Words as weapons

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You use your words as a weapon, dear
But your blades don't hurt when you have no fear
(Birdy, Words as Weapons)

Il bene e il male non esistono. La verità risiede solo nella forza di persuasione, e questo Gellert Grindelwald lo sapeva bene. Non c'è crimine che non possa essere giustificato, basta solo saper scegliere le parole adatte. I più forti ingannano i più deboli, prometti loro quello che i loro cuori più desiderano e l'attimo dopo sono ai tuoi piedi. L'esercito di Grindelwald si era formato proprio in questo modo. Il Signore Oscuro avrebbe potuto uccidere un innocente e loro lo avrebbero elogiato. Avrebbe potuto fare a pezzi la più pura delle anime e loro gli avrebbero dato ragione. Avrebbe potuto calpestarli, usarli come oggetti e loro non avrebbero mai smesso di idolatrarlo, semplicemente perché lui era il Signore Oscuro.
Le parole sono armi, le parole sono potere. Usale bene e il mondo sarà tuo. E credetemi, nessuno sapeva usare le parole come Grindelwald. Il suo carisma era sconvolgente, disarmante, sapeva come modellare la mente di chiunque e ridurlo all'obbedienza. Poteva convincere qualcuno a morire per lui con una sola frase, sapeva sempre quale tono di voce usare per stregare la mente di chi aveva davanti. Era una qualità che aveva sempre saputo di possedere, e ne andava fiero.
Con Thunder, però, era diverso. Lei gli obbediva e gli era fedele non perché lui l'avesse convinta a farlo. Era stata lei ad andare da lui, e da allora non l'aveva mai deluso. Lei non era come gli altri, non si lasciava manipolare così facilmente, nemmeno da lui, e Grindelwald apprezzava questa sua capacità. Lo irritava, certo, ma allo stesso tempo lo attraeva: come ci riusciva?
Gellert Grindelwald vedeva grandi cose in Thunder. Come eroina era stata mediocre, ma adesso che era passata dalla sua parte poteva davvero dare il massimo e farsi valere. Lo diceva lei stessa. Quella strega gli sarebbe tornata senz'altro utile, e non solo per il suo talento. Scamander. Era ancora affezionato a lei, credeva davvero che lei fosse ancora la dolce scolaretta Goldstein, ne era sicuro. Era solo questione di tempo prima che andasse a cercarla, consegnandosi direttamente a lui e risparmiandogli la fatica di mandare qualcuno a cercarlo. Stava per finire nella sua trappola di sua spontanea volontà, che gentile! Che stupido, anzi.
Sì, Thunder gli sarebbe stata molto utile. Non si pentiva affatto di averla presa con sé. Non sapeva, però, che anche lei era dotata di un certo fascino, quando voleva, e che lui non era l'unico a saper usare le parole come armi...

La ventiquattresima strada era quasi deserta quel giorno. Fortunatamente le poche persone che passavano di tanto in tanto nemmeno fecero caso a Newt, Queenie e Jacob, nonostante i tre si fossero appena buttati dalla finestra senza subire alcun danno. Almeno non avrebbero dovuto Obliviare nessuno. Jacob aveva provato a rialzarsi, ma era ancora debole, così rimase seduto sul marciapiede, spostando lo sguardo da Queenie a Newt in attesa di spiegazioni. Queenie si sedette vicino a lui, gli appoggiò la mano sulla spalla e gli raccontò brevemente di Audrey, tenendo gli occhi bassi per l'imbarazzo. Più parlava, più si sentiva stupida. Come aveva potuto fidarsi di lei? Quando Tina l'aveva tradita aveva deciso di non fidarsi più di nessuno, ma quella ragazza era riuscita comunque a ricavarsi un posticino nel suo cuore per poi distruggerlo senza pietà, ancora una volta. Cosa le stava succedendo? Forse si sentiva semplicemente sola. Eppure non lo era. Sentiva le braccia di Jacob che la stringevano, confortanti, e ne era felice, ricambiò l'abbraccio, lo strinse più forte che poteva, ma non era abbastanza. Le ferite del suo animo le davano tregua di tanto in tanto, ma non potevano essere risanate del tutto. Non si può uguagliare l'affetto di una sorella.
Newt, nel frattempo, non smetteva di camminare avanti e indietro sempre più velocemente, borbottando frasi senza senso in tono nervoso e concitato, il cappotto blu (BLU) che si agitava alle sue spalle a causa del vento forte.
-Adesso non abbiamo neanche più un posto dove stare a causa mia!- notò Queenie, angosciata.
-Non dirlo più, tesoro. Non è colpa tua. Vi inviterei a casa mia, ma non c'è abbastanza spazio per tutti...- disse Jacob, che avrebbe tanto voluto fare di più per aiutare.
-Tranquillo, caro. Troveremo un modo!
-Dovremmo partire subito.- propose Newt, senza smettere di camminare. -Dobbiamo salvare Tina, e poi non c'è più ragione di rimanere qui... al nostro ritorno l'effetto del veleno si sarà già dissolto, e tu e Tina potrete...
-Non possiamo esserne sicuri- lo interruppe Queenie. -e poi Jacob sta male, non lo lascerò qui in queste condizioni!
-Non preoccupatevi per me,- disse coraggiosamente Jacob, -starò bene.
-No, Queenie ha ragione- ammise Newt. -non si abbandonano gli amici. Ti porteremo in un posto sicuro
-Ma dove?- cercò di ragionare Queenie.
-Non saprei...- Newt scosse il capo. -dove potrebbero andare tre disperati bisognosi di aiuto?
-Aiuto... aiuto!- realizzò Queenie. -Ma certo, la Chiesa! Sono sicura che loro ci accoglierebbero.
-Sì, credo sia il momento di andare a far visita ai ragazzi- disse Jacob. -Saranno felici di vederci!
-Dopotutto non abbiamo alternative. Stavolta saranno loro ad aiutare noi- aggiunse Queenie.
Newt non intervenne nella loro discussione. Probabilmente non li stava nemmeno ascoltando. Era troppo impegnato ad osservare un pezzo di stoffa che il vento aveva trascinato proprio sotto la suola della sua scarpa, come per farglielo notare. Si guardò intorno accigliato, poi si chinò e si affrettò a prenderlo prima che potesse volare via di nuovo. Se lo rigirò tra le mani, studiandolo con attenzione. Gli sembrava di averlo già visto, ma non riusciva a capire dove... avvertiva qualcosa di familiare in quel semplice quadrato di stoffa nera, ma non riusciva a capire cosa. Rimase immobile a fissarlo con gli occhi ridotti a due fessure, senza dire una parola, ma non riuscì a venirne a capo.
-Newt? Ehi amico, ci sei?- sentì la voce di Jacob che lo chiamava e trasalì.
-S... sì, cosa dicevamo?- balbettò voltandosi di scatto e lasciandosi scivolare il pezzo di stoffa in tasca. Queenie sembrò notarlo, infatti lo guardò con un certo sospetto, ma fortunatamente non fece domande. Anche perché non avrebbe saputo come rispondere.
-Cosa ne pensi del piano?- chiese Jacob.
-Perfetto, perfetto!- rispose Newt, pur non avendo la più pallida idea di quale fosse il piano, dato che non aveva ascoltato nemmeno una parola di quello che avevano detto i suoi amici.
-D'accordo.- disse Queenie, leggendo i suoi pensieri confusi e alzando gli occhi al cielo. -Allora andiamo!
Queenie si alzò e fece passare un braccio attorno alle spalle di Jacob, aiutandolo ad alzarsi. Lo sollevò con la massima delicatezza e gli permise di appoggiarsi a lei. Lui le strinse forte la mano e cercò di sforzare al massimo le sue gambe per non stancarla troppo. Per quanto esile e apparentemente fragile, Queenie aveva una forza notevole, e sembrò quasi infastidita quando Newt corse ad aiutarla. In quel momento gli ricordò molto Tina, anche se probabilmente lei non avrebbe sorriso, come stava facendo Queenie, avrebbe preferito lanciargli un'occhiataccia. Nonostante tutto, quel pensiero lo fece sorridere.
Nel momento in cui Newt afferrò il braccio di Jacob, i tre si smaterializzarono alla volta della Chiesa.
Ma non sapevano che, in quello stesso istante, anche qualcun altro si stava dirigendo lì...

Tu cerca di non farti investigare (completa)Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