Amara felicità.

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Biondo.
Percepii Emma agitarsi durante il sonno e mi svegliai. Avevamo fatto di nuovo l'amore tutta la notte e ci eravamo addormentati solo quando erano appena comparse le prime luci dell'alba. Osservai il cellulare e segnava le 7.24, poco più di mezz'ora e ci saremmo dovuti alzare ma Emma continuò a dimenarsi al mio fianco e quindi decisi di svegliarla.
Le accarezzai delicatamente la schiena priva di ogni indumento, poi le stampai qualche bacio sulla fronte e spalancò gli occhi sconvolta.
"Amore, sei qui!" esclamò stringendomi fortemente tra le sue braccia "ho fatto un brutto sogno" mi spiegò, con la voce ancora impastata dal sonno "ho sognato che stavamo in due squadre diverse, tu con Carmen e io con Irama". Sembrava davvero distrutta da quello che era soltanto un incubo e respirai a lungo imponendomi di tranquillizzarla e di non inveire contro di lei in modo scocciato.
"Emmina, tranquilla! Non è vantaggioso neanche per loro separarci, penso che lo hai capito ormai che qui dentro vogliono fare audience" spiegai calmo "quindi, per lo stesso motivo per cui starai contro Carmen, sicuramente starai con me. Ti pare che si fanno scappare la trasformazione da Sex Symbol a..." non trovavo la parola giusta e feci una pausa
A sottone Simò, sottone è la parola giusta
"A fidanzato di una popstar?" terminai convinto di come avevo scelto di definirmi.
Sottone era più giusto.

Emma annuì senza replicare ma ormai la conoscevo troppo bene e avevo capito di non essere riuscito a convincerla. "Che hai?" domandai sbuffando "non lo so, ho paura. Sento come una strana sensazione" confessò uscendo dal letto e mettendosi in piedi completamente nuda "anche io ora sento una strana sensazione, vestiti che sennò al serale non ci entro perché non mi presento in puntata" decisi di cambiare tattica per chiudere l'argomento, le lanciai una mia maglietta che le arrivava poco sotto al sedere e mi sdraiai nuovamente cercando di rilassarmi in quei pochi minuti di tempo che mi erano rimasti.
Emma nel frattempo si avviò in bagno e poco dopo sentii il rumore dell'acqua provenire dalla doccia. Lottai contro tutte le vocine nella mia testa che mi stavano implorando di raggiungerla e nel frattempo ne approfittai per chiamare la mia famiglia.
"Ehi mà, buongiorno!" esordii con una voce stranamente squillante per essere soltanto le otto di mattina "ciao Bi" mi salutò con quel soprannome odiosissimo e che non aveva mai cambiato, per lei ero un bimbo e lo sarei sempre stato.
"Come stai?" per tanti era una domanda di routine ma io ci tenevo davvero a sapere come stesse mia madre, se fosse agitata per l'assegnazione delle maglie, se fosse triste perché non mi avrebbe visto e sentito per parecchio tempo, se fosse felice perché stava vedendo il mio sogno realizzarsi o addirittura se provasse tutti e tre gli stati d'animo.
"Sono un po' preoccupata Simone ma non ti voglio mettere ansia, se sei convinto che entri sicuramente sarà così" sputò tutto d'un fiato. Quella mattina sembrava che tutti avessero sensazioni strane e che dovessi tranquillizzarli io che, invece, ero forse l'unico che avrebbe dovuto provarle.
Io invece ero totalmente sereno, mi immaginavo già vestito di bianco, perché forse mi stava meglio del blu, con Emma vestita esattamente come me.
"Tranquilla mà, te lo prometto che entro. Salutami tu Sara e papà" chiesi infine, perché sicuramente erano già usciti di casa per andare rispettivamente all'università e al lavoro. "Certo Bi. Mi raccomando, comportati bene, non fare il cretino, non dire tante parolacce soprattutto quando sei in diretta, non fumare tanto e fai il bravo con Emma" concluse facendomi sorridere per la raccomandazione finale "io ti guardo, se ti comporti male ti prendo per un orecchio e ti riporto a casa!" scoppiai a ridere e le promisi di stare attento a tutte le raccomandazioni che mi aveva fatto.

Attaccai il telefono e comparve Emma che, a giudicare dall'espressione che aveva sul volto, era ancora destabilizzata da ciò che aveva sognato.
Ci avviammo insieme nella sala per fare colazione e non proferì parola con nessuno, sembrava più in ansia lei rispetto a tutti i ragazzi che ancora non sapevano che cosa sarebbe successo in quella puntata e cosa gli avrebbe riservato il destino.
Mi sentivo realmente impotente per non essere riuscito a tranquillizzarla anche se un minimo mi faceva piacere che lei fosse così terrorizzata dall'idea di separarsi da me.
Sapevo quanto fosse importante per lei il mio sostegno in questo percorso, in molte occasioni l'avevo aiutata a reagire e sicuramente il mio appoggio le sarebbe servito ancora di più in questo contesto, non avendo alcun tipo di contatto con l'esterno.
I suoi familiari si erano raccomandati più volte con me nelle occasioni in cui Emma li videochiamava quando eravamo insieme, mi avevano chiesto espressamente di prendermi cura di lei e di starle accanto e non ebbi alcun problema a prometterglielo. Lo avrei fatto a prescindere.

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