11 - parte seconda.

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In this ordinary world

Where nothin' is enough

Everything is grey

Mistake your love for lust

When I hold you in my arms

There ain't nothin' common 'bout us

"Non mi hai ancora detto dove mi stai portando, siamo in viaggio da quasi mezz'ora", Floralie aspettava impazientemente che Chris le rivelasse la loro meta, ma sembrava deciso a non voler dire una parola. "Ti prego", lo supplicò, poggiando la mano sul suo braccio teso che stringeva il volante.

"Non riuscirai a farmi parlare", disse lui, sicuro di sé. Adorava vedere Floralie così curiosa, così viva come in quel momento. "Sappi solo che è un posto davvero bello e che siamo quasi arrivati", le rivelò, girandosi a guardarla solo per un istante e vedendo il suo viso illuminarsi a quella notizia. "Pensi di poter resistere altri cinque minuti?", scherzò, prendendo l'ultima svolta e imboccando la strada che portava al posto in cui avrebbero trascorso una notte o due, o forse anche più. Era il ventuno dicembre ormai, Floralie non avrebbe avuto lezioni per almeno due settimane e Chris era intenzionato a passare il più tempo possibile con lei e con Dodger. Non sapeva quanto tempo sarebbe dovuto stare lontano per girare il nuovo film a cui stava lavorando e malgrado mancassero quasi tre settimane alla sua partenza, non poteva fare a meno di sentire già la loro mancanza.

"Allora? Siamo arrivati? Mi sembra di non vedere nulla!", Floralie guardò fuori dal finestrino con occhi indagatori, cercando di captare qualcosa che potesse fornirle informazioni su quel posto, ma non vide nulla. Erano solo alberi e colline, cespugli e stradine sterrate, non c'era nemmeno un lampione ad illuminare la strada e sembrava lo scenario di un qualche film horror. "Non vorrai mica seppellirmi viva?", gli domandò, dandosi per vinta e smettendo di guardare fuori per poter guardare invece Chris. Lui rise e scosse la testa.

"Certo, ho portato Dodger così mi potrà dare una mano a scavarti la fossa", rise ancora e poi si posò la mano libera sul petto quando Floralie lo colpì sul braccio per ammonirlo, con un sorriso sulle labbra. La discussione avuta con Emìl le sembrava ormai lontana anni luce, ogni volta che Floralie era con Chris, lui riusciva a farle dimenticare tutte le cose brutte, lo stress, le preoccupazioni che le occupavano la mente il resto del tempo. "Eccoci", annunciò lui, inserendosi in una stradina sterrata costeggiata da fitti alberi e cespugli, così stretta che l'auto imponente di Chris ne sarebbe sicuramente uscita con qualche graffio sulla fiancata. Dopo circa una cinquantina di metri, Chris spense il motore e recuperò dai sedili posteriori una torcia. "Aspettami qui", disse a Floralie, mentre scendeva dall'auto e la lasciava lì assieme a Dodger.

Floralie cercò di intravedere qualcosa, ma era così scuro che dopo un istante anche la figura di Chris si dissolse nel buio della sera. Non poté fare a meno di agitarsi, cominciò a muovere nervosamente la gamba e si girò e rigirò tra le dita l'elastico per capelli che portava al polso. Ma dove l'aveva portata? Dov'era finito? Abbassò lo sguardo sul telefono, pronta a chiamarlo, ma quando alzò di nuovo gli occhi lo vide. 

Schiuse le labbra e non riuscì a credere a ciò che i suoi occhi stavano guardando. Chris era in piedi davanti alla porta rossa di un piccolo bungalow dalle pareti di legno, il tetto spiovente innevato, il corrimano delle poche scale antistanti la porta decorato con delle lucine bianche, così come i pilastri a sostenere la struttura, una ghirlanda natalizia appesa alla porta.

There You Are. || Chris EvansWo Geschichten leben. Entdecke jetzt