[8]» Mr. Perfect alla riscossa «[8]

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EVA'S POV

Per quanto i miei occhi continuassero a ripercorrere ogni singola lettera, della pagina di fisica che avrei già dovuto aver finito di studiare, nulla sembrava riuscir entrare nel mio cervello ricolmo di preoccupazioni.

Era passata una settimana da quando i fratelli degli angeli che erano costretti a vivere con me, avevano fatto la loro comparsa; e sin da quando ero tornata con la spesa, fatta in compagnia di Helel, qualcosa era cambiato drasticamente.

Se prima non comprendevo se Azrael provasse i miei stessi sentimenti, ora ero convinta che mi odiasse per qualche motivo che non sapevo spiegarmi. Infatti il Mietitore aveva iniziato a comportarsi in modo freddo e distaccato nei miei confronti, ai limiti di non avvicinarsi più che a distanza di un braccio o di non degnarmi neanche di uno sguardo mentre parlavamo duranti i pasti o le serate film.

Subito avevo avuto paura che era stato per colpa del bacio che mi aveva dato Helel ma dopo che il Diavolo mi aveva assicurato di non aver aperto bocca, le mie spiegazioni si erano esaurite.

Helel aveva provato a parlare con Azrael per cercare di aiutarmi a capire la causa di tale cambiamento in meno di tre ore, ma anche la loro chiacchierata non aveva dato nessuna risposta.

Il tutto mi aveva lasciato in una stato di eterna irritazione – che neanche la caffeina riusciva a domare – portandoci così alla situazione che ormai da un paio di giorni aleggiava nel mio appartamento: l'aria, ogni volta che io e Azrael ci trovavamo nella stessa stanza, si caricava di una strana elettricità che portava le nostre discussioni a finire in litigate su cose stupide come chi doveva sedersi a sinistra o a destra sul divano.

Sbuffai, volevo solo sapere che era preso ad Azrael.

Speravo con tutta me stessa che il tutto si sarebbe sistemato in poco tempo, perché tutto ciò mi stava uccidendo lentamente.

Rivolevo l'Angelo per cui mi ero presa una cotta, non Azrael Mister Ghiacciolo.

«Chiederei anche se voleste fare un'ora in più di studio e andare a pranzo per l'una e mezza», interruppe i miei pensieri e preoccupazioni Claudia, che era seduta di fronte a me, «ma Sonia, qui, sta giocando a Temple Run da ormai mezz'ora; Vittorio è alla decima barchetta di carta che crea con i suoi fogli bianchi e Eva è ferma sulla stessa pagina da quando siamo arrivati in biblioteca».

Sentii le guance infiammarsi alle parole di Claudia mentre con gli occhi, concentrati ora sui miei amici e non a fissare le formule della gravitazione universale, guardavo Sonia fare la linguaccia a Claudia – mentre bloccava lo schermo del suo cellulare – e Vittorio impilare le sue barchette l'una sull'altra.

«Come se tu fossi concentrata ogni volta che ci troviamo a studiare insieme», rispose alla mora l'unico uomo del gruppo, roteando gli occhi al cielo.

«Rotea ancora un po' gli occhi, forse vedi anche la vastità delle volte in cui io ho preso più di te in uno stesso appello».

Una cosa mi era sempre stata certa da quando li avevo conosciuti: a Claudia nessuno riusciva a togliere l'ultima parola.

Vittorio per dimostrare quanto fosse irritato in quel momento con Claudia, le fece un bellissimo doppio dito medio.

Sorrisi lievemente ai due e scossi la testa. Non vedevo l'ora che si sarebbero messi insieme: erano perfetti l'uno per l'altra, solamente tanto orbi... Nessuno è perfetto, no?

«Eva tutto bene, comunque?» Mi chiese dal nulla Sonia e in un nano secondo tutti gli occhi erano su di me e sul libro di fisica che avevo chiuso tra le mani.

«Sì, perché me lo chiedi?»

Sapevo che era inutile mentire, che Sonia mi aveva posto quella domanda perché sapeva già che c'era qualcosa che non andava. Questo non intendeva di certo che ne volessi parlare.
In realtà avrei voluto seriamente dimenticarmi di Azrael solo per qualche secondo, far si che il mio cervello non pensasse a quanti giorni erano ormai passati da quando l'Angelo della Morte non mi aveva sorriso o mi avesse guardata negli occhi.

Of Love, Death, and SarcasmWhere stories live. Discover now