[4]» Roller coster di emozioni «[4]

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Dopo che i miei, così detti, "amici" ebbero finito di ridere e ripreso un contegno – il che aveva contemplato anche tre professori delle aule vicine che erano usciti per dirci di smettere di disturbare le lezioni della mattina... E non volevo neanche immaginare che cosa avessero pensato gli altri studenti vedendo un gruppo di ragazzi quasi alle convulsioni da quanto stavano ridendo e una ragazza che si stava per strappare i capelli per l'imbarazzo, mentre imprecava come un marinaio – decisi di saltare le lezioni di quella mattina e seguirli in biblioteca.

Eravamo un piccolo gruppo di nerd, per cui iniziammo a studiare appena preso possesso di un tavolo e fortunatamente per alcune ore avevano deciso di lasciarmi crogiolare nel mio imbarazzo, per la figura di merda, e di cambiare argomento.

Avevamo così passato una piacevole mattina tra studio, battute squallide e doppi-sensi; quasi da dimenticarmi come la mattina sembrava essere iniziata nel modo più spiacevole possibile.

«Ora che sei più rilassata, ci vorresti raccontare come mai stamattina sei arrivata a passo militare e con uno sguardo che poteva uccidere?» Mi chiese curiosa Sonia, mentre masticava il cappuccio di una penna. Un brutto hobby che aveva, ma che allo stesso tempo la rendeva sexy... Cosa? Sarò pure donna ma gli occhi per vedere li ho anche io!

«Ho litigato con uno dei coinquilini». Risposi a denti stretti, ricordandomi come Helel mi aveva trattato quella mattina.

Stupida mortale? Davvero? Avrebbe visto quando ero una "oh così innocua mortale" quando gli avrei infilato qualcosa su pe–

«Calma i tuoi pensieri, piccolo Sith», Claudia mi portò alla realtà, era seduta di fronte a me con accanto Vittorio. «Sento i tuoi pensieri omicidi fin qua».

«Omicidi no», risposi veritiera. «Ma non posso promettere che non stessi pensando a qualche modo per torturarlo...»

«Sì», rispose Vittorio annuendo, «l'avevamo notato dal modo in cui stai stringendo quella matita».

Mi guardai le mai e compresi casa intendeva: le mie nocche bianche erano strette saldamente intorno alla matita che avevo rotto senza accorgermene.

Sospirai e lasciai cadere il cadavere dalla mia mano sul mio quaderno. Mi nascosi il viso nelle mani in maniera frustata.

«Almeno chi ha torto dei due?» Chiese Claudia, ovviamente curiosa.

Aprì lo spiraglio tra l'indice e il medio e la guardai con un occhio solo.

Helel è nel torto!

Fu il mio primo pensiero, ma poi ci riflettei un attimo. Era davvero così? Sì, era vero: Helel non aveva il diritto di insultarmi in casa mia, quando gli stavo offrendo vitto e alloggio gratis...

Ma non era colpa sua se era costretto a vivere sotto il mio stesso tetto... Quello era colpa mia...

«Entrambi...». Risposi incerta a Claudia. «Abbiamo torto entrambi».

Claudia mi sorrise e annuì, come se capisse tutto ciò che mi era passato per la testa.

«OhmioDio! Guardate chi c'è là!» Esclamò all'improvviso Sonia dal posto accanto al mio, facendomi saltare dalla sorpresa, indicando un tavolo poco distante da noi.

Le teste di noi tre scattarono in un attimo e dovetti mettermi una mano davanti alla bocca per non emettere strani versi di imbarazzo: seduto da solo, con le cuffie nelle orecchie, c'era Mr. Perfect che stava studiando.

Questa volta, essendo i neuroni un attimo più preparati, riuscii a studiarlo meglio: era alto, anche da seduto si notava. Le gambe stese e accavallate erano avvolte in un paio di jeans attillati e stracciati sulle ginocchia, mentre il mur– cioè il petto era coperto da una maglietta bianca.

Of Love, Death, and SarcasmWhere stories live. Discover now