-Ventiquattresimo-

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Quando arrivò la guerra ero pronta come non mai.
Io e Mitchelle combattevamo spalla contro spalla, falciando orde di mostri.

Mentre la piccola spedizione di Will sorvegliava la tenda di comando romana, io e il mio ragazzo ci eravamo intrufolati in quasi tutti gli accampamenti dei mostri alleati di Ottaviano, dando fuoco a tutto ciò che potevamo.

Il che fu un vero vantaggio quando questi ultimi si rivoltarono contro di noi.
Combattevo con la spada e incenerivo mostri contemporaneamente.

«Ci sei mi amor?»
«Mai stata più carica, chico»
Era bello averlo di fianco, sapere che eravamo ancora insieme, che quella promessa che ci eravamo fatto nel bosco un paio di giorni prima aveva una chance.

L'Athena Parthenos infondeva così tanta potenza che sentivo come se Efesto in persona mi stesse tenendo una mano sulla spalla.

Quando arrivarono i ragazzi, credevo che sarei esplosa do gioia.
«Annabeth!»
«Lola!»

Non ci fu molto tempo per la rimpatriata, ma in quel poco che ebbi per guardarli mi resi conto che mio fratello non era da nessuna parte.

Reyna gridava ordini alla legione e Percy...beh, noi siamo greci, non ci serve una formazione per distruggere un qualcosa.

Così ci riversammo sui mostri, facendo del nostro meglio per infliggerli grandi quantità di dolore.

Le tute e le armature potenziate stavano facendo miracoli e la mia mira stava facendo gli straordinari per abbrustolire qualunque mostro si avvicinasse troppo alla prima fila di semidei.

Ma quando Gea spuntò proprio sulla collina alla nostra sinistra, lì beh, non potei fare molto.
"Fuoco o tempesta il mondo cader faranno"

Quello non era il mio fuoco.
Il che voleva dire...

«Per il divino Zeus!»
Mitchelle indicò quella specie di ammasso do ferro e fuoco un secondo prima che andasse a schiantarsi contro la Madre Terra.

«Leo!» gridai sentendo il cuore più leggero. Abbattei un'altra fila di centuari e corsi il più vicino possibile verso la collina.

Festus si stava rialzando dall'impatto, una gigantesca dea di melma tra gli artigli.

«Leo!»
Lo sguardo di mio fratello mi trovò, anche se probabilmente ero solamente un puntino minuscolo in mezzo ad una marea di puntini.

«Lola! Mi hermana!»
La sua voce mi era mancata così tanto, avrei voluto saltare sull'enorme faccia di Gea e andare ad abbracciarlo.

Con un guizzo di vento, Jason e Piper si trovarono poco distanti da mio fratello.
Gea lanciò un grido frustrato e cominciò a ribellarsi.

«Dovete muovervi!» gridò Mitchelle al mio fianco. Leo annuì e mi guardò negli occhi. «Ti voglio bene Lola»

La voce mi era morta in gola, non riuscivo a dire nulla.
Mio fratello spostò l'attenzione verso il mio ragazzo. «Prenditi cura della mia hermanita»

Festus salì di quota, seguito dal ciclone che era Jason.
«Aspetta...»
«Lola dobbiamo andare»

L'espressione di Mitchelle sembrava piena di dolore e non riuscivo a capirne il perché. Cosa voleva dire Leo?

«Andiamo»
Seguii Mitchelle e continuai a combattere, dovevo mettere da parte le questioni personali per un altro momento.

Ma fu parecchio difficile farlo quando vidi Festus lanciarsi in una massa di fuoco unica, verso la Madre Terra.

Capii cosa stava per succedere una manciata di secondi prima dell'impatto.
«NO!»

Il mio grido squarciò l'aria un secondo prima che l'aria esplodesse.
Sentii le braccia di Mitchelle cingermi la vita da dietro e il calore di quell'esplosione arrivare fino al mio viso.

Quando tutto finì, il mio mondo crollò.
«Leo...» sussurrai sentendo le lacrime agli occhi. Mitchelle mi strinse più forte, tentando di darmi sicurezza.

Avevo giurato che mai avrei perso mio fratello, non di nuovo.
Ma non ci ero riuscita, lui aveva dovuto chiudere la profezia, distruggere Gea e salvare il mondo.

Ed era morto.
Questo non potevo cambiarlo.
Io meglio do chiunque altro sapevo che anche un semidio con il potere del fuoco non poteva sopravivere a quell'esplosione.

Mi coprii il viso con le mani e cominciai a singhiozzare.
Mitchelle mi abbracciò più forte.
«Mi dispiace»

Avevamo vinto, ma il prezzo per me era stato altissimo. Chissà quanti semidei stavamo soffrendo per la perdita di amici, fratelli, fidanzati, esattamente come me.

Ma Mitchelle era ancora vivo.
Io ero ancora viva.

Mi voltai e lo guardai negli occhi.
Senza dire una parola ci baciammo, come a segnare che la guerra era veramente finita, che avevamo davvero vinto.

Quando ci staccammo trovai Piper e Annabeth al mio fianco, entrambe con le lacrime agli occhi come me.
All'abbraccio si unirono presto anche gli altri ragazzi, mentre Mitchelle ci guardava con un sorriso triste.

Reyna scese da Guido, il pegaso che sembrava aver sviluppato una vera simpatia per il pretore romano, e si avvicinò a me, tendendo una mano.

«Credo di non aver mai avuto il piacere di presentarmi, ma mi hanno parlato di ciò che hai fatto e beh, lo sperimentato anche io in certi sensi. Sono Reyna.»

Io premetti un tasto appena sotto il mento e la maschera che mi copriva il volto si ritrasse.
Afferrai la mano di Reyna «Lola Valdez»

Reyna trasalì. Sembrò esitare un attimo, ma poi si inginocchiò davanti a me. Io non potevo essere più stupita.

«Ave Ambasciatrice di Vulcano»

Tutti rimasero immobili e sbalorditi.
«Cosa...»
Reyna alzò il capo verso di me.
«Ci siamo già incontrate, molto tempo fa. Forse tu non ricordi il mio viso, ma io non potrei mai dimenticare il tuo. Sei venuta sull'isola di Circe per conto di tuo padre Vulcano.»

Io ero allibita.
Gli ingranaggi nel mio cervello ruotavano così veloci che rischiavano di fondersi.

«Lola» disse Annabeth «L'anno in cui sei sparita...»
«Ho fatta da ambasciatrice a mio padre» conclusi.

Per anni mi ero domandata che fine avessi fatto in quel periodo dopo l'incendio, prima di cadere dal cielo dritta nel Campo Mezzosangue.

«Sei stanca Lola» intervenne Mitchelle «Andiamo a dormire»
Annabeth confermò, così mi allontanai con il mio ragazzo.

Il figlio di Afrodite mi prese la mano.
«Siamo ancora vivi. E siamo ancora insieme»

Io riuscii a sorridere.
Gli strinsi la mano pensando alla casa in riva al mare.

«Sì. Siamo insieme.»

||La Figlia Del Fuoco|| Completa ||Where stories live. Discover now