Capitolo 3

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Quella mattina mi ero svegliato in ritardo, con i capelli somiglianti ad un ananas  e con un brufolo sulla fronte. Quindi ora mi ritrovavo davanti allo specchio a chiedermi come fosse possibile che a 23 anni potessero ancora venirmi i brufoli e proprio quando avrei dovuto passare gran parte della giornata con il mio nuovo professore estremamente attraente. Ormai però piangere e sbattere la fronte contro il lavandino non serviva a nulla se non a causarmi una commozione celebrale... Prima di dover chiamare un'ambulanza mi decisi a prendere la giacca, il telefono e le chiavi e ad uscire di casa per andare in università. 

Prima di entrare nel luogo dove avrei dovuto passare il resto della giornata, passai in un bar a prendere due caffè, magari se lo avessi portato a Magnus gli sarei stato più simpatico; ero abbastanza sicuro che non gli andassi molto a genio. Ovviamente con la  fortuna di oggi non poteva non capitarmi una fila chilometrica che iniziava da fuori la porta d'ingresso e, ovviamente, era l'unico bar nella zona, quindi non potevo andare in un altro sperando in meno gente. Mentre pensavo a come fosse possibile che in quella zona ci fosse solo un bar (cioè davvero nessuno aveva mai pensato di aprirne un altro?!), ero già quasi arrivato al mio turno per ordinare, felice che ci fosse solo una persona davanti a me, raddrizzai la schiena e sorrisi rilassato, dato che potevo ancora arrivare in orario, se il servizio fosse stato abbastanza rapido. 
Ma ovviamente nulla andava come provavo a prevedere, infatti, la signora davanti a me iniziò ad urlare contro la commessa perché non le andava bene il suo ordine.
"Il caffè non è abbastanza caldo."
"Avevo chiesto un espresso, questo è un caffè lungo."
"La ciambella è troppo dolce"
In tutto ciò io ero arrivato a contare fino a 100 per non perdere il controllo e saltare alla giugulare della signora.
Dopo interminabili e strazianti minuti la signora fu contenta del cibo e se ne andò pagando (non limitando le lamentele sul fatto che avesse dovuto pagare dopo che avevano sbagliato tutto) e io potei finalmente prendere i miei due caffè e precipitarmi in università per aiutare Magnus con quei benedetti esami.
Entrai a passo spedito all'interno dell'edificio cercando di evitare studenti con una crisi da stress per l'imminente esame e, finalmente, raggiunsi l'ala della struttura che ospitava la facoltà di architettura, entrando velocemente (e forse troppo rumorosamente) nell'aula, attirando l'attenzione di Magnus, ovvero l'unico soggetto presente nella stanza.
-Vedo che è un ragazzo molto delicato signor Lightwood, entra sempre così in un aula? - mi schernì il mio professore. Questa giornata è iniziata male e si prospetta anche peggiore.
-Mi scusi Mr. Bane, sono passato al bar per prendere dei caffè ma c'era fila.- mi giustificai avvicinandomi e porgendogli il secondo caffè, che lui, molto simpaticamente, portò alla bocca per poi sputtacchiarmi il liquido in faccia. Wow, saliva di stronzo e caffè, un ottimo rimedio per i brufoli.
-Odio il cappuccino. - disse come se non mi avesse appena inondato il viso di caffè e saliva.
-Mi scusi. Se mi dice che caffè predilige la prossima volta non commetteró lo stesso errore. - esclamai a denti serrati cercando di mantenere la calma per l'ennesima volta da stamattina.
-mi piace il caffè nero, con molto zucchero. -
Ci vuole anche dei glitter dentro? Pensai notando l'ombretto decisamente luminoso sulle sue palpebre.
-Come scusa? - lo guardai confuso, non capendo da dove venisse la domanda, ci misi poco a realizzare che quella frase non l'avevo solo pensata, strabuzzai gli occhi facendo gesto con le mani di lasciar perdere mentre sprofondavo in un imbarazzo totale.
Dopo estenuanti e interminabili minuti di silenzio, il primo ragazzo venne chiamato per affrontare l'esame e io mi sedetti sulla mia piccola e scomoda sedia di legno pronto a fare il mio dovere.
Passai praticamente tutta la giornata a fare su per giù le stesse domande agli studenti, così come Magnus che, lo ammetto, incuteva terrore ma nel farlo era estremamente sexy e io ebbi paura almeno un paio di volte (ok forse cinque o sei) di star sbavando. Ormai mancavano davvero poche persone alla fine dell'esame e io non potevo essere più felice di così; stavo facendo l'ultima domanda, molto semplice, alla ragazza difronte a me che, avevo constatato, fosse molto preparata, quando sentii una mano sulla mia coscia: spalancai gli occhi guadagnandomi un'occhiata stranita dalla studentessa e cercai di capire se la mano fosse sua, ma le aveva entrambe sul grembo mentre stava giocando con le dita. Girai lo sguardo verso la mia sinistra e notai che la mano apparteneva al professore stronzo-ma-fottutamente-bello, che adesso mi stava ammiccando cercando di non farsi notare.
Cercai comunque di non farci troppo caso (anche se le mie gote stavano andando a fuoco) e ascoltai la risposta della ragazza che mi soddisfó abbastanza per confermare il 26 che volevo darle, così la congedai annunciandole la valutazione e lei mi sorrise andandosene.
Non appena anche lo studente che stava esaminando Mangnus uscì mi girai di scatto verso lo stronzo fulminandolo con lo sguardo. Ah comunque la sua mano non si era mossa dalla mia gamba.
-Mi spiega, per l'amor del cielo, cosa sta facendo?! -
-Sto interrogando i miei alunni. - sorrise e io mi trattenni dal tirargli un pugno sul naso.
-Questo lo vedo, ma vedo anche la sua mano sulla mia gamba. -
-Vuole dirmi che non le piace, signor Lightwood? -
-I-Io non sono tenuto a rispondere a questa domanda, sposti quella mano, per piacere. - lui ghignó e fece come gli avevo chiesto, peccato che non tolse la mano, la spostò solo più vicino alla mia zona sensibile. Saltai sulla sedia e mi allontanai di scatto, facendolo ridere di gusto. Stronzo maniaco.
Finalmente tolse la mano e chiamó lo studente successivo, così finimmo entrambi di interrogare senza più contatto fisico fino alla fine, momento in cui io mi alzai e mi precipitai, letteralmente, fuori dalla porta e verso casa mia.

Teacher||MALECWhere stories live. Discover now