[17]» Livello di stabilità emotiva: mobile dell'IKEA «[17]

268 18 0
                                    

3rd POV

L'aria che una volta era impregnata di emozioni positive come felicità, pace e amore; ora gocciolava odore di sangue e morte.
I corpi di demoni, angeli e mietitori deturpati da armi e da poteri divini, ma non ancora passati a miglior vita, coprivano ogni centimetro del sentiero che Erezel e la sua armata avevano aperto con la violenza dall'Inferno alle porte del Paradiso.
I demoni, ancora in grado di combattere, erano quasi tutti seduti a terra; la battaglia era stata ardua e avevano bisogno di riposo. Il sangue nero e rosso che dal suolo iniziava ad impregnare i loro vestiti sembrava non dargli fastidio. Forse perché trovavano onore a portare sugli abiti il sangue delle proprie vittime, oppure perché era ancora più onorevole portare con sé il sangue dei fratelli caduti in battaglia.
Erezel, invece, non sembrava segnato dalla fatica del combattimento.
Infatti il demone non sembrava essersi mai sentito così vivo.
Il comandante dell'armata era in piedi, dritto, le sue protezioni di cuoio e zolfo erano macchiate di sangue e altri liquidi corporei; dalla spada, ancora sguainata e stretta nella mano destra, gocciolava il sangue caldo dell'ultima vittima mietuta.
Gli occhi erano puntati davanti a lui, non curandosi dei soldati alle sue spalle. Nella sua mente loro erano meramente delle pedine indispensabili per portarlo al potere cercato da millenni; la cosa davvero importante erano le immense porte di marmo, intarsiato con rivoli di argento e di oro. Aveva dovuto aspettare così tanto per vederle e finalmente era arrivato lì.
Non c'era rimasto nessuno, infatti, a mettersi in mezzo a lui e alle porte del Paradiso. Era ormai iniziata da due settimane l'invasione del Purgatorio, da parte delle sue armate, cui li aveva condotti alle porte del Paradiso. Avevano perso un ingente numero di demoni, ma l'armata di angeli e di mietitori - trovatosi nel Purgatorio al momento dell'attacco - aveva perso tre volte il numero di soldati: non erano rimasti esseri vivi in quel regno celeste, solamente le anime degli esseri umani ora abitavano quella montagna.
E finalmente Erezel riusciva ad assaporare il suo sogno; di fronte a quelle porte riusciva ad assaporare il potere portato dalla sua vittoria.

Quelle settimane di guerra avevano visto la sala di guerra angelica in una situazione di continuo caos. Gli angeli non avevano voluto ascoltare nulla di quello dettogli da Gavriel ed erano scesi in battaglia pensando di essere superiori in forza, potenza e numero ai demoni.
Avevano così incontrato una veloce morte, rendendo l'ascesa dei demoni solamente più facile.
L'armata angelica non aveva potuto contare neanche sui mietitori. Con il ritorno di Azrael la situazione si era solamente complicata: Yondar, asceso al potere durante l'assenza dell'angelo della morte, si era rifiutato di ridare il comando ad Azrael creando dunque una scissione nell'armata mietitrice.
Seppur il numero di seguaci di Yondar era esiguo, in confronti ai mietitori al comando di Azrael, l'angelo della morte sapeva benissimo come anche quei pochi mietitori avrebbero potuto fare la differenza.
La situazione dunque non si poteva dire a favore degli angeli, ma proprio il contrario.
Nella sala di guerra erano radunati i quattro comandanti - Gavriel, Helel, Mikael ed Azrael - e i rappresentati delle casate angeliche e mietitrici. Sarebbe dovuto essere un ritrovo di guerra, nel quale discutere un contrattacco contro i demoni che si avvicinavano sempre di più; eppure sembrava più il ritrovo di un gruppo di mercanti radunato intorno a un tavolo.
Tutti urlavano per coprire le voce di qualcuno, ognuno voleva avere ragione e nessuno voleva ascoltare le idee altrui.
Azrael era in piedi, in mano l'ultima lista delle vittime a loro pervenute. L'angelo aveva gli occhi lucidi a vedere quanti esseri divini e demoniaci erano già morti; non riusciva a credere il modo in cui anche davanti a quelle cifre nessuno volesse prestare orecchio a suo fratello per poter finalmente finire quella strage.
Sembravano essere tutti ciechi.
L'angelo dai capelli e gli occhi neri distolse gli occhi dalla lista e li indirizzò ai tre fratelli ancora presenti nella stanza.
All'inizio di questo gabinetto di guerra avrebbero dovuto partecipare anche Tridel e loro madre, ma i Rappresentati avevano votato perché venissero buttati fuori dalla stanza. Mikael aveva provato a controbattere che i due servivano per la buona riuscita della guerra ma quegli idioti non l'avevano minimamente considerata, iniziando a proclamare come un mezzo-demone e una donna una volta mortale non avevano posto a quel tavolo.
Helel aveva quasi ucciso tutti a quelle parole, fortunatamente Malika l'aveva fermato. Lo aveva tranquillizzato, gli aveva inoltre garantito come lei si sarebbe messa a disposizione della guerra aiutando gli angeli protettori ad erigere le barriere necessarie per la protezione dell'ultimo cielo, mentre Tridel si sarebbe unito alle guardie degli angeli per proteggerla; infine i due avevano lasciato la sala a cuore pesante. Helel, da quel momento,si era seduto al suo posto, con un'espressione aggrottata, e non aveva più mosso un muscolo o prununziato parola.
Gavriel aveva provato a parlare con i rappresentati, ma, appena ebbe fatto una proposta per riprendere un pezzo di purgatorio già perso, si erano tutti messi ad urlare perché, secondo loro, le loro idee erano migliori. Nessuno voleva ascoltare, tutti volevano parlare. Ora Gavriel aveva il volto nascosto nelle mani, le vene del collo gli pulsavano così tanto da essere diventate visibili sulla pelle candida.
Mikael stava giocando con la sua spada sguainata, facendole il filo ogni tanto. Non l'aveva tirata fuori per noia, tutt'altro: quando i rappresentati avevano provato a suggerire che loro sorella non sarebbe dovuta essere presente in quanto donna; Mikael non si era di certo lasciata mettere i piedi in testa. Aveva sguainato la spada e aveva trafitto da parte a parte il tavolo di pesante mogano intarsiato d'oro, prima di dichiarare a pieni polmoni come l'unico modo per farla uscire di lì era sconfiggerla in duello e portare fuori le sue membra morenti.
Ovviamente nessuno aveva accettato le condizioni e ora Mikael teneva la spada in mano, giocandoci come se fosse uno stuzzicadenti, per ricordare a tutti che lei era prima l'arcangelo Michele, poi una donna.
Azrael, guardando quello spettacolo pietoso, comprese un importante fatto: se non fosse cambiato qualcosa al più presto, quella guerra sarebbe stata persa in un attimo e i demoni avrebbero regnato su tutti i regni.
Se quello fosse successo l'angelo della morte non sarebbe più stato in grado di proteggere Eva; bastava quel singolo pensiero a glaciare le sue interiora.
Avevano bisogno di un miracolo e ne avevano bisogno al più presto.

Of Love, Death, and SarcasmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora