Capitolo diciassette ; minuto per minuto

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-Paulo...-

Dopo aver fatto velocemente colazione con Manon, ho deciso di andare a casa di Paulo per vedere se lui fosse lì.

Ma non c'era.

Allora mi è venuto in mente un solo posto in cui si potesse trovare: la vecchia villa mia e di Oriana.

Alla fine avevamo accordato di non venderla, in caso Oriana sarebbe voluta tornare a vivere a Torino, quindi ne ho ancora le chiavi.

Ho preso un taxi e mi ci sono precipitata in fretta e furia, senza badare a niente né a nessuno.
Quando a colazione ho detto a Manon la mia scelta, lei mi ha sorriso e mi ha detto che era fiera ed orgogliosa di me perché avevo preso la decisione giusta, perché mi stavo comportando da donna matura.

E chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stata proprio Oriana a farmi capire cosa dovessi veramente fare?

Quando arrivo a destinazione quasi mi manca il fiato.
Non è cambiato niente dall'ultima volta in cui ci ho messo piede, o vero quando sono venuta con Paulo per prendermi le ultime cose da portare a casa sua (ora nostra).

Il giardino, dove avevo dato lezioni di norvegese all'argentino e dove mi mettevo sempre a leggere il mio libro sull'etimologia delle parole o a studiare per l'università, non è cambiato di un virgola, a parte l'erba un po' cresciuta.

Sorrido amaramente: quanto tempo che è passato.

Infilo le chiavi nella serratura ed entro.
Ma il salone, la cucina e l'ingresso sono vuoti.

L'unica cosa che vedo sono ricordi.
Alcuni dolorosi, altri belli. Come quando avevo urlato a Paulo che era solo un "egoista, manipolatore ed egocentrico" o quando lui aveva provato a cucinare i pop corn per colazione e li aveva bruciati.

O quando mi aveva baciato per la prima volta in salone.

Salgo le scale e arrivo al piano di sopra.
Entro in camera di Oriana ma è vuota così come quella degli ospiti e i rispettivi bagni.

Allora entro in camera mia.

E Paulo è lì.

È rannicchiato sul letto, sotto le coperte e mi dà le spalle, perciò non mi vede né mi sente entrare (fortunatamente non scricchiola né il parquet né la porta).

Mi avvicino pian piano a lui, proprio come si fa con gli animali in gabbia che non si vogliono spaventare e lentamente allungo una mano per toccargli la spalle e fargli vedere che sono qui. Che sono pronta. Che voglio provare a fidarmi di lui. Che lo amo e che non potrò mai smettere di farlo.

Indossa una maglietta nera a maniche corte e quando le mie dita entrano in contatto con la sua pelle scoperta, Paulo si volta di scatto, come scottato.

-Noemi...-

Si mette a sedere e mi guarda.

È ridotto male. Malissimo. I suoi occhi di solito vispi e allegri, sono lucidi e rossi, gonfi peggio dei miei. I suoi capelli sono spettinati e il suo viso è pallido. Non l'avevo mai visto così. Ed è tutta colpa mia.

Non voglio piangere. -Paulo...-

Istintivamente, mi getto fra le sue braccia.

-Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace- ripeto come un mantra.

Lui rimane un attimo fermo sul posto, confuso dal mio gesto, ma poi circonda la mia vita con le sue braccia e mi stringe a sé, seppellendo il viso nell'incavo del mio collo.

-I-io- mi rendo conto di essere scoppiata in lacrime solo quando realizzo di star singhiozzando. -Io sono stata una vera stronza...scusa, scusa-

Porto le braccia attorno al suo collo e lo stringo con tutta la forza che ho in corpo, la quale è poca, visto sto piangendo e tremando come una bambina piccola davanti a un film dell'orrore.

