Ritorno al MACUSA

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D'accordo, Tina, calmati. Sta' calma, puoi farcela. Sei riuscita a cavartela in situazioni peggiori, no? Erano ormai ore che Tina si ripeteva queste parole. Da quando si era svegliata, non pensava ad altro: quel giorno, dopo due lunghi mesi, sarebbe tornata al MACUSA. Era preoccupata, come potete ben immaginare: cosa avrebbe fatto se avesse perso di nuovo il posto? Aveva faticato tanto per ottenerlo (e ri-ottenerlo)...
Queenie era esasperata: i pensieri di Tina erano tanto rumorosi che, nonostante tentasse di coprirli alzando al massimo il volume della radio e cantando a squarciagola tutte le canzoni che le venivano in mente, poteva sentire perfettamente la sua agitazione, come fosse propria. Ovviamente, per entrambe concentrarsi su qualunque cosa era fuori discussione: Tina fallì nel tentativo di trovare il fascicolo che avrebbe dovuto portare al lavoro, mentre Queenie fece cadere un sacchetto di farina mentre preparava la colazione, imbrattando la cucina da cima a fondo. La giornata non era iniziata nel migliore dei modi, insomma.
-Teenie... in nome di Deliverance Dane, potresti calmarti solo per qualche secondo?- implorò Queenie, disperata. Tina fece del suo meglio per controllarsi, e Queenie ebbe un attimo di relativa (molto relativa) tregua. Ne approfittò per preparare la colazione, ma Tina quasi non toccò cibo: nonostante si fosse calmata, non aveva appetito.
Quando arrivò l'ora di andare al lavoro per entrambe, Queenie spense la radio e Tina infilò il suo cappotto da Auror. Le era sempre piaciuto indossarlo, le impediva di sentirsi un totale fallimento, come spesso capitava in altre situazioni. Per questo aveva segretamente accolto il recente arrivo dell'autunno con un certo entusiasmo. Queenie si diede un'ultima sistemata ai capelli e lanciò un'occhiata allo specchio.
-Andiamo.- disse poi, e le sorelle Goldstein si smaterializzarono insieme.
Riapparvero vicino alla pasticceria, davanti alla quale era già radunata una piccola folla.
-Buona fortuna per il nuovo lavoro!- disse Tina a sua sorella, gli occhi fissi sulla vetrina. Lavorare con Queenie le sarebbe mancato più di quanto fosse disposta ad ammettere, ma era sinceramente felice per lei.
-Grazie...- rispose Queenie. -Tina... andrà tutto bene. Fidati di me.-
Vorrei esserne sicura quanto te... pensò Tina.
-Oh, Teen...- Queenie le fece forza con un abbraccio, e con un ultimo, rassicurante sorriso entrò in pasticceria, facendo tintinnare il campanello sulla porta. Tina fece un cenno di saluto a Jacob e si incamminò alla volta del MACUSA, un po' più ottimista. Forse davvero non c'era ragione di preoccuparsi tanto...

Al suo ingresso, tutti ammutolirono, lanciandole strane occhiate che andavano dal sorpreso all'incredulo. Improvvisamente si levarono dei bisbiglii sommessi, e qualcuno la indicò anche con poca discrezione. Lei finse di non curarsene affatto e, a testa alta, si avviò verso l'ascensore, ma non riuscì a fare a meno di chiedersi come mai la guardassero tutti in quel modo. Certo, era mancata per un bel po' di tempo, ma tecnicamente sarebbe dovuta essere un'assenza per malattia... non ci trovava niente di strano. Probabilmente si era solo impressionata.
-Ciao, Red.- disse al goblin con il tono professionale che solitamente adottava sul posto di lavoro. -Ho bisogno di parlare con Madama Picquery.-
Red, che in altre occasioni avrebbe obiettato, intuendo la delicatezza della situazione tacque e schiacciò dei pulsanti. L'ascensore partì.

