45-TESSA

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«Sicura di aver preso tutto?», mi domandò Gloria seduta sul mio letto.

Erano passati quattro giorni da quando avevo detto ad Andrea che l'avrei accompagnato al matrimonio della sua amica.

Mi fermai un attimo, intenta ad osservare la valigia di Louis Vuitton stracolma di abiti e scarpe.

«Si, credo di aver preso ogni cosa», commentai e quando Gloria fece tintinnare il caricatore dell'Iphon, realizzai che senza di lei mi sentivo persa.

«Oddio! Sei ufficialmente il mio angelo custode!», esclamai saltellando per la felicità.

Gloria mi sorrise timidamente. «Allora... questo weekend con Andrea... qualche previsione?»

Arricciai la bocca di lato. «Mmmh... magari...», ammiccai.

Gloria mi lanciò addosso una confezione di preservativi. «Sarà meglio portare anche questi allora!», scherzò e tutte e due scoppiammo a ridere.


«Sei pronta a partire?», mi chiese Andrea appena mi vide varcare il cancello.

Annuii pimpante. Si scostò gli occhiali da sole dal setto nasale e mi baciò con trasporto. La sua lingua danzava assieme alla mia, le sue mani lungo i miei fianchi. La sua eccitazione che cresceva a contatto col mio ventre. «Si, sono decisamente pronta», ansimai senza sapere se mi riferissi al viaggio oppure ad altro.

«Bene, perché abbiamo parecchia strada da fare.»

Durante il viaggio Andrea mi raccontò di Giulia, la sua cara amica del lavoro. Quando parlava di lei era molto felice ed emozionato.

«E dimmi un po', non c'è mai stato nulla tra di voi?», indagai.

Andrea scosse energicamente la testa. «Assolutamente no. Giulia è senza dubbio una bellissima ragazza, ma io...», si bloccò di colpo.

Una strana sensazione mi invase il petto. «Tu cosa?»

Andrea fissò la strada dritta davanti a sé. «Ero troppo preso da qualcun'altra per accorgermi della mia amica.»

Quell'affermazione fu come una pugnalata nel petto. Chiunque fosse questa misteriosa persona, sperai non partecipasse al matrimonio.


Sospirai appena misi piede all'interno dell'hotel a tre stelle che Andrea aveva prenotato.  Non ero mai stata all'interno di un albergo che non avesse un nome di una certa importanza e tantomeno in una stanza comune. Ero solita soggiornare in suite e attici, invece ora ero reclusa nella stanza 207 al secondo piano. Mi sdraiai sul letto esausta mentre Andrea stava varcando la soglia con la mia pesantissima valigia.

«Grazie per averla portata, da sola non ci sarei mai riuscita», mi giustificai.

Si strinse nelle spalle e, dopo aver chiuso la porta, mi raggiunse. Si sdraiò al mio fianco, il suo sguardo che mi accarezzava. «Allora... sei stanca?»

Annuii. Mi scostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio. «Riposati pure», sorrise e io senza sapere come, crollai nel mondo dei sogni.

Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Where stories live. Discover now