Aldo, la bottega e l'uomo misterioso

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Curiosamente, anche September si fermò nei pressi dell'elefante, con le braccia incrociate

«Aldo! Oh Aldoooo!» chiamò, senza scomporsi più di tanto

«Chi stai chiamando?» gli chiesi, ma lui sollevò verso di me il palmo aperto della mano, come ad intimarmi il silenzio.

Attesi per un minuto e mezzo circa, poi dalla bottega di oggetti artigianali uscì un uomo alto sul metro e settantotto, bruno, capelli corti, con un camice da lavoro color petalo di girasole sporco di blu e arancione. Aveva le guance arrossate, come se avesse preso troppo sole, e gli occhi di un blu così intenso che mi parve quasi irreale. Non avevo mai visto un blu del genere, magari poteva anche essere comune fra gli esseri umani, ma per quanto riguarda me... beh, mi rapì. Era un colore tanto vivo da sembrare smalto.

L'uomo, non appena vide September, sorrise ampiamente, mostrando denti spessi e non completamente bianchi

«September, da quanto tempo non ti fai vivo?» nella sua voce virile si alzavano toni gioiosi quasi esagerati, teatrali, eppure, da quello che riuscii a capire, sinceri «Sembra che tu ti sia dimenticato dei tuoi vecchi amici...»

«Dimenticato?» September avanzò verso di lui e gli porse la mano, che l'uomo di nome Aldo strinse con vigore «Dimenticato di te? I maghi non dimenticano...»

«Ancora con quella storia?» ridacchiò e gli diede una pacca fraterna non appena si fu liberato la mano dalla stretta

«Qualcosa non va in "quella storia", per caso?» Set aggrottò le sopracciglia

«Ma figurati... solo che non ti sei fatto più sentire. Nemmeno una letterina, eh, vecchio birbone?»

«Non è colpa mia. Beh, non del tutto»

«Come sarebbe a dire?».

Set si ritirò un po' la testa fra le spalle, come se volesse ritirarsi in un guscio

«Beh, ti presento la donna che mi ha dato l'ottanta percento dei miei problemi: Furiadoro» e mi indicò con la mano.

Aldo volse lo sguardo verso di me, continuando a sorridere in quella maniera amabile, con le rughe che assumevano curve simpatiche intorno alle labbra e ai lati degli occhi

«Furiadoro? Piacere, io sono Aldo Repaci» mi tese la mano, sollevando contemporaneamente le sopracciglia folte e arruffate

«Furiadoro» ripetei, prendendo la sua mano.

La sua stretta era calda e asciutta, la sua mano, benché grande per la media, non aveva né calli né cicatrici o escoriazioni di sorta. Mi chiesi che razza di uomo fosse davvero quello... un artista? Probabilmente, a giudicare dal suo grembiule che odorava di pittura.

«Allora September, come mai tutti questi guai?» Il signor Repaci si rivolse di nuovo a Set, mettendosi le mani sui fianchi, con i dorsi contro il grembiule e le dita piegate a pugno «E poi proprio una "lei". Non sarà mica...» e articolò con le labbra una parola silenziosa.

Il mago scrollò le spalle

«Non corrisposto, semmai, e non ne sono molto sicuro» rispose, alla domanda che non avevo capito «Comunque, se son rose... Ma non è per questo che mi ha procurato un sacco di guai» il suo sorriso, già ampio e luminoso, si colorò di una sfumatura malandrina, ironica «Sai, Furiadoro non è un essere umano normale»

«Oh» Aldo rivolse ancora una volta la sua attenzione a me «E questa signorina... o signora?»

«Signorina» risposi, sebbene da un po' di tempo mi irritasse il suono quella parola

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