-Avevo paura, ero spaventata. Non mi sono mai fidata di nessuno, nella mia vita, e non so come si faccia. La mia unica certezza è che io non ho mai amato qualcuno così tanto come amo te. E se tu vuoi, com'è giusto che sia, che io mi fidi di te, ti giuro che ci proverò con tutta me stessa e in tutti i modi a farlo-

Paulo mi accarezza con dolcezza i capelli. -E io ti prometto che ti aiuterò nel farlo e che ti starò sempre vicino, anche nei momenti più bui, tristi, quando crederai di non farcela, io ti starò accanto. Finché tu mi vorrai-

-Io ti vorrò sempre, Paulo. Ti amo. E la cosa mi spaventa da morire perché non so cosa sarò in grado di fare, per amore- sento come se stessi per scoppiare.

-Per me è la stessa cosa, Noemi. Ti amo-

Siamo ancora abbracciati quando Paulo tira fuori un altro argomento delicato. -Ciò che mi spaventa e che mi fa paura è che tu rimanga ferita se un giorno io me ne dovessi andare da Torino. Perché arriverà il momento in cui la Juventus mi venderà. E come faremo? So che magari tu pensi che io ti obbligherò a seguirmi dove dovrò andare, ma io ti amo così tanto che non lo farei mai, perché so quanto conta per te l'università e la borsa di studio alla Bocconi e...-

Ma io decido di interromperlo -Paulo, ti va di giocare a un gioco?-

-Eh? Quale gioco?- domanda lui, confuso.

-Si chiama "Noemi e Paulo. Minuto per minuto"- rispondo e mi allontano dall'incavo del suo collo per guardarlo meglio in viso.

-E in cosa consiste?-

Adesso che abbiamo fatto pace e che stiamo insieme, i suoi occhi si sono come rischiarati e sono diventati di nuovo accesi.

-Consiste in noi due che non pensiamo al futuro, che viviamo la vita, anzi i momenti, minuto per minuto. Secondo per secondo. Insieme- socchiudo gli occhi e poggio la fronte contro la sua.

-Mi piace, questo gioco- mormora.
Sorrido a quelle parole.

-Per un momento ho avuto paura che ieri sera ti fossi ubriacata e che stessi blaterando cose a caso...-

Scoppio a ridere e porto di nuovo le mani attorno al suo collo, per stringerlo di nuovo a me. Lui mi imita e le sue labbra si aprono in un sorriso.

-No, non l'ho fatto e a quanto vedo, nemmeno tu. Mi sorprendi- rido.

Paulo sospira. -Ieri notte volevo solo pensare a testa lucida ad un modo per riconquistarti, perché credevo di averti persa per sempre, quindi avevo capito che sarebbe stato meglio se non mi fossi ubriacato. Ero terrorizzato che tu pensassi che fossi io, a non fidarmi di te. Non è così. Mi fido ciecamente. So che non mi tradiresti mai né che ci proveresti con un altro ragazzo finché siamo insieme. Sono gli altri, che mi fanno paura, come quell'Emanuele, Ermenegildo o come lo vuoi chiamare. Perché tu sei bellissima e anche se so che mi ami, ho una paura matta di perderti-

A quella spiegazione, sento il cuore stringersi dentro il petto. -L'ho già detto che ti amo?-

-Sì, ma per favore, ripetilo un'altra volta.
Siamo stati separati tutta la notte e mi devi tantissimi minuti-

Spero che adesso siate contenti e che il capitolo vi sia piaciuto, ahahaha😂❤️! Ma non è di certo finita qui. Non sapete quante altre cose aspettano i nostri #Paulemi (è stata ufficialmente creato il nome della ship).
Ad esempio, che fine avranno mai fatto i genitori di Noemi? Ed Edoardo cosa ne penserà del fatto che quest'ultima abbia perdonato Paulo?
E soprattutto, quand'è che Paulo gli spaccherà la faccia per avergli dato del ricoglionito?😂
[Comunque a chi ha riconosciuto la frase "minuto per minuto" regalo un pacco di biscotti🌸.]
Non vedo l'ora di leggervi ❤️
Bisou,
Lavinia.

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