Capitolo diciotto ; hai della bava vicino la bocca

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In seguito esco dal bagno e poi anche dalla mia camera, chiudendomi la porta alle spalle.

Scendo le scale della villa e mi dirigo verso la cucina, che si trova dietro il salone.

Apro l'anta di una credenza per prendere una bottiglia d'acqua e poi tiro fuori un bicchiere pulito dalla lavastoviglie, versando la prima dentro quest'ultimo.

«Tutt'apposto?»

Quasi infarto sul posto.

«Sei un idiota?!» sbotto «Mi hai fatto prendere un colpo!»

È Paulo, vestito rigorosamente con un pigiama bianco immacolato, il quale gli sta il doppio di lui (che indossa, probabilmente, per stare più comodo durante la notte) e con i piedi scalzi.

«Io mi sono spaventato. Ho sentito un urlo fortissimo nel bel mezzo della notte. Sei fortunata che tu abbia svegliato solo me e non tua sorella»

Io sollevo le mani verso l'alto, in segno di scuse. «Oh poverina, avrei interrotto il suo sonnellino di bellezza»

Paulo ghigna, ma poi il suo volto si apre in un sorriso.

«Scendo in cucina e ti trovo col viso pallido come un cencio, a bere un bicchiere d'acqua; tutto questo nel bel mezzo della notte»

La mia bocca si apre in una smorfia: non mi va di parlare del sogno che ho fatto, specialmente non con lui.

«Hai fatto un incubo?» chiede, avvicinandosi all'isola della cucina e sedendosi su uno degli sgabelli neri.

Scuoto la testa in segno di negazione; poi metto l'acqua al proprio posto e poggio il bicchiere accanto al lavandino.

«Hai ragione. È stato un bel sogno a svegliarti, non un incubo» annuisce, come se avesse già capito cos'è successo.

Alzo le spalle con noncuranza, anche se sento il cuore dentro la cassa toracica, iniziare a palpitare un po' più velocemente. «Come l'hai capito, dottor Dybala?»

Lui ridacchia. «Hai della bava vicino la bocca»

Arrossisco immediatamente.

«È perché sbavo mentre dormo» mento.

«Non mi dire bugie» dice, ancora sorridendo. «Me ne accorgo quando lo fai»

Scuoto di nuovo la testa con più non-chalance possibile, ma sento le guance tradirmi e andare a fuoco. «Non lo sto facendo»

«Sì, invece. E inoltre sei anche diventata un peperone. Diventi così rossa sempre e solo quando menti o quando ti fanno un complimento. In più, il tuo sguardo sta evitando il mio.»

Non rispondo e così cala il silenzio.

«Però non capisco: se è stato un bel sogno, perché ti sei svegliata così di scatto e con un urlo? Perché non me lo vuoi raccontare?» ragiona, ad alta voce.

Evito i suoi occhi, abbassando il capo, e poi giro intorno all'isola della cucina, avvicinandomi a grandi falcate verso le scale, diretta in camera mia.

Ma l'argentino non sembra intenzionato a lasciarmi andare così velocemente.

Mi afferra il polso con le dita e poi si alza in piedi.

I nostri nasi sono a soli pochi centimetri di distanza.

«Spero che questo bel sogno comprenda anche me, visto che continui a evitarmi nella vita reale» soffia, contro le mie labbra.

Vengo percossa da dei brividi lungo tutta la spina dorsale e sento la pelle d'oca su tutto il corpo.

Ti rendi conto dell'effetto che mi fai, Paulo Exequiel Dybala?

Mi strattono dalla sua presa e poi, a passi felpati ma veloci, salgo al secondo piano della casa, correndo in camera mia e chiudendo rapidamente la porta dietro di me.

Mi sbatto una mano contro la fronte e poi vado nel piccolo bagno annesso alla stanza, per guardarmi allo specchio.

Quando lo faccio, vorrei solamente chiudermi nell'armadio per il resto della mia vita e non uscire mai più, nemmeno per mangiare o bere.

Le immagini del sogno tornano vivide nella mia mente e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che quando Paulo si avvicina a me, divento un pomodoro vivente.

E devo assolutamente trovare un modo per non provare più queste sensazioni.


Lo stress sarà la causa della mia morte, me lo sento. Perdonatemi per il capitolo orribile.
Lavinia.

Hurricane - Paulo Dybala [IN REVISIONE] #Wattys2019Onde histórias criam vida. Descubra agora