48-ANDREA

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«Ero con lei quando è successo. Ero andato ad una festa di compleanno a Volterra. Mi ero accorto che lo scooter aveva una gomma a terra, così avevo chiamato a casa per farmi venire a prendere», raccontai con l'ansia nella voce.

Il mio passato mi tornò alla mente.

«Ehi, Andre! Cosa ci fai lì?», domandò Giorgio, un mio compagno di classe.

«Ho la ruota a terra, sto aspettando che qualcuno mi venga a prendere.»

Mi portai le mani alla bocca e soffiai per poterle scaldare. Era fine gennaio e il freddo mi stava penetrando nelle ossa. Finalmente dopo venti minuti di attesa, vidi l'utilitaria di mia madre accostare con le quattro frecce.

«Andrea, scusa se ci ho messo molto, ma stavo aspettando che tua sorella uscisse dalla vasca da bagno, lo sai che non mi piace che resti sola in casa in quelle condizioni. Non sia mai che scivoli», tentò di fare ammenda, ma io sbuffai irritato.

Per lei l'importante era che mia sorella fosse al sicuro, non che suo figlio fosse bloccato al freddo e al gelo, praticamente in mezzo al nulla.

Senza dire una parola, decisi di guidare e mia madre, stranamente me lo concesse.

Durante il tragitto non parlai molto. Il mio sguardo era fisso sulla strada. Lo sapevo che mi stavo comportando da vero coglione per essere geloso di mia sorella, tuttavia non riuscivo a farne a meno.

La mamma continuava a dirmi come Elisa fosse migliorata nella danza, di come fosse brava a scuola e di come stesse diventando una splendida signorina.

La nebbia calò fitta e io non rallentai.

Mia madre mi chiese di andare più piano e, dopo un po', decisi di accontentarla.

«Andrea, dimmi un po'... alla festa hai conosciuto qualcuna?», domandò sfacciatamente.

Un sorrisetto impertinente si disegnò sul mio volto. «Può essere.»

Il volto di mia madre si illuminò all'istante. «E quindi?»

Solo una settimana dopo scoprii cosa fosse accaduto quella sera.

Un cinghiale ci aveva tagliato la strada, l'impatto era stato fortissimo, tanto da far precipitare la macchina lungo la collina. Io avevo perso conoscenza, mentre mia madre non ce l'aveva fatta. L'ultimo ricordo che  avevo di lei era la sua voce nella mia testa. «Andrea, ti voglio bene.»

Appena terminai il racconto mi voltai verso Tessa. Le sue labbra erano serrate, mentre i suoi occhi velati di lacrime. Si rifugiò tra le mie braccia e sfogò tutto il suo dispiacere sul tessuto della mia maglia.

«Mi dispiace tanto», singhiozzò disperata.

«Lo so, anche a me.»


Il mattino seguente mi svegliai con Tessa al mio fianco. Non esisteva risveglio migliore.

«Buongiorno», le sorrisi.

«Giorno!», sbadigliò lei di rimando.

La giornata passò in fretta e, dopo cena, riuscimmo finalmente ad incontrare Giulia e Daniele.

Inutile dire che appena la mia amica mi vide mi saltò in braccio dalla gioia.

«Oddio Andre! Che bello che sei qui!», esclamò piangendo.

Risi di pura gioia e me la strinsi più che potevo.

Daniele mi salutò dandomi il cinque. Rimasero piuttosto stupiti nel momento in cui posarono gli occhi su Tessa.

«Perdonami se te lo chiedo ma tu...?», chiese Giulia con fare interrogativo.

«No lei è Tessa, assomiglia molto a Teresa Minelli ma non è lei», rassicurai la mia amica e lei annuì poco convinta.

Ad eccezione di questa pecca, la serata si svolse in modo brillante e divertente. Tessa conquistò praticamente subito i miei amici e io non potevo certo dubitare della cosa. Dopo aver fatto una passeggiata in centro, ci salutammo e ognuno tornò nei rispettivi alloggi. Io e Tessa ci addormentammo quasi subito, consapevoli che il giorno dopo sarebbe stato molto importante.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora