Loro ci sarebbero sempre state

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Only know you love her when you let her go
(Passenger, Let Her Go)

Newt Scamander non dormì affatto quella notte. E come poteva, dopo quello che era successo?
Ti credevo diverso! La voce di Tina si insinuava nella sua mente in continuazione, procurandogli un dolore atroce ogni volta.
Mi fai ribrezzo! La testa gli pulsava, il senso di colpa lo aggrediva togliendogli il respiro. Tremava come una foglia. Il pensiero di quello che le aveva fatto lo tormentava, aveva paura di se stesso, si sentiva un mostro. Come aveva potuto? Adesso anche lei lo odiava, non gli avrebbe più rivolto la parola. Non avrebbe più voluto vederlo, ne era sicuro.
Sospirò nel disperato tentativo di allontanare la sua angoscia, e prese il biglietto che ancora teneva nella tasca del cappotto. Lo guardò in silenzio: la nave era ormai andata, non poteva più partire. Se ne sarebbe andato la mattina dopo, decise. Adesso il suo bisogno di lasciare quel posto era ancora più forte, perché sapeva che lei sarebbe stata meglio senza di lui.  E lui voleva che lei stesse bene.
L'aveva amata, anche se non se ne era mai reso conto del tutto, e l'aveva persa.

E faceva maledettamente male.

Avrebbe voluto urlare, ma nessuno l'avrebbe aiutato. Ora non aveva nessuno. No, aveva ancora le sue creature. Loro ci sarebbero sempre state. Si alzò e, appena rincuorato da quel pensiero, iniziò a camminare. Non poteva fare altro, solo camminare, e camminare ancora, desiderando di più a ogni passo che le cose non fossero mai andate in quel modo. Passeggiò per ore, in punta di piedi per non disturbare il silenzio perfetto di quel posto, guardando intenerito ognuna delle sue creature addormentate, dalla più grande alla più piccola, come una madre guarda i suoi figli. Prese tre grosse monete luccicanti e le infilò nella piccola cavità dove lo Snaso riposava: sarebbe stato felice di trovarle, al suo risveglio; rimboccò le coperte a Dougal e Luna, che condividevano il giaciglio, attento a non svegliarli; contò gli Asticelli per accertarsi che nessuno di loro si fosse perso: Titus, Finn, Poppy, Marlow e... ah sì, ecco Tom! C'erano tutti. Immobili nel sonno, si confondevano tra i rami, sfuggendo allo sguardo di chiunque non sapesse dove cercare. Pickett era appollaiato nella tasca del cappotto di Newt, una sola foglia verde ne emergeva indicando la sua presenza. Il Magizoologo tolse il cappotto e lo adagiò con cura ai piedi dell'albero, perché il piccolo Asticello potesse riposare in tutta tranquillità. Anche l'enorme Nundu era assopito, e respirava profondamente. Il suo fiato non avrebbe impiegato molto a trasmettergli una malattia mortale, ma Newt sapeva quali precauzioni adottare per risolvere quel piccolo problema senza interferire con la sua natura selvaggia, e soprattutto senza farlo soffrire. Non avrebbe mai fatto del male alle sue creature.
Ma ne aveva fatto a Tina.
In qualche modo quel pensiero tornò ad attaccare la sua mente, riaprendo la strada a tutti i pensieri negativi: non sarebbe bastata una passeggiata ad eliminarli.

Si lasciò cadere su una grossa roccia e si prese la testa tra le mani, mentre il sole sorgeva pigramente davanti a lui. Rimase quasi sorpreso nel vedere l'alba, quella notte era sembrata infinita. Quanto avrebbe voluto poter tornare a splendere con il sole, dopo la notte buia che stava attraversando la sua anima! Ma sapeva che niente sarebbe mai stato come prima: la pagina era stata voltata e non si poteva più tornare indietro. Il suo sguardo si perse nel vuoto e una lacrima gli rigò la guancia: aveva disperatamente bisogno di aiuto, ma era più solo che mai.

Inaspettatamente, però, l'aiuto arrivò, sotto le curiose spoglie di uno scimmiotto dal pelo argenteo.

Dougal saltò giù dal suo giaciglio tutto agitato e trotterellò in direzione del Magizoologo. Si sedette accanto a lui e prese a fissarlo con i suoi grandi occhi perennemente tristi, come in attesa.
-Tutto bene, Dougal?- chiese Newt. La sua voce era bassa e roca dopo il prolungato silenzio.
Il Demiguise scosse il capo, poi indicò Newt con un dito peloso e mostrò un'espressione abbattuta.
-No, non sono triste!- lo tranquillizzò Newt, capendo al volo cosa stava cercando di dirgli. -Mamma sta bene-.
Dougal, però, continuò  a fissarlo, chiaramente insoddisfatto della risposta ricevuta.
-D'accordo, forse solo un po'- ammise Newt, rivolgendo lo sguardo al pavimento. -è solo che... Tina mi piace tantissimo, e voglio proteggerla. Ma ho combinato un disastro... combino sempre disastri, ma stavolta sono stato terribile...- raccontò. Le parole andavano dal suo cuore alla sua bocca senza essere chiamate, e gli fu più semplice di quanto pensasse parlare di quello che era accaduto. -volevo... solo proteggerla. Solo questo. Adesso però mi odia, non mi vorrà mai più! Oh, Dougal... cosa dovrei fare?-
Il Demiguise sembrò capire le parole del Magizoologo. Continuò a guardarlo per qualche istante, poi protese le braccia pelose e le avvolse attorno al collo di Newt, stringendolo in un caldo abbraccio consolatorio. Newt gli accarezzò con gratitudine il pelo argento, e si sentì meglio.
Sebbene fosse ancora turbato, il Magizoologo non riuscì a trattenere un sorriso; anche quando tutto sembrava perduto, le sue creature erano sempre lì accanto a lui, a confortarlo a modo loro, proprio come una vera famiglia, senza chiedere niente in cambio. Era uno dei tanti motivi per cui preferiva gli animali alle persone.
L'idea che qualcuno, da qualche parte, stesse proprio in quel momento maltrattando quegli esseri innocenti solo per i propri scopi personali era inconcepibile per lui, lo faceva stare male.

Intanto, dal comodo giaciglio, Luna osservava la scena. Anche lei aveva notato che mamma era triste, e le dispiaceva. Perché qualcuno avrebbe dovuto fare del male a una persona tanto buona, che l'aveva guarita e ogni giorno le portava da mangiare?  Si mosse leggermente e il nido ondeggiò. Le piaceva il fatto che il giaciglio dondolasse, lo trovava divertente. Continuò a guardare mamma Newt, che stava parlando con il suo nuovo amico, e all'improvviso i suoi occhi diventarono blu: una visione. Era da tanto che non ne aveva una, da quando quell'uomo cattivo le aveva tagliato il pelo e le aveva fatto tanto male. Aveva quasi dimenticato com'era vedere il futuro.
Tutto divenne blu, proprio come i suoi occhi, e in una frazione di secondo vide mamma Newt e un'altra persona. Era la signora che l'aveva salvata! Si stavano tenendo la mano, e sorridevano. Sembravano davvero contenti di essere insieme. Poi la scena cambiò, e Luna vide un posto che sembrava la casa dove la signora l'aveva portata quando l'aveva salvata. C'era di nuovo lei nella visione, e poi arrivò anche Newt. Stavano parlando, e si guardavano negli occhi. Poi i due iniziarono ad avvicinarsi poco a poco, mamma Newt allungò la mano verso la bella signora e le toccò il pelo nero che aveva in testa. Adesso erano vicinissimi. Lo spazio che li separava era davvero piccolo, ma loro si avvicinarono ancora un po', finché... la visione si dissolse così come era arrivata. Gli occhi di Luna tornarono neri, e si ritrovò di nuovo nel nido, a guardare Newt che si alzava e usciva. Forse andava dalla bella signora. A Luna piacque quell'idea, e decise che la sua visione si sarebbe avverata. Era contenta quando quei due erano insieme, perché erano entrambi tanto buoni ed erano stati gentili con lei, e voleva vederli felici.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Where stories live. Discover now