- Cap. 36

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"Una vita senza ricerche
non è degna
di essere vissuta."
Socrate

POV ALLIE

"Una vita senza ricerche non è degna di essere vissuta... Dio mio, mi gira la testa a pensarci... Allie, mi stai ascoltando?"
Faccio scorrere gli occhi sugli scaffali, mi fermo all'improvviso e allungo la mano verso i barattoli.
"Ti piacciono i pomodorini sott'olio?
Io li adoro." affermo con un sorriso.
Downey spinge il carrello e si ferma dietro di me. Lo sento avvicinarsi alle mie spalle, mi sfiora con il palmo la schiena e poi ridacchia.
"Prendili pure se vuoi, a me piace tutto piccola..."
Mi volto verso di lui con il barattolo in mano, quasi sono sorpresa dalla sua espressione euforica, gli occhi luminosi e brillanti, i capelli scomposti sulla fronte che gli donano quella parvenza di disordine che solo la mattina, tra le coperte, lo caratterizza.
Sollevo gli angoli delle labbra in un dolce sorriso, desiderando allungare le braccia per stringergli le spalle e spingerlo contro di me.
Quelle stupide effusioni che si scambiano le coppie per strada, quei baci rubati all'incrocio e quelle carezze negli angoli...
Che sciocca Allie, devi apparire proprio senza senno quando gli sfiori con i polpastrelli il filo di barba sulla mandibola. Lui quasi irrigidendosi si ritrae e si sposta nuovamente alla guida del carrello.
"Cosa ci manca?" chiede, facendo finta di nulla.
Sollevo le spalle e lo seguo, non vede l'ombra davanti al mio volto o forse finge di non accorgersene, troppo preso dal buio che annebbia anche la sua vista.
"Ah sai che cosa? Quella che si usa in bagno, per pulire quella cosa..."
"La carta igienica?" continuo, forzata da una risatina.
"Ecco! Esatto! Proprio lei!"
Downey si volta indietro rivolgendomi un occhiolino per cercare di farmi divertire. Apprezzo il suo sforzo, diavolo se lo apprezzo, ma in nessun modo riesco a scacciare il bisogno di mettergli il braccio attorno al fianco, di perdermi nel suo sorriso dimenticando, anche solo per un istante, del ruolo di cui è investito e che mi è permesso baciarlo solo nel buio della camera da letto. Non riesco proprio ad allontanarlo dalla mente, a non percepirne il peso sul corpo e tra i pensieri.
E se fosse proprio questo il punto cruciale della mia filosofia? La deduzione definitiva, la vera conclusione.
Amare ma non poter amare a pieno, credere di farlo bene ma in realtà fallire miseramente, gioire per un attimo ma poi essere insoddisfatti per sempre, e cos'altro? Fare l'amore e poi sentire freddo? O fare l'amore, scottarsi, sentire caldo per pochi istanti ma poi percepire ugualmente il gelo?
"Ci siamo." afferma Robert avvicinandosi ad un mobile e prendendone un pacco.
"Essere o non essere un rotolo di carta igienica? Mmm..." conclude fingendo di riflettere dubbioso.
Scoppio a ridere, lasciando perdere per un istante tutte le preoccupazioni e affiancandolo.
"Chissà cosa ne direbbe Socrate..."
"Non esisteva la carta igienica nell'antica Grecia, Robert."
Lui annuisce stupito.
"È vero cavolo! Non saprebbe cosa rispondere allora..."
Ridacchiamo entrambi, un po' per la stupidità dei discorsi e un po' per cercare di non notare la distanza fra i nostri corpi. All'improvviso il suono del suo riso si spenge, cadendo nel vuoto e rimbombando tra i corridoi del supermarket; non ne comprendo il motivo e mi avvicino a lui preoccupata.
"Downey! Che fai mi segui?" urla una voce poco lontana. Sobbalzo e mi volto subito verso la fonte.
Veronica Peel si sta avvicinando a noi con grandi passi, spinge il suo carrello con frenesia e quando ci raggiunge le ruote fischiano fastidiose sul pavimento.
"Taylor?" domanda, inclinando la testa stupita e curiosa della mia presenza.
"Che cosa ci fa con il professore?"
Di colpo muta tono della voce, facendolo scuro e indagatore.
"Ci siamo incontrati pochi minuti fa."
Risponde pronto Robert, tira un sorriso e poi abbassa la testa.
"Oh."
Non sembra crederci.
Cazzo, proprio lei ci mancava oggi, con i suoi capelli corvini e gli occhi stretti, le labbra serrate e lo sguardo invadente.
Downey, immobile alla mia destra, sembra pensare la stessa identica cosa. Resta fermo aggrappato al carrello e si sforza di apparire contento.
"E dove vi siete incontrati?"
"Al banco della carne." rispondo io sollevando le spalle.
"E lei va a casa dopo Taylor?"
"Certo professoressa, mia madre mi aspetta per il pranzo, dovevo solo comprare una bottiglia di pomodoro, vede, proprio quella." indico un barattolo sulla mensola, infiorettando le parole e addolcendo la voce.
Lei annuisce con un odioso sorriso, subito dopo distoglie lo sguardo e lo punta su Robert.
"Gruppo di lettura, allora, ci sei?"
"Oh, non posso mi dispiace, ho promesso ad un amico che sarei andato da lui per giocare a scacchi, la sera sono sempre pieno di impegni, perdonami..."
La Peel rotea gli occhi al soffitto, con un sonoro sbuffo.
"Sì, certo, come vederti. Starai tutta la serata a filosofeggiare sul balcone, prima o poi vengo a bussarti così ti colgo in fragrante."
"Oh haha" Downey ride infastidito, subito scopre i denti in un ghigno e continua.
"Potresti trovarmi a fare cose peggiori te lo assicuro..."
Lei sgrana gli occhi, sobbalza a disagio e con un cenno della mano si affretta a salutare. Trattengo a stento le risate, mi giro e, solo quando noto gli occhi maligni della Peel correre veloci al mio zaino e al mio blocco da disegno nel carrello di Downey, lo stomaco mi si stringe in una morsa dolorosa.

SPAZIO AUTRICE
Guai in arrivoo.
Sono tornata gentee con una media a filosofia da far paura madonna e tante nuove idee. Cercherò di aggiornare molto più spesso durante le vacanze (e lo farò tranquilli)
Intanto vi regalerò un prossimo capitolo super(avete capito cosa) e poi cominceranno ad iniziare i casini.
A presto
Mini

PhilosophyWhere stories live. Discover now