Capitolo 13

1.2K 87 25
                                    

Il locale era gremito di gente, la musica alta disturbava i miei timpani impedendomi di capire totalmente la conversazione che stavo avendo con i miei colleghi, avvertivo un piacevole calore sotto pelle dovuto al paio di drink che avevo bevuto e le luci colorate e persistenti sul mio volto non aiutavano il mal di testa che stava già iniziando a farsi sentire. Per quanto avessi desiderato restare a casa questa sera, avevo promesso a Jackson che avrei passato con loro la serata e non potevo tirarmi indietro all'ultimo minuto: i pensieri su Magnus imperversavano nella mia mente non curanti della confusione che portavano e dei dubbi che scoprivano, riportandoli a galla dopo tutta la fatica che avevo fatto per cercare di sotterrarli, senza nemmeno riuscirci completamente. 

Ho pensato che qualche drink mi avrebbe aiutato a scordarmi, almeno per una sera, di lui, eppure non riuscivo proprio ad evitare di pensarci: era come una maledizione, come se aver accettato di ritornare a New York, consapevole che lui pensa ancora a me, abbia fatto in modo di fissare i miei pensieri sul suo viso, su tutto quello successo anni fa e senza nessuna possibilità di fermare quel fiume di ricordi e lacrime versate da solo o con Jace al mio fianco mentre cercava futilmente di consolarmi. 

-Mark.- urlò Jackson cercando di sovrastare la musica davvero troppo alta. 

-Dimmi. - risposi usando lo stesso tono, sperando di capire la sua risposta. 

-Ti vedo distratto, cos'hai? - si era avvicinato per cercare di tenere una conversazione ad un tono quanto meno normale. 

-Nulla scusa, sto solo pensando al viaggio di domani, è da un po' che non torno a New York, sono un po' agitato. - 

-Capisco. Anche io quando torno in Cina ho sempre un po' d'ansia addosso. Posso consigliarti di concentrarti sulle persone a te importanti che ti aspettano, senza pensare ad altri ricordi poco piacevoli. Pensa solo che stai tornando da delle persone a te care e che vuoi goderti ogni minuto in loro compagnia. - sorprendentemente riuscii a comprendere ogni parola del suo discorso, ricordandomi anche che, in effetti, Jackson era nato in Cina e che anche lui non ci tornava da molto. 

-Grazie Jacks, ti voglio bene. - 

-Attenzione signori, abbiamo un Mark affettuoso oggi. - rise e io cercai di fare lo stesso, anche se un po' forzatamente: continuavo a sentirmi in colpa per aver mentito a tutti sulla mia identità, ammetto che all'epoca l'ho fatto preso dalla tristezza e dalla voglia di ripartire da zero; ma adesso i sensi di colpa iniziavano ad intensificarsi e, con loro, anche la paura di rivelare la mia menzogna, non l'avrebbero sicuramente presa bene e avrebbero smesso di fidarsi di me e volevo assolutamente evitare altri problemi, almeno qui dove la mia vita stava andando per il verso giusto. 

La serata continuò tranquillamente, un altro paio di drink si depositarono nel mio stomaco cercando di avvisarmi, tramite un forte giramento di testa, che stavo iniziando ad esagerare, ma la ragione si era affievolita tanto da essere ormai muta e non c'era più nulla che potesse razionalizzare le mie azioni, nemmeno i miei colleghi che continuavano a svuotare bicchieri su bicchieri. Non so che ore fossero quando, finalmente, mi stesi nel mio letto cercando di non pensare al vortice all'interno della mia testa che mi causava una leggera nausea controllabile, almeno fino a quando non decisi di alzarmi dal letto troppo velocemente per andare a prendere da bere. Rimasi con il volto rivolto verso l'interno del mio water per almeno quindici buoni vedendo tutto l'alcol della serata abbandonare il mio stomaco con violenti conati che mi contorcevano i muscoli fino a fare male. 
Altri dieci minuti li passai seduto sul tappeto del bagno a darmi mentalmente dell'idiota per aver bevuto tanto il giorno prima di partire per New York, sicuro che Jace, una volta viste le mie condizioni, mi avrebbe preso in giro per ore per poi ammonirmi come una madre farebbe al figlio adolescente. 
A fatica riuscii ad alzarmi dal pavimento del bagno e a dirigermi in camera per cercare di dormire quelle poche ore che mi restavano prima di dover tornare nella mia città Natale con Jace ad aspettarmi e tutti i problemi che avevo cercato di lasciarmi alle spalle, invano.

Teacher||MALECWhere stories live. Discover now