34. Conversazioni Illuminanti

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Più è difficile avere una cosa, più la si ama.

La sera stessa, Nico non ha fatto ritorno in stanza. Neppure la notte ha portato con il suo arrivo quello del ragazzo corvino.

Le prime ore sono passate lente ed inesorabili. Le parole amare che ci siamo scambiati scorrevano nella mia testa senza tregua, ripetendosi, intrecciandosi, intricate e velenose come vipere.

Prima di addormentarmi ho fissato a lungo quel letto spoglio, immacolato dal mattino precedente, nudo.
Senza Nico.

Mi sono certamente chiesto dove fosse. Il pensiero ha affolato la mia mente a lungo, e più le ore passavano più alla preoccupazione si aggiungeva una malinconica rassegnazione: non sarebbe tornato.

Mi sono arreso alle 2.27 di notte, imponendo al mio cervello di scollegarsi e agli occhi di chiudersi meccanicamente.

Devo aver sognato, tra le altre cose, un paio di occhi scuri fissarmi senza tregua nel buio,irraggiungibili.
Lontani.

[...]

Mi appresto a varcare la soglia dell'aula di chimica, a pochi secondi dall'inizio delle lezioni. Non appena poggio i libri sul banco, la campanella suona per tutti i corridoi dell'istituto.

Mentre la professoressa parla la sua lingua incomprensibile, faccio scorrere lo sguardo sui presenti.

Scorgo Nico al fondo della classe, chinato sui libri, mentre scarabocchia qualcosa su un foglio di carta. Alza lo sguardo velocemente e, incontrando il mio, lo abbassa immediatamente.

Non un saluto, non uno sguardo inferocito: il nulla.

Cerco il suo sguardo con il mio, vanamente, e sono costretto a girarmi quando l'insegnante mi richiama alla sua attenzione.

Ecco cosa rimane del ragazzo imperscrutabile e inalienabile che conosco : un ammasso di paure e insicurezze,senza il fegato di affrontare le sue responsabilità o guardarmi negli occhi dopo ciò che ha detto.

Mi correggo mentalmente : forse non l'ho mai conosciuto. Forse ha ragione Nico, e tutti questi mesi sono stati una mera illusione di fiducia reciproca.
Al pensiero una stretta mi chiude la bocca dello stomaco.

Ma ha importanza? Penso mentre apro il libro di testo alla pagina indicata dalla professoressa. Osservo il foglio senza realmente prestarvici particolare attenzione.

Conosciamo mai davvero le persone?
A volte ho l'impressione di non conoscere neppure me stesso. Come posso aspettarmi di conoscere chi ho intorno?

In effetti il mio vissuto nelle relazioni personali mi ha dimostrato di non aver mai conosciuto veramente qualcuno - mio padre, Calipso, Connor. E quanto mi ci è voluto per conoscere la parte più irrilevante del mio essere? Quando ancora mi resta da scoprire?

Sbuffo mentre prendo pigramente appunti. Forse dovrei davvero iscrivermi a quel corso facoltativo di filosofia: renderebbe tutto questo pensare produttivo ed efficiente.

[...]

Siedo su un divanetto poco lontano dall'entrata, in disparte.

Osservo i ragazzi nella sala ricreativa della mia ala ridere e scherzare, allegri. Un gruppetto di prima gioca a calcetto, una coppia - il ragazzo frequenta lettere inglesi con me - si è appartata su un divanetto simile al mio, dall'altro lato della stanza e cinque o sei ragazzi dell'ultimo anno giocano a biliardo poco lontano.

Sento il divanetto abbassarsi vicino a me.
<Come va? > mi chiede Jason, un po' meno raggiante del solito. Dalla mia espressione capisce che non è il mio giorno migliore.

Light In The Darkness|| SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora