36. Incubo a occhi aperti

En başından başla
                                    

«Tutto bene, Gin? Anche tu hai la sensazione di esserti dimenticata qualcosa? Ti fa male lo stomaco, per caso?»

«Sì, ma è solo il nervosismo... non amo molto volare, lo sai...»

«Ho visto Damiano fuori che ti stava tradendo con l'auto di mio padre...» risi e continuai. «Non ti ha salutata prima della partenza?».

Ginevra fece un sorrisone e si illuminò tutta.

«Siamo stati insieme fino a ieri sera... abbiamo preferito evitare effusioni davanti i miei genitori, ancora non lo sanno che sto con lui.»

«Perché? Dici che non appro-».

Le parole mi morirono in gola quando due mani mi afferrarono i fianchi da dietro, in modo rude, e non ci misi molto a capire a chi appartenessero.

Samuel.

Mi strinse forte a lui, anche più del dovuto, come se stesse cercando di darmi un avvertimento, e avvicinò le sue labbra al mio orecchio.

«Tu stai accanto a me in aereo, sul pullman, e stasera caccio via tutti dalla mia stanza così ce la spassiamo».

Ginevra per fortuna captò il mio irrigidimento, e mi afferrò dal braccio tirandomi verso di lei. Di conseguenza, mi fece staccare dal drago che stava sputando fuoco nel mio orecchio.

«I posti in aereo sono casuali e quelli delle camere li deve approvare la Castiglioni, che non vuole nessuna protesta o ci possiamo scordare il giro sul London Eye. In più, Aurora sta già accanto a me in pullman» sorrise soddisfatta, mentre lo guardava con aria di sfida. Samuel ricambiò lo sguardo, quasi ringhiando.

Forse le avevo immaginate solo io le saette che uscivano dai loro occhi tutte le volte che si rivolgevano la parola. Lei sembrava perennemente arrabbiata con lui, ma mi ero convinta che fosse solo un modo per proteggere la mia relazione con Totò.

Arrivò il nostro turno davanti al banco del check-in, e dopo aver poggiato la valigia sul rullo, presi in mano la mia carta d'imbarco, curiosa di scoprire il posto che mi era stato assegnato.

10F, lato finestrino. 

Guardai subito quello di Ginevra e tirai un sospiro di sollievo. 

Lei aveva il 10D, lato corridoio. 

Dovevo solo sperare che Samuel non capitasse proprio al centro tra me e lei.

La nostra professoressa di italiano era stata chiara: nessuno avrebbe potuto cambiare posto in aereo. Per una sua tranquillità mentale, nel foglio dell'appello scriveva accanto al nostro nome il numero della nostra seduta, così poteva placare la sua ansia da responsabile di venti ragazzi euforici.

Quando salimmo in aereo, Totò ancora non era arrivato e continuavo a cercarlo con lo sguardo. I miei occhi incrociarono, però, quelli di Samuel che si era appena fermato accanto la fila mia e di Ginevra.

«Fammi passare, Ginevra. Ci sto io accanto alla mia fidanzata».

Sgranai gli occhi, presa da un impeto di nervosismo.

Non eravamo ancora partiti e già mi ero pentita di non essere rimasta a casa.

La professoressa Castiglioni, grazie al cielo, fece sfumare la mia voglia improvvisa di scappare.

Era una donna sulla cinquantina, e nonostante la sua bassa statura possedeva una tonalità di voce molto acuta, tanto che saltammo tutti in aria quando parlò.

«Barone! Stai bloccando la fila, il tuo posto è il 27A!»

«Prof, Aurora soffre tanto l'aereo e ha bisogno di me per non stare male...»

La Guerra tra di NoiHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin