29. Di orgoglio si muore

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«Mi hai salvato» mormorai, chinandomi su di lei e poggiando la fronte sulla sua. La sua mano era ancora stretta forte nella mia.

«Ti sei salvato da solo, venendo da me. Vorrei tanto riuscire ad allontanare ogni problema dalla tua vita, vorrei solo che fossi più sereno» disse, strofinando dolcemente il suo naso al mio.

«Sapere che non hai più paura di me mi rasserena già tanto» risposi, poi ci avviammo verso la stanza di mia madre per rimettere Mattia nella sua culla. Mentre ci spostavamo nella mia stanza la vidi tormentarsi le mani, come se ci fosse qualcosa che la preoccupasse.

«Va tutto bene?» le chiesi, mentre ci sedevamo sul mio letto. Lei mi abbracciò forte, poi si staccò e si infilò una mano in tasca.

«Io voglio aiutarti, Totò... e voglio farlo in modo concreto. Non ho più intenzione di vederti saltare i pasti o lavorare in pizzeria fino a non avere più forze. Tu devi studiare e devi impegnarti con tutto te stesso perché so che puoi farcela» affermò, con gli occhi che le brillavano per l'emozione.

Tirò fuori dalla tasca una busta bianca e me la consegnò, mordicchiandosi il labbro.

«È il tuo regalo di compleanno e ti prego, per favore, ti supplico, prendilo. Non sono disposta ad accettare un rifiuto» mi guardò serissima. Io avevo già capito cosa contenesse la busta, ma l'aprii lo stesso.

Un assegno.

Un assegno da cinquemila euro, per la precisione.

Guardai prima quel pezzo di carta e poi Aurora sgranando gli occhi stupito, dato che la cifra andava ben oltre ogni mia possibile ipotesi.

Le riconsegnai la busta e il suo contenuto.

«No, n-no... Auri, non posso accettare tutti questi soldi, non posso proprio» balbettai, impallidendo un po'. Lei per tutta risposta mi rimise, a forza, la busta in mano.

«Non è una cifra poi così enorme... e chiederò a mio padre di trovare un lavoro migliore a tua madre, magari nella sua azienda. Nel frattempo, voglio che tu prenda questi soldi e ti tolga tutti gli sfizi che hai. Prendili per te, per tua madre, per tuo fratello... è un regalo che ti sto facendo con tutto il cuore, per favore, non rifiutarlo» mi pregò, accarezzandomi dolcemente una guancia.

Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi.

Una parte di me, spaventata e orgogliosa, non avrebbe mai voluto accettare quel denaro, perché non volevo che lei pensasse che i soldi fossero un elemento che mi aveva avvicinato a lei.

Tuttavia, l'altra parte più grande e realista era consapevole che lei lo sapesse già.

Avevo troppo bisogno di quei soldi per prendermi cura della mia famiglia, almeno per un po'. Quel regalo mi stava dando un'altra possibilità per fare qualcosa di buono e non potevo rifiutarlo.

L'abbracciai forte, tremando un po' nel tentativo di trattenere le lacrime e mi accoccolai a lei come un bambino piccolo.

«Grazie...» sussurrai, con la voce spezzata dalla commozione profonda.

Lei mi strinse forte a sé, baciandomi il collo e poi la guancia e sussurrò al mio orecchio.

«Volevo dirti un'altra cosa... ti amo anche io, da matti».

Il cuore prese a battermi all'impazzata.

Avevo udito bene? L'aveva davvero detto o me l'ero solo immaginato?

Mi staccai un po' da lei in modo tale da guardarla negli occhi, con i miei ancora lucidi per l'emozione che stava crescendo a dismisura.

«Pensavo non mi avessi sentito» ammisi, mordicchiandomi il labbro. Lei mi accarezzò le guance con una tenerezza che mi fece sciogliere ancora di più.

La Guerra tra di NoiWhere stories live. Discover now