Tina non era mai stata nell'ufficio della Picquery, ma era esattamente come lo aveva sempre immaginato: impeccabilmente pulito e ordinato, le pareti tappezzate di grafici e cartine. Sulla semplice scrivania di legno erano impilati dei fogli, e un vaso di fiori ravvivava l'ambiente, senza però alterarne la formalità. La Presidentessa era seduta dietro la scrivania, impegnata in un'accesa discussione con due Auror, che congedò quando vide Tina arrivare.
-Goldstein...- disse in tono solenne -come può fingere di essere malata e andare tranquillamente in giro per il mondo quando sa di essere monitorata?-
-Madama presidente, io...- provò a replicare Tina, ma la Picquery la interruppe.
-Le dispiacerebbe spiegare cosa le è venuto in mente?-
-Grindelwald...-
-Invece di intraprendere una missione suicida avrebbe potuto rivolgersi al MACUSA, avremmo immediatamente inviato una squadra di Auror. È la seconda volta che perde il posto per aver agito di sua iniziativa...-
Tina tacque. Dunque non era più nella Squadra Investigativa... sentì qualcosa spezzarsi dentro di lei, ma non si sarebbe arresa così. Era sempre stata una ragazza ostinata, rinunciare alle cose a cui teneva senza combattere non era da lei.
-Non ho nessuna intenzione di andarmene.- disse, una nota di aggressività nella voce.
-Prego?- chiese la Picquery, imperturbabile.
-Ha sentito benissimo. Che cosa avete fatto, esattamente, in questi mesi, mentre io cercavo di sconfiggere il Mago Oscuro che tanto temete?-
Mentre parlava, la porta dell'ufficio si aprì. Quando vide Abernathy entrare fu assalita da un disprezzo tale che dovette trattenersi per non tirare fuori la bacchetta e fare qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi.
-Buongiorono Madama presidente.- disse lui -Goldstein... come mai qui? Pensavo non fosse più un'Auror...- Tina lo guardò accigliata, ma il suo orgoglio non le permise di rispondere.
-Non ho ancora approvato la sua proposta, Abernathy. La signorina Goldstein lavora qui finché non lo dico io.- la Picquery lo rimise al suo posto, e Tina non riuscì a fare a meno di provare un leggero e piacevole senso di appagamento.
-Vorrà scherzare? Pensavo fossimo d'accordo! Il suo è stato un atto di insubordinazione...- insistette Abernathy.
-Esca, per favore, o sarò costretta a sollevare anche lei del suo incarico.- ordinò lei, autoritaria, e Abernathy uscì guardando Tina di traverso.
-Con lei non ho finito.- disse la Presidentessa appena la porta dell'ufficio si fu richiusa, rivolgendosi a Tina. -sua sorella mi ha raccontato di come ha tenuto testa a Grindelwald, quando è venuta a licenziarsi...-
dunque Queenie sapeva tutto... per questo era così tranquilla... dedusse Tina.
-Devo ammettere che sono rimasta colpita dal suo racconto.- continuò -Tuttavia non posso continuare a far finta di niente mentre lei continua a prendere iniziative.- fece una pausa, come per valutare quanto avrebbe potuto dire. -Tina, io credo in te e vorrei darti un'ultima possibilità, ma la situazione qui è più tesa di quanto credi. Abernathy sta iniziando ad acquistare potere e prestigio, e ha molti impiegati dalla sua parte che minacciano di rivoltarsi contro di me al minimo passo falso. Adesso lui ha intenzione di eliminarti, e se non lo assecondassi dovrei affrontare una lotta interna, e il MACUSA potrebbe anche cadere.- le confidò, abbassando la voce. Quella confessione così aperta disorientò per un attimo Tina, ma appena elaborò le informazioni sentì montare la rabbia, e non riuscì a contenerla.
-Vuole dirmi che lei ha paura... di Abernathy?- disse, alzando la voce.
-Non è una questione di paura, e sono sicura che sia abbastanza intelligente per capirlo.-
-Bene, allora tolgo il disturbo.- ora Tina stava quasi urlando. si voltò e fece per uscire. proprio quando stava per sbattere rumorosamente la porta, la voce autorevole della Picquery bloccò la sua mano.
-Goldstein...- la chiamò -riavrà il suo posto, ma terrà l'Admonitor. Provi di nuovo ad agire di sua iniziativa e potrà dire addio al suo lavoro. È la sua ultima possibilità, veda di non sprecarla.-

Tu cerca di non farti investigare (completa)Where stories live. Discover now