Un vampiro addormentato su una nave da crociera

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«Si, ma adesso dovresti dormire, non buttarti a mare» mi ritrovai a sganciargli il mantello e cercare di metterlo a letto «Avanti, ora riposa»

«È commovente che tu ti prenda cura di me... Sul serio» obbediente come un bimbo, si coricò, e si mise il cappello sulla faccia «Devo dire che una delle tante cose che adoro è giocare a mamma e figlio. La mia mamma non era proprio quella che avrei desiderato, ma a quel tempo molte mamme erano così...»

«Gli storici mi invidierebbero» disse September «Sono qui a sentire Vlad l'Impalatore che parla della sua mamma»

«Oh, si, forse ti invidierebbero... Quasi certamente sarebbero pronti a sborsare cifre impossibili per intervistarmi»

«Sei un enigma»

«Sono un sogno»

«Che modestia...»

«Sai cosa intendo» Vlad disse questo, e poi la stanza piombò in un silenzio funebre.

Era come se fosse morto qualcuno, ed il suo corpo non dava alcun sintomo di vita di alcun genere. Di giorno cadavere, di notte uomo, sembrava una qualche maledizione da fiaba. Lo toccai su un braccio, rigido, e lui non si mosse.

«Non puoi svegliarlo più» Mi spiegò September «È come morto fino a che il sole non tramonta. Lo svegli solo se gli fai del male, tipo gli mutili un braccio, o gli ficchi un paletto nel cuore... all'albergo faceva così, si metteva il cappello sulla faccia e non si muoveva»

«Li chiude gli occhi?»

«E che ne so, ho detto che si metteva il cappello sulla faccia, non l'ho mai visto in volto mentre dormiva... ma stando a ciò che ho letto no, non chiude gli occhi. Perché non controlli?» il suo sorriso si fece beffardo, una scintilla divertita animò i suoi occhi verdi «Oppure hai paura di vedere gli occhi fissi e vitrei di un demone?»

«Paura?».

Se voleva sfidarmi a levare il cappello al vampiro, beh, ci era riuscito. Afferrai il copricapo e lo tirai su. Sotto, c'era quel volto, coperto da un velo pallido, pieno e rilassato. Le labbra erano chiuse e immobili, le palpebre erano socchiuse, ma gli occhi si vedevano, ombreggiati dalle ciglia nere e folte. Le iridi, rosse, erano come al solito lucide, ma di una lucentezza vitrea e immobile che mi ricordò gli occhi delle bambole.

Gli rimisi il cappello in faccia, con delicatezza.

«Dorme con gli occhi aperti» Conclusi, sorridendo a September, poi mi ricordai della situazione assurda in cui eravamo finiti, assurda, ma da cui potevamo trarre vantaggio «Siamo su una nave da crociera, non è vero?»

«Si»

«E che cosa si fa su una nave da crociera?» avanzai verso di lui, a passo cauto, tanto da sembrare a me stessa una videocassetta mandata al rallentatore.

Lui mi fece l'occhiolino e uno strano rumore schioccante con la bocca

«Ci si diverte!».

Dieci minuti dopo eravamo ad ascoltare un complesso rock emergente al piano di sopra, in uno dei saloni più grandi che abbia mai visto, con un lampadario spaventosamente grande, tutto in cristallo sagomato in piccole gocce che pendevano lungo corde di metallo. C'era gente vestita con abiti colorati, intorno a noi, e non mancavano neppure le classiche camicie hawaiane che si vedono alla televisione.

Io sorseggiavo un cocktail misto Bacardi e Martini. In realtà non avevo idea di cosa fosse il Bacardi e forse neanche tanta voglia di assaggiarlo, ma avevo visto quel pipistrello sull'etichetta e sul tappo, perciò, per qualche strano motivo, avevo deciso di farmelo mettere insieme con l'altro alcolico.

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