Qualcosa di grosso

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Anche se il dolore era troppo forte per parlarne, Newt e Queenie non avevano smesso un attimo di pensare a Tina. La sua scomparsa aveva segnato profondamente entrambi, e da quando lei se n'era andata i due erano diventati particolarmente affiatati. Nulla unisce quanto un dolore comune. Passavano intere giornate in silenzio, ad aspettare un suo segno, un messaggio, una parola, qualunque cosa. Volevano solo sapere che, da qualche parte, Tina Goldstein era ancora viva, qualunque cosa stesse facendo. Solo questo. Eppure la situazione si era bloccata bruscamente, erano settimane che non si avevano sue notizie. Li aveva lasciati con un pezzo di pergamena e tanti dubbi, domande che forse non avrebbero mai avuto una risposta. E loro non potevano farci assolutamente nulla.
Quella sera, però, qualcosa cambiò.

Una pioggerellina sottile e ostinata picchiettava contro i vetri della finestra, e quel ticchettio ritmico era l'unico rumore che si poteva udire nell'appartamento. Newt osservava le gocce di pioggia che scivolavano lungo il vetro facendo a gara tra loro, immerso nei suoi pensieri. Era silenzioso e immobile, incapace di fare qualsiasi cosa.
Improvvisamente sentì un rumore in direzione della porta che lo fece sobbalzare. Si alzò in piedi e si guardò intorno, un po' spaesato, poi capì che doveva trattarsi di Queenie di ritorno dalla pasticceria e si tranquillizzò. Girò la maniglia e aprì la porta.
Quando vide Queenie trattenne a stento una risata: la sua espressione infastidita era a dir poco comica, e i suoi capelli, gonfi e fuori posto a causa del vento, le conferivano un aspetto davvero buffo, ben lontano dalla sua solita bellezza perfetta. Newt si spostò per farla entrare, così lei fece un paio di passi avanti e lasciò cadere i quattro sacchetti che teneva fra le mani, che emisero un tonfo inaspettatamente forte quando arrivarono al suolo.
-Maledetta pioggia!- sbuffò seccata, lanciando il cappotto gocciolante sull'attaccapanni. -E smettila di ridere! Per te è facile, è da ieri che non metti il naso fuori casa!
-Non sto ridendo!- cercò di difendersi Newt.
-Nella tua mente sì. O credi che non sappia quanto trovi esilaranti i miei capelli?- replicò Queenie.
-Scusa, Queen...- disse lui, aiutandola a portare i sacchetti sul tavolo della cucina. -come mai non mi hai detto che bisognava fare la spesa? Ci avrei pensato io...
-L'ultima volta che sei stato al mercato hai preso lo zucchero al posto del sale!- gli ricordò Queenie.
-Non è colpa mia se sono identici!
-Diciamo che la spesa non è proprio il tuo forte- tagliò corto lei, mentre agitava la bacchetta per dare una sistemata ai suoi capelli.
Deciso a rendersi utile in qualche modo, Newt sollevò la bacchetta e sistemò il contenuto delle buste nella credenza, cercando di essere ordinato, almeno più del solito.
-Per la barba di Merlino, Queen! Quanta roba hai preso?- protestò, ma non si fermò nemmeno per un secondo.
Queenie osservò con aria soddisfatta i vari alimenti che fluttuavano verso la credenza e si autoposizionavano non troppo ordinatamente, ma almeno seguendo un criterio, il che era già una conquista, considerati gli standard di Newt in fatto di ordine.
-Noto con piacere che stai finalmente iniziando a capire cos'è l'ordine!- commentò la strega con un sorrisetto a metà tra l'intenerito e il canzonatorio.
Newt stava per rispondere , ma in quello stesso istante qualcosa urtò contro la finestra.
Newt e Queenie si girarono nello stesso momento, e videro un grosso gufo marrone scuro che lottava contro il vento e la pioggia. Bussava educatamente, chiedendo di entrare.
-Io non ci vado- dichiarò Queenie. -ho appena finito di sistemarmi i capelli, quel ventaccio me li scompiglierà di nuovo!
Newt sospirò e aprì la finestra. Un vento così forte da far tremare il vaso di fiori sul tavolo della cucina entrò con violenza nell'appartamento, accompagnato da qualche goccia di pioggia. Il gelo colpì Newt, insinuandosi nelle sue ossa, e anche Queenie, sebbene si fosse allontanata il più possibile, fu scossa da un brivido di freddo. Il gufo si trascinò lentamente all'interno, con aria solenne. Newt aspettò pazientemente che il gufo entrasse in casa, cercando di ignorare il vento che gli frustava il volto spostando il folto ciuffo di capelli all'indietro, poi richiuse la finestra.
Nel frattempo Queenie aveva già preso al volo la lettera che il gufo portava nel becco. Newt si sedette e sfiorò delicatamente le penne dell'uccello, osservandolo con attenzione.
-È davvero un esemplare meraviglioso!- commentò con gli occhi che brillavano. -Un po' in sovrappeso, ma comunque meraviglioso...
-Mh...- fece Queenie, leggendo la lettera con la fronte aggrottata.
Newt aspettò in silenzio che Queenie finisse di leggere, e nel frattempo controllò che il gufo non si fosse fatto male durante il viaggio. Sembrava tutto a posto.
-È di Weiss!- annunciò improvvisamente Queenie, ripiegando la lettera.
-Il Presidente?- Newt spalancò gli occhi per la sorpresa.
-Sì- Queenie annuì con aria seria. -siamo stati convocati al MACUSA
-E perché mai?
-Non c'è scritto. Vestiti bene, credo che domani mattina accadrà qualcosa di grosso.

