.^Capitolo 13^.

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Le lezioni all'università erano terminate da un pezzo, ma Dipper, ormai ambientatosi quasi perfettamente alle mura dell'edificio, era rimasto nell'aula riservata al club dell'ignoto per dare una mano con le ricerche.
Si era presentato ai nuovi compagni del club che lo avevano accolto a braccia aperte e con un sorriso caloroso.
Dipper fu messo subito alla prova, ovviamente.
Tra computer portatili di ultima generazione e pc moderni appartenenti alla scuola, le informazioni prese da fonti fiduciose, si spera, furono velocemente trasferite sui quaderni dei ragazzi e sui fogli digitali presenti sui loro portatili.
Il compito del club era di trarre informazioni da casi paranormali avvenuti in varie zone di New York e dintorni, casi a cui non si era ancora data una spiegazione logica o scientifica.
Perché si sa, non c'è una scienza che nega l'esistenza del paranormale.
La sua mente aveva perennemente bisogno di essere nutrita con informazioni di ogni tipo, veritiere o meno.
Il suo corpo invece si stava riempiendo di una piacevole e calorosa sensazione, una sensazione che aveva provato solo in compagnia dello zio Ford durante il breve tempo passato con lui nel bunker sotterraneo, vari anni fa in estate a Gravity Falls.
I ricordi iniziarono a riaffiorare nella mente del castano ed egli non riuscì a trattenere un sorriso malinconico.
Gravity Falls, la piccola cittadina situata nell'Oregon è stata una fonte di grande maturità e curiosità per Dipper, e non solo.
Le stranezze di quel luogo lo affascinavano tutt'ora, lo intrigavano, e se i diari scritti dallo zio non fossero andati distrutti, di certo li avrebbe studiati più a fondo, sarebbero stati i suoi oggetti di analisi paranormale.
Avrebbe potuto persino portarli nell'aula del club, per farli vedere ai suoi nuovi compari.
Ma una frase proveniente dal terzo diario, quello che aveva tenuto per quasi tutta l'estate, iniziò a rimbombare tra le pareti mentali della testolina di Dipper.

"Non puoi fidarti di nessuno."

Rieccheggiava con violenza nella sua scatola cranica ed egli cercava di scacciarla via con altri pensieri di ogni tipo, qualsiasi tipo.
Per esempio le scenette comiche avvenute al locale, le passeggiate al Central Park con gli amici nonché colleghi di lavoro, le urla durante la visione di film horror con la sorella, i pasti caldi che condividevano tra risate e battutine.
Il pensiero riguardante la frase del terzo diario appartenente a Ford iniziò ad affievolirsi sempre di più, rendendo meno affaticata la mente di Dipper.
Ma alla fine, un sorriso.
Un sorriso fu presto il centro di tutti i pensieri dell'ormai giovane uomo.
A chi apparteneva?
Perché era comparso proprio in quel momento confusionario per la mente di Dipper?
Sembrava come se la figura a cui apparteneva quel sorriso fosse completamente immersa nel buio della sua materia celebrale, imprigionata in un buio che solo la mente umana poteva offrire.
Vi era un'immagine meno nitida all'interno della sua mente, insieme a quel magnifico sorriso.
Scosse il capo per pochi secondi, senza far caso all'ambiente circostante da cui si era staccato per colpa della frase proveniente dal terzo diario.
Egli spalancò gli occhi.
Un occhio dotato fece capolinea in quella scatola priva di luce, come un fulmine che colpisce il terreno in una foresta fitta e tenebrosa.
Ormai non aveva più dubbi.
Presto da labbra a occhio divennero labbra, occhio e naso, e da questi tre componenti spuntò anche una benda sull'altro occhio apparentemente mancante.
Nella realtà, la bocca socchiusa di Dipper trasmetteva una sensazione di stupore e sconvolgimento, quasi come se qualcuno lo avesse informato di una tragedia incombente.
Ma i suoi occhi furono il pezzo forte di quella manifestazione visiva: essi era spalancati, allargati, messi ancora di più in evidenza dalle folte sopracciglia corrugate.


"Dipper?"

La sua ricognizione cognitiva fu interrotta da una voce maschile proveniente dall'esterno, che lo chiamava con insistenza ma con un tono pacato.
Gli occhi ritornarono dentro le orbite e si posarono sul ragazzo a cui apparteneva la voce che non era altri che il membro fondatore, Isaac.

