Il ristorante- la cena

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Il cibo era divino, in quel ristorante. E per divino intendo che potreste mangiarne all'infinito senza mai stancarvi del suo sapore. Quando le pietanze dall'aspetto splendido vennero servite ai nostri protagonisti, avreste potuto vedere chiaramente gli occhi di Jacob illuminarsi. Anche gli altri non vedevano l'ora di iniziare a mangiare, dopotutto erano piuttosto affamati. E fu così che la cena vera e propria iniziò. Certo, la serata era cominciata in maniera un po' strana: non capita tutti i giorni di entrare in un ristorante e trovare il pianoforte che ti apparteneva, ma dopo questo... notevole inizio seguì una bella cena tra amici. Parlarono degli argomenti più disparati, ridendo e divertendosi, finalmente rilassandosi dopo gli innumerevoli sfortunati eventi che avevano dovuto affrontare. Certo, il destino ne aveva ancora un bel po' in serbo per loro, ma in quel piccolo momento di perfezione che si erano ritagliati sembravano badare solo a quanto di positivo li attendeva, e non c'era spazio per le preoccupazioni. Effettivamente ci sarà anche del bello nella loro storia, ma per il momento eviteremo di divagare eccessivamente.

-Sai Queenie, penso che dovremmo iniziare a scegliere una data per il matrimonio...- osservò Jacob a un certo punto -cosa ne diresti del mese prossimo?- propose speranzoso.
-Vorrai scherzare? Ci sono così tante cose da fare, un mese non basterà mai!- si affrettò a ribattere Queenie. Nella sua voce c'era una leggera nota di agitazione.
-Tesoro, non abbiamo già aspettato abbastanza?- disse Jacob addolcendo il tono di voce.
-Ecco perché non sarà un problema aspettare ancora un po'- rispose lei, sulla difensiva. -Voglio... voglio che sia il giorno più speciale della nostra vita, e abbiamo bisogno di tempo-. Jacob capì dall'espressione tesa di Queenie che quello non era l'argomento migliore di cui discutere, almeno non in quel momento.
-Forse hai ragione.- ammise. Così, l'argomento fu chiuso e Queenie, sollevata, abbandonò la sua espressione timorosa.
-Jacob! Quasi dimenticavo...- Tina prese improvvisamente la parola -domani mattina vieni al MACUSA con me, bisogna registrarti. Non ci vorrà molto, ma è necessario. È la legge.- disse in tono professionale. Jacob annuì.
-Aprirò io la pasticceria, caro.- si offrì Queenie.
-Grazie Queenie, sei la migliore!- Jacob sorrise.
-Allora... come vanno le cose al MACUSA?- chiese Newt a Tina, giusto per fare conversazione.
-Un disastro, ma stiamo rimettendo insieme i pezzi.- rispose lei.
-Sei sempre così catastrofica!- commentò Queenie.
-Almeno Grindelwald non si è più fatto vivo. Non di persona, anche se i suoi seguaci potrebbero essere ovunque.- continuò Tina rivolgendo a Queenie una smorfia scherzosa. C'era però una nota di amarezza nella sua voce; forse perché sapeva benissimo che un giorno non molto lontano lui sarebbe tornato. 
-Mi chiedo come faccia ad avere tanti seguaci,- rifletté Newt, -le sue ideologie sono completamente prive di fondamento!-
-Non del tutto.- affermò Tina.
-Cosa?- chiese Queenie, sperando di aver sentito male.
-Non del tutto- ripeté Tina. -Se ci pensate quello che dice ha senso-.
-Vuole provocare una guerra contro la comunità non magica!- le ricordò Queenie, incredula.
-Quelle persone non ci hanno fatto niente, sarebbe un massacro inutile. E ingiusto.- aggiunse Newt, guardando Jacob.
-E noi? A noi non pensi? Non verremmo mai più perseguitati se non fossimo costretti a nasconderci! Newt, tu dovresti saperlo. Delle persone sono morte a causa dei No-Mag! Tutte le vittime degli Obscurus, compresi gli Obscuriali stessi...- argomentò Tina -niente di tutto questo sarebbe successo se noi non ce ne fossimo rimasti rintanati qui a guardare, senza fare niente-.
-Teen, che cosa stai dicendo?- sussurrò Queenie seriamente preoccupata.
-Ma Tina, non puoi essere d'accordo con lui!- tentò di farla ragionare Jacob. -Grindelwald è solo un pazzo, e ha fatto cose terribili!-
-Non sono d'accordo con lui, e so bene cosa ha fatto. Dico soltanto... l'idea di partenza non è completamente sbagliata, bisogna riconoscerlo. Per quanto possa essere perfido, Grindelwald ha fatto grandi cose.- rispose Tina.
-No. Non c'è niente di buono in Grindelwald. Niente.- affermò Newt con decisione.
-Già, non può andare avanti così. Dobbiamo sconfiggerlo.- disse Queenie.
-E lo sconfiggeremo. Su questo non si discute.- concordò Tina, e gli amici si rilassarono vedendola tornare in lei.
-Grazie al Paracelso! Credevo volessi passare dalla parte di Grindelwald...- confessò Newt.
-Assolutamente no. Mi riferisco solo alle sue idee di partenza, non al modo in cui si sono evolute, né ai mezzi che usa per farle valere.- lo tranquillizzò Tina.
-Allora smettiamo di parlarne. Ognuno è libero di pensare quello che vuole, e non voglio che Grindelwald rovini questa serata.- disse Jacob, e tutti furono d'accordo con lui. In questo modo la conversazione andò avanti indisturbata, l'aria si fece di nuovo leggera e l'atmosfera piacevole, ma se avessero affrontato quell'argomento da subito forse... forse... ma non lo fecero, ed è inutile piangere sull'asfodelo versato.

