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Voi direte: "Essendo che ha vent'anni, Eva Rossi passerà i suoi venerdì sera in discoteca".

Ecco... Lì fareste il primo errore.

Perché, di fatti, il mio venerdì sera stava iniziando a tendere a qualcosa di strano, quando una sensazione di cupo e insensato terrore mi chiuse lo stomaco.

Non ero mai stata molto sociale durante la mia adolescenza e quando, pochi mesi prima, avevo conosciuto Sonia, Claudia e Vittorio in biblioteca, che sembravano condividere la mia strana e sarcastica visione del mondo (non contando la malattia mentale), mi ero gettata in questa amicizia ad occhi chiusi.

Piccolo consiglio personale: non fate mai amicizia con tre studenti di Storia Medievale, vi trovereste come me a guardare le vostre due migliori amiche riarredarvi il salotto, facendo spazio per poter tracciare dei simboli pentaformi sul parquet.

E non volevo neanche pensare a quanto lavoro avrei dovuto fare il giorno dopo per pulirlo!
Ovviamente, essendo l'unica fuori sede dei quattro, il mio appartamento in affitto era stata la prima scelta – di un elenco composto da una sola voce – per il rituale che i tre avevano trovato in un vecchio libro.

Infognato in una claustrofobica biblioteca; nell'angolo più remoto di un angusto monastero dove stavano facendo delle ricerche per la loro tesi di laurea.

E certamente non poteva mancare la ciliegina sulla torta: dovevo offrire il mio sangue in usufrutto per il rituale di evocazione, essendo l'ultima "donna intatta" del gruppo...

A volte essere asociali per diciannove anni faceva proprio cagare...

«No, Sonia!» Esclamò irritata Claudia. «La candela nera è sulla punta a sinistra, sulla destra c'è quella rossa! È semplice, e che cazzo! Non ci vuole mica un ingegnere aerospaziale per la miseria!»

«Claudia, lo Xanax è in bagno se lo cerchi». La prese in giro Vittorio, bellamente sdraiato sul divano che poco prima aveva trovato una nuova casa contro la parete. «Nessuno sta prendendo il rituale seriamente! Quei monaci erano semplicemente pazzi!»

Anche se non potevo dargli torto sul "non prendere seriamente il rituale", ero comunque quella che avrebbe dovuto offrire un braccio a Claudia per essere tagliato; perciò mi girai di scatto verso di lui – se ve lo stavate chiedendo: sì, eravamo entrambi a cazzeggiare mentre Sonia e Claudia stavano allestendo l'argenteria per invitare a cena il dio capro – e lo guardai malissimo: «Stai parlando del mio sangue 'Torio! Offri il tuo dannatissimo sangue, e poi dimmi se non lo prenderesti seriamente!»

«Non può essere lui a sacrificare il sangue», si intromise Sonia, dopo aver posizionato correttamente le due candele e una ciotola della MARVEL al centro della stella.

Perché dovevamo usare la ciotola della MARVEL? Perché ero squattrinata e non ne avevo altre. 

Ugh, non ci sarei più riuscita a mangiarci dentro, pensandoci bene.

«Sì!» Esclamai, esasperata. «Solo sangue di vergine! Quello che mi scoccia di più è che non avete pensato, neanche per un secondo, che potessi aver avuto già rapporti intimi con qualcuno!»

I tre si bloccarono a metà di quello che stavano facendo per fissarmi. Alzai un sopracciglio, preoccupata di essere finita in una Mannequin Challenge per sbaglio. Poi Vittorio scoppiò in fragorosa risata.

«Cara», mi disse, cercando di ricomporsi, «neanche un orbo crederebbe che tu possa aver già fatto sesso; hai l'aura della verginella che ti volteggia attorno».

Arricciai le labbra stizzita.

«Iniziamo». Dissi con tono acido.

Sonia ridacchiò e si avvicinò appoggiandomi una mano sulla spalla. I suoi occhi blu mi guardavano con l'affetto sincero che di solito trovi nei tuoi fratelli o sorelle.

Of Love, Death, and SarcasmWhere stories live. Discover now