Capitolo 8

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Fin da quando ero piccola, ero sempre stata una ragazza tranquilla e gentile con il prossimo. La mia filosofia era "rispetta e verrai rispettato".
Andavo a scuola e poi tornavo a casa per fare i compiti, chiedendo aiuto a mio padre visto che mamma lavorava fino a tardi. La mia vita, da un giorno all'altro, cambiò radicalmente. Quando venni a sapere della malattia che stava consumando lentamente mia madre, il mondo mi crollò addosso. Non ci potevo credere, non ci volevo credere.
Smise di lavorare ed io non volevo piú andare a scuola per stare accanto a lei, giorno e notte, ma d'altronde avevo solo sei anni. Nonostante la mia giovanissima età però, capivo molte cose, forse i miei poteri si stavano già sviluppando.
Esattamente un anno dopo, mia madre morí e con lei anche una parte di me.
Quando uscivo da scuola e vedevo i miei compagni di classe abbracciare le loro madri, provavo una stretta al petto, un'insensata gelosia nei confronti di tutti quei bambini. Provavo anche molta rabbia quando non apprezzavano quello che purtroppo io non avevo piú.

Per questo quando cominciai a crescere, divenni sempre piú fragile e questa mia debolezza la coprivo con il mio essere sicuro e sfrontato, quando in realtà dentro stavo morendo; ma questo solo io lo sapevo e solo io dovevo saperlo.

Mio padre non mi aveva mai fatto mancare niente, era sempre stato al mio fianco ed ero sicura che lo sarebbe stato sempre, per questo lo ringraziavo ogni volta. C'era però qualcosa di cui necessitavo, un vuoto nel cuore che solo Sarah poteva riempire.

In questi pochi anni avevo imparato a convivere con questo vuoto e con i pochi ricordi di mia madre che ogni notte, prima di addormentarmi, mi tenevano compagnia.

Avevo sempre pensato di non aver bisogno di nessuno, di potercela fare benissimo da sola. Dovetti ricredermi però nel momento in cui le tartarughe entrarono a far parte della mia vita, in particolare una di loro.

Quando il sai di Raffaello colpí la mano di Razor, non ci pensai due volte a correre nella loro direzione e schierarmi dalla loro parte.

«Sono cosí contenta di vedervi, ragazzi», dissi con il fiatone guardando ognuno di loro.

«Ringrazia lo stomaco di Michelangelo», Donatello lanciò un'occhiata al fratello che si trovava al suo fianco.

«Stavo morendo di fame, per questo li ho costretti ad uscire e venire con me per controllare se fosse tutto okay», si giustificò quest'ultimo.

«Per me o per la pizza?», domandai già sapendo la risposta.

Se ti mettevi tra Mikey e la sua pizza, passavi un brutto quarto d'ora.

«Lo sai che ti adoro ma la pizza è la pizza». Ecco, lo sapevo!

«Basta con queste sciocchezze, passiamo all'azione!», urlò Raph mettendo fine a quella bizzarra conversazione, guardando verso di me un secondo.

«Bene, non vedevo l'ora!», urlò di rimando Xever pronto a combattere e vidi che tirò fuori anche una paio di coltelli.

«Voglio una bella zuppa di tartaruga per cena».

«Beh, mi sa tanto che te la dovrai scordare». Raffaello cominciò a corrergli incontro e regalandogli un bel calcio, andando a recuperare poi l'altro sai dopo averlo lanciato contro Razor.

Leonardo, che rimase in silenzio fino a quel momento, sfoderò le sue spade e gridò un "Forza ragazzi", iniziando subito a lottare contro Karai.

Donatello e Michelangelo si stavano occupando di Razor e a quanto pare stavano avendo la meglio.

Rimasi da sola con Tiger Claw, uno di fronte l'altra e questa cosa non mi piaceva per niente. Quel tipo mi metteva i brividi e non sapevo per quale diavolo di motivo. Volevo solo togliergli quel sorrisetto che gli contornava le labbra.

TMNT | You saved meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora