31-TESSA

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«Gloria, io sono già arrivata, tu dove sei?», domandai alla mia amica con il telefono premuto all'orecchio.

Ero tornata alle sette a casa, dove avevo trovato una deliziosa cenetta che avevo deciso di consumare assieme ad Agata e Luciano. Avevo raccontato loro le ultime novità sulla mia situazione ed entrambi erano felici che tutto si fosse risolto per il meglio. Mi ero fatta una lunga doccia calda e poi mi ero dedicata alla scelta dell'abbigliamento. Alla fine avevo optato per un paio di leggins in pelle e una maglia fiorata di colore fucsia. Mi ero arricciata i capelli, dal momento che ad Andrea piacevano molto, e avevo indossato i miei sandali alti. Mi ero fatta accompagnare da Luciano al solito posto e stavo aspettando la mia amica all'aria aperta. Nell'attesa avevo deciso di fumarmi una sigaretta, appoggiata al panettone sul ciglio della strada. Mentre mi portavo l'oggetto dei miei desideri alla bocca, fissai il cielo e i suoi contenuti. Com'era possibile non riuscire a vedere oltre quella barriera? Perché dovevamo avere sempre una sorta di schermo che ci impediva di vedere esattamente la verità? Perché dovevamo illuderci per ogni cosa? Non era meglio fare tutto alla luce del sole? Sentii il cellulare vibrare e vedendo il nome della mia amica, risposi. «Come sarebbe che sei quasi arrivata? Io ho fatto in tempo a fumare due cicche!»

«Lo so, ma ho avuto un piccolo contrattempo!», si giustificò e io mi portai una mano alla fronte.

«Senti, non importa, davvero. Io comunque inizio ad entrare, mi sento un po' agitata a stare da sola in mezzo al nulla.»

«Certo! Entra pure Tessa, ti raggiungo io al tavolo», disse e in quel momento sentii qualcuno fischiare nella mia direzione.

«Si si, io entro subito!», esclamai aprendo le pesanti porte di vetro del pub.

Entrai nel locale dalla luce tenue e dai divanetti in pelle prendendo posto al solito tavolino.

«Allora, sei entrata?», mi chiese e io le risposi di si.

«Sono seduta al nostro tavolo, va bene? Insomma se vuoi ci sono altri posti. Potrei sempre...», dissi quando mi bloccai di colpo.

Nel locale erano appena entrati Yuri, Davide e... Andrea, il quale mi stava fissando con aria strana. Sembrava felice e imbarazzato nel vedermi.

«...c'è Andrea.»

«Andrea chi?», mi domandò Gloria.

«Ma sei scema? Secondo te chi?», esclamai e appena me li trovai a un centimetro da me, sorrisi come un'imbecille.

«Ciao ragazzi!», dissi abbracciandoli e intanto Gloria al telefono continuava a parlarmi dicendomi che mi avrebbe raggiunta presto.

Andrea si parò davanti a me e mi sorrise timidamente.

«Ciao Tessa, bentornata», sorrise e io divenni rossa.

Ci sedemmo tutti al tavolo e pochi attimi dopo fummo raggiunti da Gloria che prese posto accanto a me. Parlammo del più e del meno per tutto il corso della serata e mentre Davide e Andrea discutevano di politica assieme a Gloria, io decisi di parlare con Yuri. Non ne potevo più di sentir parlare di Senato e Costituzione Italiana. Non volevo sentire più la parola Tasse o Immigrazione. Ero davvero stufa, perché se per gli altri era un passatempo, per me era ciò che mi aveva rovinato la vita.

«Allora Tessa, come è stata Roma?», domandò lui fissandomi con i suoi occhi grigi.

«Roma è sempre bellissima. È... una città magica secondo me. Piena di storia, di bellezza, di arte. È come una sorta di oasi, se non tieni conto dei mille problemi che la popolano, ovviamente», dissi girandomi il bicchiere tra le dita.

Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Where stories live. Discover now