo al mondo solo per renderti felice, e spero davvero sia così.
Non donerei la mia sorellina a qualcuno se non sapessi quanto ci tenga a te", dice piano, per non svegliare nessuno, e mi fa un mezzo sorriso.

Quando pronuncia queste parole, sembra quasi sincero.
Spero davvero che sia così, perché mi farebbe comodo qualcuno in questa casa che approvasse la mia relazione con Tyler.

Fa davvero strano chiamarla così.

"E per quanto riguarda quello che ho detto...
Ero solo preso dalla rabbia del momento.
Insomma, eravate stati nella stessa casa da soli per giorni, non sapevo che altro pensare."

"Quindi hai pensato bene che fossi andata a letto con lui per noia?", gli chiedo furiosa.

"Ma come diavolo ti viene in mente?!
E poi, avresti potuto aspettare di parlarmene in privato invece di uscirtene davanti a tutti come se nulla fosse!"

Sembra pensarci un po', e assume un'espressione dispiaciuta.

"Mi dispiace da morire, Ele, cerca di capirmi però"

"Ti sembro il tipo che va a letto con il suo ragazzo alla prima occasione che gli capita?"

"No", dice piano.

"Allora non avresti neanche dovuto pensarlo", dico decisa, e me ne vado, chiudendomi rumorosamente la porta alle spalle.

Dopo dieci minuti che aspetto fuori casa, Tyler finalmente si decide a venire a prendermi.

Salgo in macchina il più veloce possibile: non vedo l'ora di allontanarmi da questo edificio orribile che dovrei chiamare casa.

Appena salgo, mi chiede con un sorriso:
"È tanto che aspetti?"

"Si", gli rispondo brusca.
So che non se lo merita, ma adesso ho tanta di quella rabbia repressa...

È stato il dolore a lasciare il posto alla rabbia.

"Che hai nocciolina?", mi chiede girandosi verso di me e guardandomi con aria preoccupata.

"Nulla, non ho nulla, fai partire questa stramaledetta macchina.
Voglio andarmene da qui!", urlo.

So di aver esagerato, e mi dispiace per Tyler che debba subire i miei sfoghi, ma non ho nessun altro con cui farlo e, molto egoisticamente, lo faccio con lui perché so che mi capisce.

Capisce cosa intendo.
Capisce che voglio allontanarmi il più possibile da questa casa e per fortuna dà gas e partiamo.

Dopo qualche minuto di viaggio verso scuola, mi chiede:
"Tua madre o tuo fratello?"

Cavolo, mi conosce troppo bene.
Pensavo che me l'avrebbe fatta passare liscia stavolta, invece no.

"Jordy"

Fa un sorriso amaro.
"Immaginavo.
Di che cosa avete parlato?"

"Beh, diciamo che parlato è un eufemismo.
Almeno per me, visto che gli ho urlato contro."

"E te ne sei pentita?", domanda scrutandomi, spostando lo sguardo tra la strada e me.

"Lui mi ha detto che gli dispiaceva di aver detto tutto alla mia famiglia, che non avrebbe dovuto farlo.
E mi ha spiegato che ha pensato che noi due fossimo andati a letto insieme perché era soltanto preoccupato al pensiero di noi due da soli nella stessa casa.
E ha detto che è stata la foga del momento a farlo parlare.
E... "

"Io ti ho chiesto se te ne sei pentita, nocciolina"

"Onestamente, non lo so.
Insomma, credevo che se lo meritasse dopo quello che mi aveva fatto.
Ma adesso che ci sto ripensando, forse aveva ragione.
Forse anche io lo avrei pensato nella sua stessa situazione.
Ma questo non cambia il fatto che l'abbia fatto davanti a tutti.
Che mi abbia tradita davanti a tutta la mia famiglia.
Se me l'avessi chiesto una settimana fa, ti avrei detto che era impossibile che mi avrebbe fatto una cosa del genere.
Ma adesso non so davvero più cosa pensare di lui.
Di tutto questo.
Mi sento incompresa nella mia famiglia, e non è una cosa bella."

Tyler rimane in silenzio, e il resto del viaggio prosegue senza che nessuno dei due dica una parola.

Quando arriviamo davanti a scuola, mi viene in mente una cosa.

Adesso questo posto è il mio rifugio, e non pensavo l'avrei mai detto.

Anche qui mi sento giudicata, ma ho imparato a fregarmene del giudizio delle persone.
Alla fine, non mi conoscono.

Ma a casa mia mi sento giudicata da persone che mi conoscono letteralmente da quando sono nata e, per quanto possa fare finta che non mi importi, in realtà mi importa e come.

Non mi toccare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora