[7]» Dove il fiume Sfortuna ha inizio «[7]

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La pietra grigia, da cui era ricavata la sala, era lavorata a mano e i segni degli scalpelli ancora riflettevano la luce rossa che entrava dalle due alte e strette aperture nella parete, posizionata alle spalle del trono, e davano alla Sala del Trono quella penombra rossa cremisi per cui tutti la conoscevano.

La sala privata da ogni traccia di mobilio, a parte il trono solitario situato nell'esatto centro; era lo specchio esatto del minimalismo e dell'egocentrismo che caratterizzavano il suo creatore.

Il trono, che non era della stessa pietra grigia maculata della sala, era stato ricavato da un blocco di ossidiana lavorata a mano; il colore lucido e la forma imponente, che frastagliavano il rosso della luce esterna, incutevano tra i demoni minori un forte senso di rispetto e paura. Inoltre, non c'era nessuno che pensasse il contrario nei tre regni celesti, l'ossidiana del trono era una rappresentazione perfetta del Signore e Padrone di tutti i diavoli: un essere elegante e regale ma tagliente e letale allo stesso tempo.

Helel era sempre stato innamorato di quel trono.

Ma ora, dopo millenni, quel posto era occupato da qualcuno che non era Helel; da qualcuno che non si poteva rispecchiare in quel materiale così grezzo ma reale. Qualcuno che rendeva tutto il pregio e l'impegno, posti nel trasformare quella sala spoglia nell'esaltazione per eccellenza di uno dei Quattro Fratelli, solamente un mero miraggio.

Nascosto nell'ombra, codesto demone, aveva finalmente occupato il trono che riteneva di diritto suo, ma ancora non gli bastava; la sua vendetta era solamente all'inizio.

Il demone era seduto, con sguardo perso sul pavimento di roccia; una mano a sostegno del mento, l'altra stretta attorno al bastone di argento che lo riconosceva come sovrano di quel Regno Celeste. La coda, che finiva a punta, era così lunga che scivolava giù dal trono ed arrivava a qualche centimetro dal terreno; i due corni erano asimmetrici: quello ancora intero era più corto rispetto a quelli di molti altri demoni, non più lungo di una spanna, e di quello infranto ne era rimasto un piccolo quarto; la pelle era di un rosso scuro, quasi dello stesso colore del sangue degli umani.

Colui si faceva identificare come Erezel, il demone protettore delle porte dell'Inferno.

Erezel era stato il demone a cui era stato affidato il compito di istruire Helel al ruolo di Monarca dell'Inferno; ma ben presto il demone sfregiato aveva compreso quanto l'angelo dai capelli neri mancasse degli elementi essenziali per essere il capo che l'Inferno meritasse: non era subdolo con le anime, era magnanimo.

Non era crudele, era compassionevole.

Era un angelo a cui era stato imposto quel lavoro, non era un diavolo.

Erezel aveva così iniziato ad odiare gli angeli: si era sentito tradito da quella razza nel momento stesso in cui avevano deciso di dichiarare Re quel ragazzino rammollito e non lui, forte e potente guerriero che aveva protetto gli altri reami dalle invasioni di anime peccatrici!

Erezel da quel momento aveva iniziato a tramare la sua vendetta proprio come una ragno tesse la sua tela: all'interno della casa degli angeli stessi.

Aveva iniziato a manipolare la mente del giovane Helel, iniziando a fargli credere che i suoi famigliari e gli altri angeli lo ritenessero inutile, diverso, un morbo e che lo avessero messo a capo dell'Inferno per riuscire a sbarazzarsene.

Erezel sapeva di avere pochi burattini nelle sue mani ma era deciso di utilizzarli tutti; finché non sarebbe stato il momento di eliminare quelli più deboli, per sempre.

I fili che tenevano Helel legato si muovevano, in modo preciso e millimetrico, ad ogni gesto del suo maestro: Erezel gli installò il dubbio di essere considerato la pecora nera dalla sua stessa famiglia, Helel la diseredò; Erezel gli disse che gli altri demoni non lo consideravano degno del trono poiché espansivo e caloroso, Helel prese un comportamento freddo, superiore e menefreghista; e fu proprio quando Erezel fu pronto ad installargli dentro l'idea di una guerriglia –per attaccare le porte del Purgatorio e risalire fino alla cima del Paradiso – che il giovane improvvisamente scomparve.

Of Love, Death, and SarcasmWhere stories live. Discover now