-Sedicesimo-

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«Dios...Lola!»
Ruotai gli occhi al cielo e mi voltai, pulendomi le mani in uno straccio ormai terribilmente sporco.

«Cosa c'è adesso?»
«Aiutami a saldare questa cosa, sto impazzendo»

Gettai via lo straccio e mi avvicinai a mio fratello. Stavamo lavorando alla nave da guerra, la Argo ll, che avrebbero usato per andare in missione contro i giganti.

Erano già tre mesi che ci lavoravamo instancabilmente, ogni tanto anche di notte se ne avevamo la forza. Tutta la Casa Nove era impegnata nel progetto, ma i volti erano sorridenti e i ragazzi allegri.

La maledizione era sparita e il ritrovamento del Bunker Nove aveva dato una nuova speranza a tutti noi digli di Efesto, che ora lavoravamo con la passione che avevamo sempre avuto.

I lavori stavano andando molto bene e io avevo l'opportunità di lavorare fianco a fianco con mio fratello, riallacciando il legame che Gea aveva spezzato tra noi due, con quell'orribile incendio.

«Ecco, vedi. È semplice»
«Sì sì, vantati pure»
Alzai gli occhi al cielo e tornai al mio lavoro. Stavo costruendo le cabine interne per i sette della profezia, più quella per il Coach Hedge, il satiro che avrebbe accompagnato mio fratello e i suoi amici nell'impresa.

«Hey Lola!» gridò una voce dal pontile «Hai un istante?»
Mi sporsi e vidi Jason che sventolava una mano in aria.

Scesi dall'impalcatura della nave e mi stiracchiai le spalle mentre il biondo mi sorrideva.
«Piper ha chiesto se potevi andare da lei, sembrava urgente»

«Ancora? L'ultima volta ho dovuto aggiustare la doccia della Casa Dieci e fidati, quelli mettono brillantini ovunque. Ho ancora gli incubi in rosa»

Jason rise e io mi tirai gli occhiali da saldatore sulla testa.
«Presumo sia nella sua cabina»
«Così mi ha detto»

Mi allontanai lungo il pontile.
«Se mio fratello te lo chiede, sto aggiustando l'impianto idraulico della cabina di Ermes»

Sentii Jason ridere ancora, ma camminavo così spedita che il suono si perse in fretta alle mie spalle, sovrastato dal rumore dei lavori della nave.

Trovare Piper non fu difficile, dato che mi aspettava fuori dalla cabina a braccia incrociate con al seguito ogni singolo figlio di Afrodite.
Rettifico, Mitchelle non si vedeva e lui era probabilmente l'unico che avrei voluto vedere davvero.

«Volete picchiarmi a suon di phon?» chiesi arrivando davanti alla Casa Dieci. Loro mi guardavano con determinazione.

«Dobbiamo parlare»
«Non l'avrei mai detto»
Mi fecero largo e io entrai nella cabina.

Guardai istintivamente verso il letto di Mitchelle e vidi qualcosa che mi fece balzare il cuore nel petto: sul muro dietro il letto c'erano appese diverse foto di me e il ragazzo.

Io e lui al falò, noi due che giocavamo a basket, l'uscita a New York, le foto che avevamo fatto nelle macchinette...

Al centro di tutte c'era una delle tante strisce di foto che avevamo fatto in una delle varie uscite di quei tre mesi. Nella prima io e lui ridevamo come due deficienti.

||La Figlia Del Fuoco|| Completa ||Where stories live. Discover now