18-ANDREA

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Accidenti. Tessa era... wow. I suoi occhi erano stupendi, i suoi capelli magnifici e il suo profumo... oddio il suo profumo era indescrivibile.

Mi sdraiai sul letto e fissai il soffitto. Eravamo usciti assieme. Lei era speciale. Il colore dei suoi capelli era qualcosa di indescrivibile, perfetto. I suoi occhi erano brillanti come l'erba estiva. Il suo profumo...

Chiusi gli occhi mentre sentivo il cavallo dei jeans restringersi. Dovevo liberarmi, uscire da lì dentro. Mi spogliai e mi infilai i pantaloni di cotone del pigiama. Faceva caldo, troppo per essere solo inizio giugno. Aprii la finestra della mia stanza e mi immersi nel panorama. La casa di Tessa aveva una sola luce accesa e io immaginai fosse la sua stanza da letto. Scorsi una sagoma dietro alle sue tende chiare e riconobbi il suo profilo. Si tolse la maglia e io sperai che un soffio di vento scostasse le tende per poter ammirare meglio il suo corpo.

Stavo impazzendo.

Avevo urgente bisogno di una doccia fredda. Il cellulare squillò e io risposi. «Pronto?»

«Per la miseria, ma che figa è la tua vicina?», mi chiese Yuri e io scoppiai a ridere.

«Già, non è male», sussurrai.

«Altroché male», rise lui e io mi umettai le labbra.

Tornai a fissare la finestra della sua stanza ma lei non c'era più.

«Poi assomiglia di brutto a quella Teresa Minelli, la tipa che ti dicevamo l'altra sera io e Davide. Comunque davvero, ci sta troppo dentro! Dovrebbe uscire con noi più spesso», sostenne Yuri e io fui d'accordo con lui.

«Ad ogni modo, dove sei ora?», chiesi e lui mi rispose sottocasa mia.

Aggrottai la fronte confuso. Scesi le scale cercando di far meno rumore possibile, sorprendendo in questo modo Elisa che stava rientrando. Le scarpe in mano, lo sguardo basso.

«Dove pensi di svignartela?», chiesi e lei, alzando lo sguardo, sbiancò.

Salutai Yuri e chiusi la chiamata. Mia sorella mi fissava con occhi sgranati, come se non sapesse come comportarsi. E ci credo! Cosa ci faceva ancora fuori a quell'ora? E perché era con Yuri?

«Dove pensi di andare?», chiesi mentre mi superava per raggiungere la sua stanza.

«A dormire, ecco dove», rispose sbattendo la porta.

Fissai il cellulare e mi accasciai contro il muro alle mie spalle. Salii lentamente i gradini raggiungendo la mia stanza. Mi sedetti di nuovo sul mio letto e fissai il telefono. Dovevo scriverle un semplice messaggio, ma che cosa?

-Ciao sono Andrea.

No, faceva pena. Ritentai.

-Ciao sono io, mi sono

divertito molto stasera.

Cancellai nuovamente e per sbaglio mi partì la chiamata. Accidenti!

«Pronto?», sussurrò con una voce incantevole.

Mi schiarii la mia. «Ehm ciao Tessa, come stai?», dissi e subito mi pentii delle mie parole.

Ma che idiota, le avevo realmente chiesto come stava dopo pochi minuti che l'avevo lasciata?

Tessa scoppiò a ridere. «Esattamente come prima. Insomma sono passati solo... venti minuti più o meno», mi rimembrò e io incurvai un angolo della bocca verso l'alto.

«Si okay ho fatto una domanda un po' stupida», sbiascicai e lei rise più forte.

«Forse un po' stupida, ma è comunque dolce», sussurrò e io sentii il cuore accelerare i battiti.

«Senti... volevo chiederti, domani pomeriggio sei libera?»

Attesi con il cuore il gola. Il piede destro continuava a battere sul legno del parquet. Posai una mano sul mio ginocchio, bloccandolo. «Domani pomeriggio? Si, insomma, credo di potermi liberare.»

«Perfetto allora, a domani, sogni d'oro... Tessa», sussurrai.

«Sogni d'oro anche a te, Andre.»


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Where stories live. Discover now