«Tu non capisci.»

«Menomale che tu sei intelligente per entrambi.»

Ci guardiamo con disappunto, tutti e due decisi a mantenere la nostra posizione. Potrebbe benissimo invitarmi ad andare con lui e smentirmi, ma ovviamente non lo fa. Il suo telefono squilla e sposta lo sguardo sullo schermo per vedere chi è il mittente.

«Non rispondi?» gli chiedo con tono beffardo.

«È mio fratello. Lo chiamerò domani» afferma, riportando le sui iridi su di me.

Il sentire nominare il suo gemello mi provoca una morsa nello stomaco. Osservo il suo viso e la mia mano destra inizia a tremare leggermente. L'immagine di Elia con la sua fossetta sul volto mi compare davanti e un senso di nausea mi travolge.

Sei una doppiogiochista insensibile, mi rimprovera la mia coscienza.

«Ciao, Enea, buona serata.» Lo saluto con fare sbrigativo e mi volto verso casa senza aspettare la sua risposta. Ho bisogno di raggiungere la porta bianca dell'ingresso prima che la mia crisi imminente mi investa davanti a lui.

Sento il rumore della moto che si accende e percepisco due sentimenti contrastanti: sollievo e delusione. Il primo perché ho bisogno di allontanarmi da lui, il secondo perché mi ha lasciato andare via con tanta facilità senza fermarmi.

Entro in casa e appoggio la schiena al muro, scivolando lentamente fino ad arrivare al pavimento. Non ho la forza neanche di andare in camera tanto è incasinata la mia testa.

In che guaio mi sono cacciata?

Non riesco a respirare bene. È come se qualcuno mi stesse stringendo la gola e lo stomaco senza che io possa opporre resistenza.

Non mi piace fare il doppio gioco; mentire alle persone è qualcosa che non mi appartiene. So che per Enea è solo un passatempo, ma non credo sarebbe contento di sapere che sto anche amichevolizzando con suo fratello.

Inoltre, sono perfettamente conscia che Elia non sta giocando. Non ho bisogno di sentirgli dire che fa sul serio; ogni suo gesto, ogni suo sguardo e ogni sua parola né sono una conferma. Ha ragione mio fratello. Lui vuole qualcosa di più dell'amicizia e il suo bacio di oggi pomeriggio lo ha dimostrato.

Stringo forte i polsini del giubbotto e guardo verso il soffitto a doppia altezza del soggiorno per tentare di attenuare i brividi lungo la mia pelle. La luce della luna entra attraverso le finestre in alto, creando un gioco di luci con gli ornamenti in vetro del lampadario.

Sospiro e sprofondo la testa tra le ginocchia. In fin dei conti non ho tradito nessuno; devo solo adottare la politica niente baci con entrambi. Mi chiedo come facciano gli altri a tradire o ad avere vite parallele con persone diverse con così tanta facilità; già così mi sento logorata.

Il rumore del mio stomaco che brontola rimbomba nel silenzio dell'abitazione e un sorriso sarcastico compare sulle mie labbra.

È strano come l'organismo vada avanti nonostante le sofferenze che percepisce; continua con le cose basilari. Forse dovrei prendere esempio da lui: andare avanti pian piano iniziando da tutto ciò che è più semplice da affrontare.

Mi alzo lentamente e appendo il giubbotto nel porta abiti di legno accanto alla porta. Levo le scarpe e le appoggio vicino alle scale per girovagare a piedi scalzi; mi piace sentire la superficie stabile del pavimento.

Vado verso la cucina, sperando che sia rimasta qualcosa della cena preparata da mia madre. Apro il forno e vedo una casseruola con un po' di parmigiana che mi fa venire l'acquolina in bocca.

Prendo un piatto dalla credenza e le posate e appoggio tutto su una tovaglietta per la colazione per non perdere tempo. Mi volto verso il frigo; mi servirebbe un po' di vino per rilassarmi. Sorrido pensando al brindisi che fa mio zio ogni Natale: Beviamo per dimenticare!

Divisa a metàWhere stories live. Discover now