42. Seconda scelta

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Lui solleva il capo e, dopo qualche secondo, apre le braccia per invitarmi ad aderire al suo corpo. Passa le mani tra i miei capelli e lentamente sento la tensione lasciare i suoi muscoli.

«Non ti perdonerò del tutto fino a quando non chiarirai con Noa.»

«Va bene, promesso. Ma ora dimmi, come stai?» mormora nel mio orecchio.

Sto per dirgli che va tutto bene, ma sarebbe una bugia. Sono io stavolta a stringerlo con tutta la forza che ho per non crollare. «Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Non riesco a capacitarmi che sia successo davvero.»

«Non sei tu il problema. È il mondo ad essere troppo crudele.»

*

Il ticchettio delle lancette del forno è l'unico suono che echeggia nella cucina, nonostante sono seduta a tavola con tutti i componenti della mia famiglia. Capisco che mio padre ha avuto una brutta giornata dal modo in cui impugna il coltello e mia madre continua a spostare lo sguardo dal suo piatto al volto di suo marito, indecisa se iniziare una conversazione con lui o meno.

Dopo un po', gli occhi di mio padre si puntano su di me, freddi come il ghiaccio. Posa le posate sul tavolo e usa il tovagliolo per ripulirsi la bocca. «Come sta procedendo il discorso della tesi?» mi domanda con il suo classico tono saccente.

«Bene, è quasi del tutto ultimato» affermo con un pizzico di orgoglio nella voce.

«Ottimo, non vorrei che fossi distratta da altre cose. Di' alla tua amica che avrete tempo per uscire.» Afferra il bicchiere di vino e lo sorseggia, guardandomi con uno sguardo sottile per studiare ogni mia reazione.

Mentre preparavamo la cena, mamma mi ha raccontato di avermi coperto la scorsa sera, dicendo a mio padre che ero rimasta a casa di Melissa a dormire, ma qualcosa negli occhi inquisitori dell'uomo a capotavola mi fa sospettare che non ci abbia creduto del tutto. «Ormai il voto di laurea è già deciso, l'esposizione della seduta non conta nulla» dico con uno slancio di coraggio mentre taglio l'ultimo boccone di pesce spada.

«La Lode ti aprirà molte porte» afferma con tono deciso.

Il cibo mi va di traverso e qualcosa della mia espressione cattura subito il suo sguardo attento.

«Carla, tu avrai la Lode, vero?»

La sua domanda riecheggia nella mia mente come un eco infinito. Osservo con il fiato in gola il coltello che oscilla nelle mie dita e mio fratello è costretto a darmi un calcio nel polpaccio per farmi sbloccare. «Sì, certo che sì» rispondo, tentando di controllare il timbro della voce per non fare trapelare il panico che sento.

Non avevo pensato alla reazione di mio padre fino a questo momento. Sono stata assorbita da tutti i drammi che popolano nella mia vita, tanto da dimenticarmi questo particolare. Piccolo e contemporaneamente troppo grande da passare inosservato.

Il suono del campanello giunge alle mie orecchie e mi alzo per andare ad aprire, ben lieta di allontanarmi dalla stanza. «Vado io.»

Mi dirigo verso il soggiorno e metto la mano sul pomello della porta di ingresso. Una sensazione di deja-vu si fa spazio nella mia mente. Sono le otto e mezza di sera e l'unica persona che si è presentata a casa mia senza invito è stata solo Enea negli ultimi tempi. È impossibile che sia lui, ma quando ruoto la maniglia mi ritrovo a sperare ardentemente di vederlo comparire davanti con il suo solito sorriso scaltro.

Stasera inizierai a vivere.

Apro l'anta e, ovviamente, anche la più piccola briciola di speranza sparisce, mentre osservo gli occhi marroni di Sara che mi guarda con uno sguardo smarrito, come se neanche lei sapesse perché si trovi qui.

Divisa a metàWhere stories live. Discover now