Ad ogni modo, i nostri protagonisti scoprirono presto che nessuno sapeva raccontare storie divertenti come Jacob. Il suo repertorio era vasto e davvero buffo, e lo recitava con un certo talento: la sua espressione, i versi con cui arricchiva le storie... tutto contribuiva a rendere la sua piccola esibizione un vero spasso, pertanto tutti e quattro si ritrovarono a ridere incontrollabilmente finché, una storia dopo l'altra, i muscoli della faccia non iniziarono a far male. A un certo punto risero tanto forte che tutte le persone nella sala si girarono a guardarli, e Newt non ne fu affatto felice, infatti da quel momento si limitò a silenziose risatine. Alla fine, anche i presenti più curiosi si rassegnarono pensando che i ragazzi avessero semplicemente esagerato con il vino, e ognuno tornò alla propria cena.
Jacob era nel bel mezzo dell'ennesima storia quando Tina aggrottò la fronte: aveva notato un luccichio tra i capelli della sorella, e guardando meglio si accorse che veniva dal fiore che con le sue sfumature rosate faceva capolino tra le ciocche bionde. Strano, di solito i fiori non luccicavano, a meno che... quando Jacob finì la sua storia, Tina non rise, non stavolta. In realtà nemmeno aveva prestato attenzione, era concentrata su altro.
-Carino quel fiore, Queenie... è incantato?- disse invece, andando dritta al punto. Queenie smise di ridere di colpo.
-Sì.- rispose, raccogliendo una lacrima che si era formata all'angolo dell'occhio per il troppo ridere.
-Ma... per quale motivo hai incantato un fiore?-
-Non sono stata io...-
-Non dirmi che l'hai trovato già così!-
-Be'...-
-Queenie, non sai quale incantesimo è stato usato! Sai benissimo che non bisogna mai confrontarsi con la magia che non si conosce, hai idea di quanto possa essere pericoloso?-
-Non dire sciocchezze, Teen! È solo un fiore, non può capitarmi niente di male!-
-Queenie, devi toglierlo subito. Ti è già capitato di pentirti per non aver ascoltato i miei consigli-. La voce di Tina era ferma, il suo tono non ammetteva repliche. Ma proprio in quel momento un petalo si staccò dal fiore e volteggiò lentamente davanti agli occhi di Queenie in maniera quasi ipnotica. Intuendo il pericolo, Tina alzò la voce: -Queenie, toglilo!-
Ma ormai era troppo tardi. Sua sorella non poteva più sentirla. Sbatté le palpebre e sentì un senso di stanchezza piombare su di lei come un macigno e lentamente prendere possesso del suo corpo. Le sue gambe erano intorpidite, i suoi occhi pesanti e non riuscì a reprimere una serie di profondi sbadigli. La sua vista era abbagliata, e tenere gli occhi aperti le costava uno sforzo enorme. Sentì qualcuno che la afferrava per le spalle, e riconobbe a stento Jacob, poi non vide più nulla.

Non ci volle molto a raggiungere la strada dell'appartamento: per fortuna esisteva la Materializzazione. Jacob era visibilmente preoccupato per Queenie che, addormentata tra le sue braccia, non accennava a muoversi. Nel sonno il suo volto angelico appariva disteso e rilassato, e alla luce della luna sembrava assumere l'espressione ingenua di una bambina. Jacob provò un moto di tenerezza guardandola.
-Starà bene?- chiese a Tina, scostando dal volto della fidanzata un ricciolo dorato. Si sentiva terribilmente in colpa: era stato lui a dare quel fiore a Queenie.
-Certo, non preoccuparti. Non è grave, probabilmente c'era del distillato soporifero sui petali, niente di che. Poteva andare molto peggio...- spiegò Tina. -penserò io a lei. Si sveglierà, vedrai-.
Prese delicatamente Queenie tra le braccia, proprio come quando non era che una bambina. Newt si offrì di aiutarla, ma Tina era abbastanza forte da portare la sorella senza troppo sforzo.
-Grazie per la splendida serata.- Tina si rivolse a Jacob. Dal momento che aveva in braccio sua sorella intrappolata in un sonno magico, le sue parole sarebbero quasi apparse ironiche, eppure erano sincere: era stata davvero una bella serata, e ne avevano tutti tanto bisogno. -Ci vediamo qui domani mattina, e... rilassati, se la caverà!- lo salutò, poi si voltò e si incamminò in direzione dell'appartamento. Newt, però, le afferrò l'orlo del cappotto e lei si fermò.
-Tina...- disse. -so che è una serata particolare, posso trovare un'altra sistemazione per la notte-.
-Non ci provare.- rispose lei.
-Ma... ne sei sicura?- chiese lui, un po' incerto.
-Certo! Sai che non sei un fastidio per noi, e poi ho bisogno del tuo aiuto. Sei più bravo di me a curare le persone, e sei anche un ottimo pozionista...- spiegò Tina. -ti prego, non lasciarmi sola!- aggiunse poi a bassa voce, guardando Queenie con aria angosciata. La Legilimens aveva ancora tra le mani il fiore incantato, e lo stringeva al petto. Tina glielo sfilò con la massima delicatezza di cui era capace, e lo osservò attentamente: somigliava a una camelia. A quel punto c'era solo da sperare che le tradizioni che si tramandavano su quel fiore non fossero altro che semplici dicerie.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz