10-ANDREA

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«Ehi, fermati un attimo, si può sapere che diamine stai facendo? Perché siamo qui, alle sette e quaranta del mattino e soprattutto, per quale motivo ci sono anche io?», chiese Davide stringendosi nella felpa verde.

Mi accucciai tra l'erba alta e posai una mano sul terriccio fresco, cercando il maledettissimo orecchino.

«Semplice, sto cercando un orecchino, siamo qui presto per evitare che qualcuno lo trovi prima e tu...», dissi voltandomi per fissarlo meglio. Davide era ancora in piedi, infreddolito.

«Be' se ti accucciassi e mi dessi una mano, capiresti la tua funzione», sorrisi.

Il mio amico mi fece il dito medio e poi mi assecondò. «Quindi?»

«Quindi che cosa?», chiesi tenendo lo sguardo fisso sul terreno, la mano alla ricerca.

«Mi prendi per il culo? Chi era questa tipa? Come si chiama? È figa?», parlò a macchinetta.

Sospirai e mi allungai per cercare meglio. «E' la mia vicina, non so come si chiami e... per rispondere alla tua domanda si, è carina», puntualizzai.

«Capisco... io però avevo detto figa, non carina...», mi fece notare e io lo fissai serio.«Okay, scusa.»

Finalmente sentii qualcosa pungermi il dito e, voltandolo, vidi l'orecchino. Lo raccolsi tra le dita e rimasi sconvolto nel vederlo. Sembravano... diamanti. Davide avvicinò il volto all'oggetto fischiando di approvazione. «Però, si tratta bene la tua "vicina non so come si chiama carina"», disse facendo le virgolette con le dita.

Gli diedi una spinta a lui ricadde sul sedere. Mi rialzai e tornai alla macchina. Davide era dietro di me. Il suo sguardo cadde sul mio braccio. «Che hai fatto?», mi chiese indicandomi il graffio.

«Ah, questo? Mi sono fatto male ieri sera, credo sia stato un ramo secco», alzai le spalle e riaccompagnai Davide a casa sua.

Tornai al mio casolare. Elisa mi corse incontro e si infilò in macchina. «Grazie per aver deciso di accompagnarmi alla fermata!», esclamò frugando nello zaino alla ricerca del biglietto per l'autobus. «Ti voglio bene fratellone.»

Tornai a casa mia e finalmente mi rilassai. Il sole stava scaldando l'ambiente e io, accaldato, mi tolsi la maglia. Con solo una canotta bianca e i jeans chiari mi avvicinai ad Asso, dandogli da bere e da mangiare. Il mio cavallo avvicinò il muso al mio petto ed io infilai una mano nella sua criniera.

«Dimmi un po', secondo te cosa devo fare? Devo andare da lei e ridarle l'orecchino?»

Asso nitrì annuendo e io sorrisi abbracciandogli il collo possente. Infilai l'oggetto in tasca e mi diressi verso la casa della ragazza della quale non conoscevo il nome.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Where stories live. Discover now