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"Aspetti, aspetti!", urlò Floralie, agitando il braccio per attirare l'attenzione del conducente del bus. Tutti i suoi sforzi furono invani, il bus continuò ad allontanarsi sempre più fino a sparire dalla visuale di Floralie, ancora in piedi in mezzo alla strada. "Bene, benissimo", borbottò tra sé e sé, calciando con forza uno sfortunato sassolino, che andò a finire qualche metro più avanti.

Floralie si girò e cominciò a camminare verso casa, non sapendo cos'altro fare. Di certo non avrebbe potuto raggiungere l'università a piedi, dati gli abbondanti venti chilometri a separarla da essa. Aver perso quel bus l'aveva messa di cattivo umore, così tanto da non permetterle di godersi il paesaggio circostante, le casette a schiera, una identica all'altra, le due file di alberelli a costeggiare la strada da entrambi i lati, il cielo bluastro ornato da qualche nuvola densa. L'irlanda, o almeno quel poco che aveva visto, era proprio come se l'aspettava. Tuttavia, non si aspettava un tale gelo, infatti si strinse nel cappotto ed aumentò il passo per poter arrivare prima al suo appartamento.

Quando svoltò l'angolo temette di essersi persa per un momento, temette di non riuscire più a trovare la casa giusta, fu così presa dal panico che credette di essersi persino scordata il numero, ma poi si tranquillizzò quando vide Emìl affacciato al balcone della sua stanza. Tirò un sospiro di sollievo e cacciò fuori dalla tasca dei jeans la chiave di casa. Aprì velocemente, nonostante le sue dita fossero così gelate che si sarebbero potute staccare dalla sua mano da un momento all'altro, quasi fossero di ghiaccio.

Non appena entrò in casa sentì il calore pervaderla, e fu quasi come se il sangue le si sciogliesse nelle vene. Si sfilò il cappotto e una volta raggiunto il soggiorno lo poggiò sullo schienale del divano, buttandoci sopra anche la borsa e la sciarpa. Si passò una mano tra i capelli mentre sbloccava il telefono, tentando di capire quale fosse il prossimo bus per raggiungere l'università. "Buongiorno Floralie", Emìl entrò in soggiorno, rimanendo in piedi a pochi passi da lei.

Floralie alzò lo sguardo dal telefono solo per un momento, prima di tornare con gli occhi su di esso. Rivolse ad Emìl un lieve sorriso e poi tirò un lungo sospiro di esasperazione, scosse la testa e continuò a far scorrere la pagina internet con un movimento del pollice. "Va tutto bene?", le chiese Emìl mentre la osservava incuriosito, un cipiglio si formò in mezzo alla sua fronte mentre cercava di capire il motivo del suo sospiro.

"Sì, sì. Sto solo cercando di capire qual è il prossimo autobus per arrivare all'università", rispose lei, grattandosi nervosamente la nuca e saltando da una pagina internet all'altra, non riuscendo a capirci niente.

"Posso accompagnarti io, se vuoi. Anche io sono diretto lì". Floralie alzò lo sguardo a quelle parole e per un istante pensò di non aver sentito bene, o pensò che lui avesse sbagliato ad esprimersi. Da quella sua frase Floralie apprese che anche lui era uno studente universitario, anche se forse era abbastanza scontato. "Che ne dici?"

Floralie lo guardò ancora per un momento e poi si disse che forse era proprio il caso di rispondergli, di spiccicare due parole, prima che lui potesse pensare di avere una statua di cera davanti. "Io, uhm.. sarebbe fantastico, ma non vorrei darti fastidio", riuscì a mettere - per fortuna - delle parole una davanti all'altra, formando una frase di senso compiuto. 

"Non essere ridicola, perché dovresti darmi fastidio?", Emìl rise ed ebbe quasi l'impulso di toccarle il braccio con fare scherzoso, ma si fermò prima che potesse davvero farlo. Sarebbe stato imbarazzante e probabilmente anche molto inappropriato. Floralie non gli dava l'impressione di essere una ragazza con la propensione per il contatto fisico immediato. "Io dovrei uscire tra circa un'ora, devo prima parlare con la signora O'Nelly".

"Certo, tra un'ora è più che perfetto", Floralie gli rivolse un sorriso e si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio solo perché non aveva idea di cos'altro fare. Quando Emìl si girò di spalle per uscire dal soggiorno, le parole le uscirono dalla bocca prima ancora d'averle pensate. "Ora che ci penso dovrei parlare anche io con la signora O'Nelly, l'ho sempre sentita solo per telefono, probabilmente è il caso che io mi presenti di persona o penserà che sia una maleducata". 

There You Are. || Chris EvansWhere stories live. Discover now