Capitolo 15

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Camminavo lungo un marciapiede che non avrebbe dovuto sembrarmi sconosciuto mentre cercavo di non disperarmi completamente per essermi perso. 
Ieri sera, dopo aver calmato Jace, ero tornato in albergo ancora non so come e, quando stamattina avevo pagato la stanza dopo il check out, realizzai di non aver la benché minima idea di dove mi trovassi e di come arrivare a casa del mio migliore amico. Mi maledissi, inoltre, di aver portato tutto fuorché il caricatore del mio telefono, così, al momento, era completamente morto e io non potevo usare il navigatore per ritrovare la strada. 
Cercai un qualsiasi punto di riferimento familiare per orientarmi mentre cercavo di capire come avessi fatto a scordarmi completamente la strada se, il giorno prima, l'avevo percorsa ben tre volte. 
Ci misi circa venti minuti a capire che, grazie al mio quoziente intellettivo pari a quello di uno scoiattolo con la sindrome di down, mi ero perso solo per aver girato a destra e non a sinistra subito dopo l'uscita dell'albergo. 

-Bravo Alec, ora devi tornare indietro. Non potevi accorgertene tre gelaterie fa? - mi ripresi a voce alta mentre notavo che, effettivamente, quella strada era piena di gelaterie e io dovevo fare la strada a ritroso per imboccare il giusto percorso. 
Percorrevo quindi la strada nel senso opposto guardando i miei piedi che toccavano il cemento del marciapiede: una brutta abitudine che ho sempre avuto ma che avrei dovuto eliminare dato che non vedevo mai dove andavo. 

-Sai Alec, potresti anche guardare davanti a te per una volta. - mi schernì una voce a me dolorosamente familiare. 

-Magnus. - 

-Sì, è il mio nome. - Wow, non me lo ricordavo questo suo sarcasmo pungente. Meno male che secondo Jace era triste e depresso per la mia mancanza, sembra sul punto di prendermi a pugni in faccia. 

-Lo so bene. - 

-Oh, pensavo te lo fossi dimenticato, sai... - non concluse la frase e non sarebbe servito farlo, avevo capito benissimo dove voleva andare a parare ma non avevo alcuna intenzione di dargliela vinta così facilmente. 

-Oh beh anche io sono sorpreso che ti ricordi di me, sai, pensavo mi avessi confuso con quell'Oscar. Ci assomigliamo, non trovi? - un ghigno si fece spazio sulle mie labbra quando vidi la rabbia prendere il sopravvento sulla postura e lo sguardo del ragazzo davanti a me. Quel maledetto ragazzo che è talmente bello da farmi sentire una nullità e che continuo ad amare nonostante tutto. 

-Almeno lui non è un depresso del cazzo che se ne va appena ne ha l'occasione. - vidi la sua espressione passare da nervosa a dispiaciuta in meno di un secondo, il tempo che ci è voluto a lui per realizzare ciò che aveva appena detto e al mio cuore per spezzarsi, facendo liberare alcune lacrime sulle mie guance.

-Alec, io... Mi dispiace. - 

-No, hai ragione. Sono solo un depresso del cazzo che è bravo solo ad andarsene facendo soffrire le persone che ama. Sono davvero una persona di merda, hai fatto bene a dimenticarmi, spero che Oscar riuscirà a darti quello che io non ho potuto darti. - feci per andarmene, ma lui mi prese il polso facendomi girare verso di lui: i nostri corpi erano pericolosamente vicino e non per caso; il mio viso continuava ad essere bagnato dalle lacrime e lui stava fermo a fissare i miei occhi lucidi, la mano che non mi stava stringendo il polso andò a posarsi sul mio fianco stringendo leggermente, probabilmente per evitare che mi allontanassi nuovamente. 

-Alec, ti prego ascoltami. Sono un coglione, non avrei dovuto dirti quelle cose. Ho passato mesi a leggere e rileggere quella lettera e ormai i motivi li conosco e li ho capiti bene. Non posso dire di non essere ferito dal tuo allontanamento, ma non posso nemmeno far finta di non aver capito perché tu l'abbia fatto. Oscar non è nulla per me se non uno psicologo che mi sta aiutando a superare il tutto, anche se adesso non sono più sicuro che mi serva ancora il suo aiuto. - dopo aver ascoltato l'ultima frase mi lasciai prendere dal panico: non voleva più il suo aiuto perché ormai mi aveva dimenticato? Non avevo più speranze di riconquistarlo? Oh Dio perché la mia vita fa così schifo? 
Probabilmente si accorse del panico che mi aveva assalito con il suo discorso perché iniziò a guardarmi perplesso. 

Teacher||MALECWhere stories live. Discover now