17.Il ragazzo dagli occhi smeraldo.

2.1K 170 223
                                    

Non ero pronto,all'epoca,a perdere anche lui .
Eppure,è successo.

E ora,quegli occhi smeraldo mi guardano dal fondo del corridoio,indecisi forse se raggiungermi o meno.

Ma non ho intenzione di scappare,non questa volta.
Non che abbia la minima intenzione di parlargli o prestare ascolto alle sue parole,ma la classe dove mi sto dirigendo è proprio da quella parte,e non posso permettermi di saltare la lezione o fare tutto il giro.

Quindi semplicemente,quando sono a meno di due metri da lui,accellero il passo e lo ignoro,il suo sguardo puntato su di me.

Poco dopo però sento dei passi veloci raggiungermi e la mano calda di Jackson poggiarsi sul mio avambraccio.

Si può sapere perché tutti ultimamente lo fanno?
Si sono dimenticati la regola no contatto fisico?!

Sbuffo,voltandomi per guardarlo,dominando il braccio dalla sua stretta.
Jackson rimane un attimo interdetto,ma poi sembra lasciar perdere.
Lo guardo con un sopracciglio alzato,in attesa.

Lui mi guarda,poi sospira.
<volevo...volevo solo sapere...>esita <sapere se andasse tutto bene>conclude poi.
Io socchiudo gli occhi,poi alzo lo sguardo al cielo e faccio per girarmi.

<aspetta!> mi ferma.
<so che te l'ho giá detto,ma ti vediamo-io e gli altri-un po'...strano>si ferma a riflettere,poi riprende<più del solito, insomma...>conclude in un mormorio,lo sguardo basso.

Alzo un sopracciglio.
Io,ha detto. Come se gli importasse davvero qualcosa di me.
<Non ho niente>dico freddo.
Una frase ormai imparata a memoria,un copione recitato già molte volte.

<a me non sembra...> sussurra.
Come?
Poi però sembra accorgersi dello sbaglio,perché alza gli occhi spaventato,insicuro.

<Non mi interessa cosa pensi,Jackson>parlo pacato,la rabbia nascosta sotto un velo di indifferenza.

Lui china il capo,intimidito.
Ma guardati, penso,sei ridicolo,Percy.
A nasconderti dal passato,ridotto a temere un ragazzino.

Ma poco dopo,mi rendo conto di quanto io sia ridicolo.
A nascondermi dai miei problemi,a sopprimere le emozioni,terrorizzato dall'idea che qualcuno possa rompere la mia bolla di solitudine.

Gli rivolgo un verso di disprezzo e un'occhiataccia,poi mi giro e mi incammino veloce verso la mia classe,attraversando il corridoio affollato.

[...]

Sono seduto al banco,una matita in mano,lo sguardo perso nel vuoto,le parole della Dolls che mi arrivano ovattate.

Seduto davanti a me c'è Jason,che chiacchera senza farsi molti problemi con Leo, vicino a lui.
Il moro sta "discretamente"-per quanto discreto possa essere Valdez-cercando di mangiare un panino nascono sotto il banco, annuendo ogni tanto i rispondendo con monosillabi al biondo.

Un po' mi dispiace per Valdez.
Per esperienza so che ascoltare Jason quando intraprende uno dei suoi monologhi può essere davvero esasperante.

Poco più lontano,in prima fila,c'è Hazel che scarabocchia sul quaderno-molto probabilmente schizzi o ritratti di cavalli,conoscendola.

E, vicino a me,Will Solace,in tutta la sua solaritá.

Guardando i suoi occhi blu, fissi sulla lavagna,mi si imporporano le guancie al ricordo di ieri.
Le sue parole,le mie,le mie lacrime,le sue.
E l'abbraccio.

Solace aveva già provato ad abbracciarmi una volta,con non tanto successo.
Ma ieri sono stato io stesso ad abbracciarlo, cosa che ha stupito me per primo.

Light In The Darkness|| SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora