L'infausto risveglio

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Al suo risveglio, Newt impiegò qualche istante a riconoscere il posto in cui si era ritrovato. Dovette sbattere più volte le palpebre prima che i contorni delle cose si facessero riconoscibili e, poco a poco, sempre più vividi.
Era nell'appartamento delle sorelle Goldstein, disteso sul divano, e osservava il soffitto, immobile. Ma come era finito lì? I ricordi tornarono uno alla volta, e presero pigramente posto nella sua mente: New York era stata attaccata. Il suo sguardo andò automaticamente alla finestra: non c'era alcun segno di distruzione, tutto era tranquillo, come se nulla fosse successo. Strano. Sospirò e, ignorando il dolore acuto provocato da un grosso livido violaceo che spiccava sul suo braccio, si sollevò leggermente, in una goffa imitazione di una posizione seduta. Gli ci volle tutta la sua forza di volontà. Si stiracchiò e si scoprì piuttosto intorpidito.
Fu in quel momento che Queenie entrò, così piccola ed esile nella sua vestaglia di una tenue sfumatura di rosa. Era visibilmente spossata, i capelli in disordine e gli occhi cerchiati. Stringeva tra le mani delle bende che lasciò cadere quando vide Newt seduto sul divano, un po' ammaccato ma vivo.
-Newt! Credevamo che non ti saresti più svegliato...- disse, raccogliendo le bende sparse sul pavimento.
-Ma quanto ho dormito?- domandò lui, massaggiandosi la fronte.
-Quattro giorni. Davvero una bella botta...- rispose Queenie. -ti fa male?- chiese poi, tastandogli una ferita sul braccio sinistro, fasciata accuratamente.
-Solo un po'- rispose Newt, mentre Queenie sostituiva la benda.
-Ti è andata bene, almeno respiri ancora...- disse Tina, che era appena entrata. Anche lei sembrava provata.
-Grazie Tina,- Newt fece una smorfia quando Queenie gli strappò la benda, rivelando un brutto taglio. -sei sempre così incoraggiante... cosa è successo, comunque?
-Per fortuna gli Auror sono intervenuti in tempo, c'è stato uno scontro...- spiegò Queenie.
-Weiss si è rivelato un'ottima guida, tutti i seguaci di Grindelwald sono stati catturati e verranno giustiziati.- continuò Tina. La sua voce era piatta, non lasciava trasparire alcuna emozione. Era impossibile dire con certezza come la facesse sentire quella notizia.
-Non sarebbe sarebbe stato possibile se qualcuno non avesse lanciato l'incantesimo decisivo...- Queenie rivolse un'occhiata fugace a Tina mentre parlava. Sapeva che era stata lei. Non ci voleva.
-E... la creatura?- chiese Newt.
Il volto di Queenie si incupì all'istante e lui capì. Fu pervaso all'istante dal bisogno di fare qualcosa e mettere fine a quell'ingiustizia. Era decisamente troppo, Grindelwald andava fermato.
-Non succederà mai più.- disse con convinzione. -Nessuna creatura verrà più costretta ad uccidere per Grindelwald e poi morire. Nessuna-.

Quella sera Newt raccolse tutti i suoi averi e li infilò a casaccio nella valigia. Dopo quello che era successo aveva fretta di andarsene. Salutò mentalmente quel posto che era stato la sua casa per molto più a lungo di quanto aveva programmato. Era stato fermo per troppo tempo, e l'idea di tornare a viaggiare generava in lui un senso di sollievo che ben poco si addiceva a una persona mite e conciliante intenzionata a distruggere un Mago Oscuro incredibilmente potente, e per di più da solo. Almeno i dolori che lo avevano aggredito quella mattina quando si era svegliato avevano deciso di dargli tregua. Non aveva pianificato nulla, non sapeva bene cosa stava per fare, ma dopo quello che aveva visto non poteva continuare a stare seduto a guardare attraverso un giornale il mondo che andava a rotoli. Qualcosa di terribile stava per accadere, e bisognava intervenire prima che fosse troppo tardi.
Sperava di andarsene mentre le ragazze dormivano, senza attirare l'attenzione. Sapeva che sarebbe stato molto più semplice andarsene senza vederle: non avrebbe sopportato un addio.

Fu però costretto a rivalutare i suoi piani quando Tina si materializzò dietro di lui.
-Cosa stai facendo?- gli chiese, facendolo sobbalzare.
-Parto.- la risposta di Newt suonò più fredda di quanto avrebbe voluto.
-Parti?- ripeté Tina, incredula. -E te ne vai così, senza dire dove né perché? Senza salutarmi? Senza salutare tutti noi?-
Newt rimase in silenzio, evitando lo sguardo di Tina. Lei aveva un'espressione dura disegnata sul volto, un solco le era comparso tra le sopracciglia.
-Perché vuoi andartene?- chiese Tina, abbassando il tono di voce. -Ti ho fatto qualcosa?-
-Grindelwald- riuscì a dire Newt con un filo di voce. L'espressione di Tina cambiò di colpo. Sembrava sorpresa e preoccupata allo stesso tempo. Quell'unica parola era bastata a farle capire tutto. Non cercò di fermare Newt, ma fece quello che lui più temeva:
-Vengo con te.
Silenzio. Newt chiuse la valigia con un colpo secco, e il rumore riecheggiò nella stanza.
-No.- disse lui senza voltarsi. -No, Tina. Non ti lascerò venire con me, è troppo rischioso-.
-Troppo rischioso? Newt Scamander, credo che tu non abbia ben chiaro con chi stai parlando. Rischiare è il mio lavoro!- Tina fece un passo avanti e incrociò le braccia, fissando Newt in attesa di una risposta.
-Sì, ma se si può evitare non ho intenzione di metterti in pericolo- ribatté lui.
-Verrò con te.
-Non insistere, Tina.
-Ah no, io insisto eccome!
Newt si voltò lentamente, ma tenne gli occhi bassi. Sospirò rumorosamente.
-Ascolta, non sei tu il problema, ma...
-È perché sono una donna?- disse Tina improvvisamente, cogliendolo totalmente impreparato. L'atmosfera si fece pesante, satura di una tensione che crebbe fino a diventare insopportabile. Le parole di disprezzo che Abernathy le sbraitava contro in continuazione risuonavano nella sua mente. Anche se quell'uomo meschino apparteneva al passato, le cose che le diceva erano impresse nella sua mente, ormai parte del suo essere.
-Io... no, io... è che...- balbettò Newt, non sapendo cosa dire.
-Non mentirmi, Newt. È perché sono una donna?- chiese di nuovo lei, seria. -È per questo? È perché le donne sono "troppo deboli" per queste cose? È così che la pensi?-
Era tristemente abituata ad essere considerata debole per quello che era, però si sarebbe aspettata di vedere Newt negare tutto fermamente e rassicurarla.
Ma Newt tacque.
Tina considerò quel silenzio come una conferma, e quella consapevolezza la colpì come una pugnalata. Da lui non se lo sarebbe aspettato.
-Ascolta, Tina. Non voglio discutere con te- Newt era disperato. Si tormentava nervosamente le mani, evitando ostinatamente il contatto visivo.
-Ah, non vuoi?- sibilò Tina, delusa e infuriata. Stava riassumendo gradevolmente quel tono irritato che gli aveva rivolto il lontano giorno in cui aveva cercato di arrestarlo. Sembrava trascorsa un'eternità. Adesso, però, le sue parole erano molto più fredde e taglienti. -Signor Scamander, lei non ha capito niente, niente di me!- urlò. Sfoderò la bacchetta e, in un impeto di rabbia, gliela puntò contro.
-Tina...- sussurrò lui con voce implorante. Voleva disperatamente dirle che c'era stato un fraintendimento, che lui non riteneva le donne più deboli degli uomini.
Ma non poteva.
-Sa una cosa? Pensavo di provare qualcosa per lei, ma non avrei potuto sbagliarmi di più. Mi fa ribrezzo!- Tina sputò quelle parole con una facilità che la spaventò. Non era nemmeno sicura di pensarlo davvero, ma la rabbia la accecava e aveva bisogno di urlare. Un lampo partì dalla sua bacchetta per andarsi a schiantare sul muro alle spalle di Newt.
Newt non voleva combattere contro di lei, ma qualcosa lo spinse a sollevare la bacchetta nella sua direzione. Lei tentò di disarmarlo, ma lui riuscì a parare l'incantesimo. Prima che potesse proferir parola venne colpito da una potente raffica di Schiantesimi. Arrivavano uno dopo l'altro, senza sosta, e lui non aveva nemmeno il tempo di respirare.
Newt non attaccò mai Tina, si limitò a proteggersi dai suoi incantesimi. Ma lei era davvero troppo veloce, e un incantesimo penetrò le sue difese. Newt cadde all'indietro battendo la testa, e centinaia di pallini rossi gli danzarono davanti agli occhi, tutto si fece sfocato. Tina abbassò la bacchetta, senza pentirsi minimamente di quello che aveva fatto.
-Chi è il debole, adesso?- ringhiò. Il suo volto era sconvolto dalla rabbia e dalla delusione.
Newt sentì una stilettata di rabbia colpirlo e diffondersi fino a invadere ogni cellula del suo corpo. Era una sensazione nuova che lo spaventava.
Senza pensarci, come mosso da un selvaggio spirito animale, si rialzò di scatto e con un movimento fulmineo prese il polso di Tina, serrandolo violentemente in una stretta morsa. E strinse più forte, più forte...
Fu il grido terrorizzato di lei a riportarlo alla realtà. Cosa stava facendo?
-Newt! Lasciami Newt, mi stai facendo male!- urlò Tina, dimenandosi per liberare il polso arrossato. -Newt!- lui allentò la presa, inorridito per quello che aveva appena fatto, e Tina ritirò il braccio con furia.
Newt si guardò la mano terrorizzato. Cosa aveva fatto! Il rimorso lo dilaniava. Come aveva potuto? Non gli era mai successo nulla di simile, mai aveva perso il controllo in quel modo.
-Sai, io ti credevo diverso...- disse Tina tenendosi il polso dolorante -ti credevo diverso... e invece sei proprio come tutti gli altri. Mettetevelo bene in testa: le donne non sono deboli. Non c'è nessuna differenza tra noi e voi. Nessuna. E te lo dimostrerò-.
Si alzò e, senza aggiungere altro, si voltò e se ne andò. Si ritirò in camera da letto sbattendo la porta e pianse tutte le sue lacrime.

Queenie, che per tutto il tempo aveva finto di dormire ma in realtà aveva sentito tutto, si alzò lentamente e, senza dire niente, si sedette sul letto di Tina e le cinse le spalle con un braccio. Tina si avvicinò di più alla sorella e si rifugiò tra le sue braccia, piangendo sulla sua spalla, e Queenie le accarezzò delicatamente i capelli.
-Perché l'ho fatto?- continuava a ripetere Tina tra i singhiozzi. -Perché l'ho fatto?-
Quando non ebbe più lacrime da piangere tirò su col naso e rialzò la testa, guardando Queenie negli occhi.
-Pensa che io sia debole?- chiese, tremando visibilmente. Queenie scosse leggermente il capo.
-No...- disse con il suo tono più soave. -certo che no! Voleva solo proteggerti-
-Proteggermi... Proteggere...- ripeté Tina a bassa voce, e il suo sguardo andò automaticamente a un libro di Rune Antiche posato su uno scaffale: aveva un'idea.

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