"Che succede? È da vari minuti che stai guardando quel documento senza proferire parola." Spiegò il corvino punzecchiando l'orecchino a forma di croce.

Dipper scosse la testa e diede un'occhiata ai fogli stampati tra le mani, notando che essi parlavano di casi paranormali recenti avvenuti nel Central Park o in cantieri abbandonati.

"... No, non è niente, Isaac. Va tutto bene." Rispose il castano sforzando un sorriso.

Egli inclinò di poco la testa e annuì.
Notò che gli occhi cerulei del moro erano fissi su un punto in particolare: fissava la sua fronte.
Dipper passò le dita sul punto osservato, spostando di poco i capelli che ricadevano ribelli su di essa, e sentì sotto i polpastrelli un senso di imperfezione, come se un pittore avesse tracciato una linea di pittura nella zona sbagliata della sua tela.

"Perché mi guardi? Ah, aspetta... È per la voglia, vero?" Chiese il ragazzo.

Isaac sussultò e abbassò lo sguardo imbarazzato, colto in flagrante proprio sul colpo come un bambino con le mani nella ciotola dei biscotti.
Annuì con leggerezza e alzò di nuovo lo sguardo, sistemandosi le ciocche nere davanti ai capelli.

"È davvero... Insolita. Però è interessante!" Esclamò.

Tutti i presenti, al suono di quella frase si voltarono verso Dipper, alcuni con aria curiosa, altri erano semplicemente attirati dal cambio di volume vocale da parte di Isaac.
Il ragazzo si sentì a disagio per colpa di tutta quella attenzione, così cercò di cambiare discorso, ma non gli venne in mente nulla di cui parlare.

"... Vabbè! Ce ne parlerai un altro giorno, ti va? Ora, come al solito, dovete inviarmi o darmi gli appunti che avete preso da internet sui casi paranormali." Commentò il fondatore con aria decisa, facendo sospirare di sollievo il possessore della voglia a forma di Grande Carro.

"Va bene, però io ho fame Isaac..." Mormorò Alexander piagnucolante, mentre si teneva lo stomaco che brontolava.

Nella stanza si levarono alcune risate da parte di tutti i presenti, soprattutto da Isaac e da alcune ragazze sedute ad un computer appartenente alla scuola.

"Oh! So dove potremmo andare." Propose Dipper battendo il pugno sul palmo della mano.

Gli altri lo fissarono con aria confusa, scambiandosi qualche occhiata curiosa.

"Conoscete un locale chiamato Pig's Den? Lo gestisce mia sorella adesso, inoltre è aperto anche per pranzo. Non è lontano da qui." Spiegò.

L'idea piacque molto ai presenti che sorrisero all'idea di andare a pranzare fuori, dato che erano le due meno dieci.
Così, dopo aver sistemato l'aula del club, Dipper e i suoi amici si avviarono verso il locale ormai di Mabel, arrivando per le due spaccate del pomeriggio.
Prima che potesse entrare, però, delle note provenienti da un pianoforte arrivarono alle sue orecchie, insieme ad una voce maschile che cantava e, per curiosità, sbirciò dalle finestre del bar, notando con suo enorme stupore che molte persone si erano accalcate ad ascoltare il presunto suonatore.
Ma non erano le persone che lo sorpresero o il fatto che prima quel pianoforte non c'era, il colpevole fu colui che vide seduto sullo sgabello del pianoforte.
Era lui, la persona a cui apparteneva quel viso a cui il giovane pensava prima all'università.
Colui che lo aveva tormentato per un'estate intera.
Colui che aveva scatenato l'Oscurmageddon.
Lui, Bill Cipher, stava suonando il pianoforte presente nel locale con una grazia inimmaginabile e una voce profonda e melodiosa.

Hey amici belli, la mia pausa è finita
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, almeno :)
Dovevo solo riflettere su alcune cose, nulla di che... Inoltre oggi è il mio compleanno!
Mi sono voluta prendere una pausa soprattutto per il compleanno, così da riposarmi e scrivere un capitolo decente per voi
Comunque... Spero che siate contenti del capitolo!
Chissà cosa accadrà nel prossimo... Fuhuhu~ lo vedrete
Lasciate un commento e una stellina se il capitolo vi è piaciuto e noi ci vediamo alla prossima! Cya a tutti :3

Non puoi resistermi, Pinetree - Bill Cipher x Dipper PinesWhere stories live. Discover now