Capitolo 2

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Con un dolore lancinante alla testa, provocato sicuramente dalla caduta che avevo fatto, riuscii ad aprire gli occhi, anche se vedevo ancora tutto sfuocato.

«Che mal di testa...», mormorai poggiando una mano sulla fronte.

Mi trovavo stesa su un lettino quando, all'improvviso, qualcuno mi puntò una forte luce negli occhi.

«È sveglia, Donnie?», sentii dire da una voce a me sconosciuta.

«Sí, Mikey. Forza bellezza, apri gli occhi», disse un'altra voce e il mio sesto senso mi diceva che non eravamo soli e, infatti, «Oh ma dai, perchè impiega cosí tanto a svegliarsi?», chiese qualcun altro con una voce piú rude rispetto agli altri due.

«Calmati Raph. È normale che ci metta tanto tempo a rimettersi, ti devo forse ricordare che le hanno sparato?», disse una quarta voce squillante.

Quella frase mi fece tornare in mente gli ultimi attimi prima che svenissi: le strane quattro figure, il Kraang con l'arma in mano, il mio fianco sanguinante e, infine, la creatura dalla maschera color rosso. Quel tizio mi ha salvato la vita, pensai.

Decisi di aprire finalmente gli occhi, ritrovandomi cosí quattro tartarughe giganti proprio di fronte a me.

«Finalmente!», esclamò una di loro con la benda viola.
«Come ti senti?», continuò poi.

Non risposi subito, insomma, davanti a me c'erano delle tartarughe mutanti, accidenti. Ma presi coraggio e «Si, credo di si», dissi ancora un po' confusa. Provai a mettermi seduta ma una fitta di dolore al fianco destro mi costrinse a rimettermi nella posizione iniziale.

«Se fossi in te non lo farei, devi riposare», disse il tizio con la maschera rossa senza guardarmi in faccia ma in modo autoritario. Io annuii semplicemente, dandogli ragione. Io che ragione a qualcun altro? Non è possibile.

«Hey ciao! Io sono Michelangelo, ma puoi chiamarmi Mikey, se vuoi», disse una tartaruga dalla benda arancione, che sfoggiava un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Guardandolo meglio, notai avesse delle lentiggini che lo rendevano troppo adorabile.
«Piacere mio, Mikey. Io mi chiamo Kira», mi presentai educatamente.
«Che figo! Avete visto ragazzi? Non si è messa ad urlare come invece avevate detto voi, lo sapevo!», disse saltando da una parte all'altra della stanza, sprizzando gioia da tutti i pori.

SBAM.

«Ahio!», si lamentò Mikey dopo aver ricevuto un ceffone dalla tartaruga con la benda rossa.
«Raffaello! Perchè cavolo l'hai fatto?», gli chiese poi con aria arrabbiata.

«Perchè devi imparare a tenere la bocca chiusa, Mikey», gli rispose colui che dedussi fosse Raffaello.

«Non dargli retta Kira, mio fratello è sempre scorbutico - continuó il ragazzo con le lentiggini di fronte a me, guadagnandosi cosí un'occhiataccia da quest'ultimo - loro sono gli altri miei fratelli, lui è Leonardo - disse mentre indicava la tartaruga con la benda blu - e lui è Donatello», finí indicando la tartaruga con la benda viola che cinque minuti prima mi stava accecando con la sua stupida torcia.
«Il piacere è tutto nostro», risposero all'unisono i due.
«Ciao», li salutai sorridendo.
Non sono cosí male infondo.

«Vedo che ti sei ripresa», all'improvviso nella stanza entrò un topo gigante, con addosso un kimono e un bastone da passeggio, rimasi pietrificata.
E questo adesso da dove esce!
Aspetta un momento, io quella voce la conoscevo!
«M-maestro», dissi un po' titubante.
«Si, cara mia. Sono io, il tuo vecchio maestro, Hamato Yoshi», rispose lui.
«Ma che diavolo ti è successo?», mi lasciai scappare dalla bocca.
«Oh piccola mia, lascia che ti racconti un po' di cose. - disse sedendosi al mio fianco sul letto - È  successo tutto qualche anno fa, stavo uscendo da un negozio di animali, dopo aver comprato quattro stupende tartarughe - disse guardando fieramente i quattro ragazzi nella stanza - quando incontrai un uomo in un vicolo che portava con sè il mutageno. Accadde tutto troppo in fretta, quella melma verde fluorescente mi colpí nell'esatto momento in cui un topo toccò la mia gamba. La teca di vetro con le tartarughe cadde e il mutageno ricoprí anche loro. Questo che vedi - disse indicando se stesso e gli altri - è il risultato di quella mutazione», sgranai gli occhi.
«Non ci posso credere!», esclamai esterrefatta.
«Ho deciso di crescere queste quattro tartarughe come fossero i miei figli», continuò il piú anziano.

«Aspetta, perchè ti ha chiamato maestro?», gli chiese Raffaello.
«Vedi figliolo, io insegnavo il ninjutsu a questa giovane ragazza e devo dire che se la cavava molto bene!», disse sorridendomi.

Io ridacchiai timidamente, me la cavavo molto piú che bene, sensei.

Comunque tralasciando quel piccolo particolare, wow, non ci potevo credere!
Il mio maestro trasformato in un topo gigante che viveva in quelle che immaginavo fossero le fogne della città (a giudicare dall'odore che c'era nella camera) e che si occupava di quattro tartarughe mutanti.

Roba da poco insomma. Proprio vero che la realtà supera la fantasia.

«Hai detto mutageno?», chiesi io chiedendo conferma.
«Quando mi sono scontrata con i Kraang, hanno detto che gli servivo per perfezionare questo cosiddetto mutageno», continuai spiegando.

«Che cosa?», domandò Donatello curioso.
«E perché mai dovresti servirgli tu?», chiese piú a se stesso che a noi.
«Non ne ho proprio idea», risposi scuotendo la testa.

Solo in quel momento mi accorsi della fasciatura che mi circondava la vita.
«Ragazzi, grazie per avermi salvato da quel Kraang».

«A dire il vero devi ringraziare Raph, è lui l'eroe», disse Leo indicando suo fratello che solo in quel momento si degnò di alzare lo sguardo verso di me e, guardandomi negli occhi, sul suo volto comparve un sorrisetto, come se ne fosse fiero, non era uno di quei ghigni che nascondevano qualcosa, era sincero.

Cosí, dopo aver incatenato i miei occhi con quelle pozze verdi che si trovavano di fronte a me, «Grazie, Raph», dissi lasciando spazio ad un enorme sorriso.

TMNT | You saved meWhere stories live. Discover now