.^Capitolo 2^.

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Paralisi.
Era l'unica cosa che riusciva a percerire.
Una lunga paralisi morale si fece viva dopo le parole pronunciate dal presunto cliente.
Dipper era paralizzato.
I suoi occhi sgranati erano puntati unicamente sull'unico occhio visibile del biondo, notando che quel ciuffo che gli copriva l'altro occhio era estremamente forzato, come se cercasse di nasconderlo.

"... S-scusi?"

Fu l'unica cosa che Dipper riuscì a dire, in un tono estremamente basso e poco udibile.
Ma il biondo l'aveva sentito benissimo.
Infatti posò la tazzina da caffè sul tavolino e si alzò dalla sedia in metallo, sempre con quel sorriso sornione dipinto sul volto.
Dipper notò con timore che il ragazzo era alto, con una corporatura robusta, evidenziata dal completo elegante che indossava.
A lui non importava di ciò.

"Oh, ma che delusione Pinetree! Pensavo ti ricordassi di me..."

Le ultime parole le pronunciò quasi sussurrando ed estendendo il suo sorriso, mentre il suo occhio da predatore era sempre puntato contro le iridi nere del ragazzo.
Egli deglutì con discrezione, cercando di essere ragionevole con lo strano tizio che aveva davanti.

"Davvero... Io non... N-non la conosco..." Mormorò, mantenendo un comportamento adatto ad una conversazione tra sconosciuti.

O almeno così pensava.
Il sorriso del biondo era svanito, e sul suo viso vi era un'espressione incerta, che non trasmetteva alcuna emozione.
Ma alla fine lasciò andare una lieve risata, continuando ad osservarlo con quell'espressione sensuale quanto contorta.

"In ogni caso..."

Gli mise una mano sulla spalla e avvicinò le labbra al suo orecchio, mentre gli occhi di Dipper si allargarono di più per il timore e la vicinanza.
Rimase immobile ad ascoltare attentamente le parole che il biondo aveva da dire.

"Ora me ne andrò, Pinetree, ma stai tranquillo..."

Le ultime parole che vennero fuori dalla sua bocca non furono normali per Dipper.
Il biondo infatti assunse uno strano tono, profondo e doppio, con qualche intoppo nell'intervallo tra le parole, come se fosse distorto.

"Ci  rIvEDrEmo  mOlto  pREsTo~."

Dipper socchiuse le labbra e cercò di dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola non appena vide l'occhio del biondo che aveva assunto  delle sfumature dorate e nere, insieme alla labbra increspate in un sorriso contorto.
Il suo labbro inferiore si muoveva leggermente a causa dell'adrenalina, ma non appena il fantomatico Bill Cipher assunse un'espressione più umana e consona alla situazione, egli si ricompose, rimanendo in stato di allerta.

"Direi che è il momento di andare." Bill concluse così la spiacevole conversazione avvenuta tra lui e Dipper.

Accarezzò con una strana delicatezza la spalla del ragazzo e infine si avviò verso l'uscita del locale e lasciando i soldi sul bancone, mentre le donne e ragazze presenti non potevano fare a meno di divorarlo con lo sguardo.
Dipper realizzò solo dopo qualche minuto di aver parlato di nuovo con lui, Bill Cipher.
Perché di certo un umano non poteva fare quelle cose.
Il suo cuore batteva all'impazzata e l'adrenalina era troppa per essere smaltita.
Ma non appena la sorella gli mise una mano sulla spalla, egli sussultò in malo modo, girandosi di scatto e facendo qualche passo indietro.
Lo osservava preoccupata, quasi come se avesse avuto timore.

"Dipper, sei pallidissimo... Sicuro di stare bene?"

Dipper deglutì rumorosamente è si asciugò la fronte intrisa di sudore, stupendosi di quanto fosse freddo al momento.

"Sarà meglio che tu vada a casa... Hai bisogno di riposo." Disse ad un tratto Mabel, mettendosi le mani sui fianchi evidenziati dalla divisa.

"N-no, aspetta! Posso lavorare, te lo giuro!" Rispose energicamente, però facendo notare alla sorella che stava ancora tremando.