Il mattino seguente sia Newt che Queenie si svegliarono di buon'ora. Entrambi sentivano di essere arrivati a un punto di svolta, anche se non avevano la più pallida idea di cosa potesse volere il Presidente del MACUSA da loro. Era chiaro che avesse a che fare con Tina, ma doveva essere qualcosa di davvero importante: di sicuro Weiss era sempre impegnato, se aveva riservato del tempo per parlare con loro di persona, invece di limitarsi alla comunicazione via gufo, allora c'erano solo due possibilità: stava per arrivare un'ottima notizia o stava per accadere una tragedia.
Arrivarono al MACUSA a metà mattinata, con appena qualche minuto di anticipo. Queenie mostrò la lettera al mago in uniforme che sorvegliava l'entrata dell'enorme edificio. Lui la prese in mano e la studiò senza dire una parola, come per verificarne l'autenticità, poi annuì e si spostò per far entrare lei e Newt, non prima di aver rivolto loro un'occhiata preoccupata e incuriosita allo stesso tempo.
Queenie guidò Newt lungo l'enorme scalinata, facendo slalom tra gli impiegati che correvano su e giù senza sosta. I due trattennero il fiato finché non furono nell'ascensore. La strega osservò la lunga fila di pulsanti numerati con gli occhi ridotti a due fessure, poi ne premette uno.
-Dovrebbe essere questo...- mormorò, ma non ne sembrava troppo convinta.
Subito l'ascensore iniziò a tremare e poi schizzò di lato, cigolando e stridendo. Queenie lanciò un'occhiata a Newt, che teneva gli occhi bassi e si tormentava nervosamente le mani.
-Andiamo- dissero nello stesso istante quando le porte dell'ascensore si aprirono, e uscirono a passo svelto.
Queenie scoprì con un certo sollievo che quello era il piano giusto, e quando anche Newt se ne rese conto sembrò tranquillizzarsi leggermente. Il corridoio che conduceva all'ufficio di Weiss era deserto, il rumore dei loro passi echeggiava nel silenzio, scandendo il passare dei secondi. Il tempo sembrò dilatarsi, qualcosa stava per cambiare, probabilmente le risposte che cercavano erano proprio lì, dietro la porta chiusa in fondo al corridoio. Queenie accelerò il passo, decisa, colmando la distanza che la separava dalla porta. Sollevò la mano chiusa a pugno. Aspettò che Newt la raggiungesse, poi prese un respiro profondo e bussò.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Where stories live. Discover now