La battaglia del MACUSA (parte 2)

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Ho dovuto riscrivere tutto da capo, ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Spero non si elimini di nuovo...

I due entrarono nel grande edificio cercando di non dare troppo nell'occhio. Queenie camminava a passo svelto e sicuro, mentre Newt la seguiva, guardandosi intorno ammaliato: nonostante tutto, quel posto lo affascinava ancora.

Improvvisamente, però, mentre salivano la grande scalinata dorata, Newt notò un mago piuttosto robusto che portava un cappotto identico a quello di Tina che aveva intravisto poco prima all'appartamento Goldstein. Doveva trattarsi di un Auror. Il mago li fissava, come per accertarsi di qualcosa. Newt sfiorò il braccio di Queenie per attirare la sua attenzione sull'uomo, ma improvvisamente lui distolse lo sguardo e andò via.
-Non ho avuto il tempo di leggere i suoi pensieri, ma non mi sembra di averlo mai visto...- commentò Queenie
-Ci fissava...- fece notare Newt
-Be', sei un autore di fama mondiale... probabilmente voleva solo chiederti un autografo, ma non ne ha avuto il coraggio...- Newt decise di crederle, anche se quella versione dei fatti non lo convinceva affatto.

Presero l'ascensore e si ritrovarono in un corridoio deserto. Era completamente vuoto, se non fosse stato per le porte di qualche ufficio.
-L'ufficio della Picquery dovrebbe essere in fondo...- mormorò Queenie, poi si incamminò a grandi passi lungo il corridoio. Il rumore delle sue scarpe riecheggiava sinistro nel silenzio innaturale del corridoio. Non si udiva altro.
A un tratto, però, Queenie percepì un rumore di passi estranei. Non erano i suoi, né quelli di Newt.
Un attimo dopo Queenie sentì dei pensieri che gli suonavano familiari, e allora capì: la loro missione era fallita. Erano in trappola.

-Bene... vedo che abbiamo dei visitatori!- Abernathy era proprio lì, dietro di loro. Cercare una via di fuga si rivelò inutile: prima che potessero accorgersene quattro Auror, tra cui il mago robusto che li fissava poco prima, li avevano circondati.
-Se cerchi di salvare il tuo matrimonio, signorina, sappi che sei venuta fin qui inutilmente.- disse Abernathy, rivolto a Queenie -la Picquery sa già tutto, e sarà meglio che tu vada via, se non vuoi che ti arresti.-
-Assolutamente no. Non dopo tutto quello che hai fatto a me e a mia sorella! Non hai idea dello stato in cui è ridotta per colpa tua. Sei una persona orribile, e... oh, buon Lewis!- tutte le argomentazioni di Queenie svanirono quando lesse i pensieri di Abernathy. Non riusciva a credere a quello che percepiva: Abernathy non voleva solo liberarsi di sua sorella, come Tina pensava. In realtà la sua motivazione principale era sabotare il matrimonio. Queenie sapeva che Abernathy aveva sempre avuto un debole per lei, ma non pensava che si sarebbe spinto fino a quel punto... Non sapeva come agire. Combattere sarebbe stato inutile, a quel punto, quindi Queenie decise che la cosa migliore da fare sarebbe stata agire con umanità, calore umano. E quanto a empatia, Queenie era imbattibile. Fece un passo in avanti nel tentativo di avvicinarsi ad Abernathy, ma l'Auror più vicino la bloccò puntandole la bacchetta alla gola. Lei guardò Abernathy negli occhi.
-Fatela passare.- ordinò lui, e l'Auror abbassò la bacchetta.
-Robert...- iniziò Queenie, appoggiando una mano sulla sua spalla. Chiamarlo in quel modo suonava piuttosto strano: per lei era sempre stato il signor Abernathy... -caro, so che per te è difficile. Lo so bene, e ti capisco, ma... tra noi due non potrebbe mai funzionare, e lo sai anche tu. Mi stai solo facendo soffrire immensamente, e non lo faresti se davvero tenessi a me... ti prego, cerca di capire: non c'è niente di sbagliato in te, ma io amo un'altra persona.-

Abernathy si fermò a riflettere per un momento, mentre sia Newt che gli Auror assistevano alla scena increduli. Nel corridoio calò un silenzio teso che sembrò durare un'eternità.

Poi Abernathy parlò.

-Mi dispiace, Queenie... l'hai voluto tu.- le puntò la bacchetta contro, e così fecero i quattro Auror, e lo scontro ebbe inizio. Queenie e Newt erano soli contro cinque maghi con molta più esperienza di loro, e per di più i combattimenti non erano proprio la loro specialità. Non avevano alcuna speranza di vittoria.
Poco dopo, infatti, sia Queenie che Newt si ritrovarono ad indietreggiare. I colpi erano tanto veloci e potenti che riuscivano a malapena a pararli. Ma poi accadde:
Bastò un attimo di distrazione, e Queenie venne colpita. Si accasciò al suolo, le membra doloranti. Respirava appena.
-Queenie!- la chiamò Newt, preoccupato, ma un attimo dopo sentì la bacchetta dell'Auror robusto sfiorargli la gola.
-Portala via.- ringhiò Abernathy, indicando Queenie. Newt, però, non si mosse.
-Ho detto che devi portarla via.- ripeté, alzando il tono di voce. -Non potrà mai sposare quel No-Mag, mai, quindi non avete ragione di essere qui. Fareste meglio ad andare via.- Ma Newt rimase al suo posto, impassibile. Non avrebbe gettato la spugna così facilmente.
-D'accordo, come vuoi...- sospirò, poi si rivolse a un altro Auror. -Possiamo procedere.- Gli disse, e l'Auror puntò la bacchetta contro Queenie che, tutte le energie ormai prosciugate, non ebbe nemmeno la forza di sollevare lo sguardo.
-No!- tentò di protestare Newt, ma l'Auror che lo bloccava premette ancora più forte la bacchetta contro la sua gola. Non poteva fare altro che stare lì a guardare mentre l'Auror che puntava la bacchetta contro Queenie apriva la bocca per lanciare l'incantesimo.

-Cruci...- Prima che potesse finire di pronunciare la formula, però, l'Auror perse i sensi e cadde.

-Se vuoi fare del male a Newt o a mia sorella dovrai prima passare sul mio cadavere!-Tutti si girarono in direzione della voce: Tina Goldstein era proprio lì, dietro di loro, e stringeva la bacchetta a due mani, lo sguardo deciso e agguerrito. Sembrava non avere nulla a che fare con la Tina avvilita e scoraggiata di poche ore prima. Proprio come una Fenice, Tina era rinata dalle sue ceneri, aveva fatto delle sue debolezze un'arma, dei suoi dubbi una corazza. Sul suo volto adesso si intravedeva ancora una ragazza addolorata e insicura, ma la sua espressione era quella di chi ha deciso di prendere in mano la sua vita e renderla degna di essere vissuta, piuttosto che piangersi addosso.

Tina Goldstein era tornata.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Where stories live. Discover now