Mabel gli mise le mani sulle spalle e lo guardò negli occhi.

"Vai a casa... Qui ci pensiamo noi." Rispose con un sorriso smagliante come era solita fare.

E da lì non poté fare altro che obbedire.
Percorse di nuovo la strada verso casa sua, con una strana tranquillità e lentezza, come se avesse voluto prima osservare il clima caotico di New York.
Le macchine sfrecciavano lungo le strade e Dipper ci mise poco ad arrivare di nuovo all'edificio dove risiedeva.
Aprì il portone d'ingresso, salì le scale fino al quinto piano ed entrò di nuovo nel suo appartamento, posando di nuovo gli oggetti che si era portato: le chiavi, il portafoglio e il telefono.
Si tolse le scarpe e sospirò pesantemente, avviandosi verso la camera da letto quasi barcollando.
Non appena entrò, separò i bottoni della camicia dalle rientranze apposite, rimanendo con il petto scoperto.
Si avvicinò allo specchio inclinabile e diede un'occhiata alla sua carnagione, dando ragione a ciò che la sorella gli aveva detto: era estremamente pallido.

"... Perché... È tornato...?" Si chiese mormorando, passandosi una mano tra i capelli.

I suoi occhi si spostarono lungo il suo riflesso nello specchio, ma non appena le iridi si posarono su una figura alle sue spalle, le spalancò.
Era in penombra, dietro di lui, come un predatore che aspetta il momento giusto per attaccare.
Dipper si girò di scatto, ma non vide alcuna ombra malevola nei pressi della sua stanza.
Non c'era nessuno.
O almeno così pensava.
Si mise una mano sul cuore e sospirò di sollievo.
Si girò di nuovo verso lo specchio, ma ciò che vide non fu il suo riflesso.
Nello specchio, si trovava l'ambiguo ragazzo che aveva incontrato al locale, colui che l'aveva chiamato "Pinetree".
Cacciò un urlo e indietreggiò velocemente, cadendo a terra di schiena.
Il demone nello specchio continuava a mantenere quel sorriso contorto e malizioso, mentre il suo unico occhio libero era sempre lo stesso: ipnotico, affascinante, con la pupilla verticale degna di un predatore, letale.
Egli posò una mano sullo specchio dall'altra parte e, come se fosse un passaggio, fece passare prima una mano, poi mosse i piedi e infine il corpo, comparendo nella stanza del ragazzo ancora sconvolto.

"Te l'avevo detto che ci saremmo rivisti molto presto!" Commentò il demone con un sorriso quasi amichevole.

Dipper faceva andare la sua cassa toracica su e giù per colpa del respiro irregolare e il suo battito cardiaco era accelerato di molto, troppo.
Non riuscì a dire una parola, niente di tutto ciò.
Semplicemente i suoi occhi vagarono lungo la figura del biondo in piedi davanti a lui, occhi che trasmettevano una paura provata da pochi, se non unica.
E quelli occhi piacquero da matti a Bill, oh, eccome se gli piacquero.
Dipper non sapeva cosa fare, non riusciva a muoversi, si sentiva in trappola.
Ma a quanto aveva compreso, il demone non fece nulla per fargli del male.
Semplicemente lo fissò dall'alto con le labbra increspate in un ghigno.
E infine egli fece un'azione che Dipper non si sarebbe mai aspettato di vedere nella sua vita: il demone gli tese la mano, con l'intento di aiutarlo a rialzarsi.

E finisco sul più bello!
Signori... Che ne pensate del libro? Spero che vi piaccia!
Bill ha fatto la sua comparsa... Non siete contenti? :D
Io sì... E state tranquilli, cercherò di renderlo il più Canon possibile
Anche se sarà una cosa quasi impossibile per me ma ok-
Coooomunque...
Chissà cosa succederà nel prossimo capitolo! Siete curiosi? Allora aspettate il nuovo aggiornamento!
Lasciate un commento e una stellina se il capitolo vi è piaciuto e noi ci vediamo alla prossima! Cya a tutti :3

Non puoi resistermi, Pinetree - Bill Cipher x Dipper PinesWhere stories live. Discover now