Il cinguettio del vento

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Scritta per il COOL SUMMER SUN - Prima prova. Tema: aria.

Cover by HunterGirl

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Cover by HunterGirl

Theokotos Kilautis iniziò a fare manovra per attraccare nella cittadina portuale in cui intendeva fermarsi per fare provviste.
Nell'ultimo anno era cresciuto molto: la pelle abbronzata lo faceva sembrare più grande, aveva raggiunto la stazza imponente ma aggraziata tipica della sua famiglia e i lineamenti avevano perso la dolcezza dell'infanzia, facendosi più affilati e maturi. Theo ringraziava il Cielo per questo, perché dava meno nell'occhio quando chiedeva un lavoro per un paio di giornate, guadagnando così quello che gli serviva per riprendere il largo.
Erano ormai due anni e mezzo che il ragazzo vagava senza sosta per l'Oceano Atlantico, dal giorno in cui era stato costretto a scappare di casa per salvarsi la vita: quasi ogni notte sognava gli spari e le grida angosciate di sua madre mentre il nonno afferrava il fucile per andare incontro agli uomini in nero... Il ragazzo non aveva mai saputo dare un nome ai nemici che avevano braccato la sua famiglia per decenni e che continuavano a seguire le sue tracce lungo la costa americana.
Sapeva però che stavano cercando l'eredità dei Kilautis e a volte pensava che le spalle di un diciassettenne fossero troppo deboli per un tale peso.

"Ragazzo! Muoviti con quella cassa, non abbiamo tutto il giorno!"
Theo annuì, detergendosi il sudore dalla fronte: era una giornata caldissima per spostare le pesanti casse di pesce dal retro di quel furgone alla bancarella del mercato. Senza contare che il pesce, sebbene fosse stato pescato da poche ore, aveva già iniziato ad emanare un odore nauseante...
All'improvviso il ragazzo tese le orecchie, perché gli pareva di aver colto una risata familiare tra i numerosi suoni del vivace mercato; non apparteneva a sua madre, ne era certo, ma era una voce femminile. Anche scavando a fondo tra i ricordi, Theo non riuscì a stabilire dove avesse già sentito quella leggera melodia che in pochi istanti era svanita. La constatazione di quella perdita lo riempì di tristezza e se ne stupì, perché era stato costretto a crescere in fretta ed era diventato un giovane uomo pragmatico che badava poco ai sentimenti.
Pochi istanti dopo una violenta spinta alle spalle lo fece incespicare sui suoi piedi: Theo voltò la testa, ma non c'era nessuno.
Un refolo di vento lo investì di nuovo, quasi spingendolo verso un vicolo del porto.
"Non adesso!" sibilò a denti stretti, guadagnandosi le occhiate perplesse di due clienti.
Ma il vento insisteva, gli tirava i vestiti, gli schiaffeggiava le guance e si intrufolava tra i suoi capelli per buttarglieli davanti agli occhi. Alla fine fu costretto a chiedere una pausa al suo datore di lavoro e corse ad infilarsi nello stretto passaggio deserto che il vento gli aveva indicato.
Dopo essersi guardato intorno per accertarsi che nessuno lo stesse osservando, Theo tirò fuori da sotto la maglia il medaglione che portava appeso al collo, aprendolo e rivelando il tesoro che i Kilautis si erano tramandati di generazione in generazione.
La Rosa dei Venti più antica del mondo brillava tra le sue mani come se fosse stata dipinta il giorno prima: Theo non conosceva un rosso più acceso, un verde talmente brillante, un blu così profondo come quelli che decoravano il manufatto. Anche l'oro del quarto quadrante non recava i segni del tempo e la piccola rosa di diamanti che campeggiava sopra alle raffigurazioni dei quattro venti scintillava sotto la luce del sole d'estate.
I suoi bisnonni l'avevano portata con loro in America quando erano emigrati dalla Grecia quasi un secolo prima, ma la Rosa dei Venti non assomigliava a nessuno dei reperti archeologici scoperti nella sua terra d'origine; Theo aveva sempre immaginato che i suoi nemici la volessero per quello, oltre che per il suo potere nascosto.
Si bagnò la punta del dito indice con la saliva e lo alzò sopra la testa per capire da dove spirasse il vento; poi girò la piccola freccia di metallo fino a puntarla sul quadrante blu.
"Alla buon ora!" tuonò una voce baritonale dal fondo del vicolo.
Theo sospirò:
"Ciao, Borea!"
Il Vento del Nord non gli era mai piaciuto e per due motivi.
Il primo è che era stato proprio lui il vento che gli era apparso la prima volta che aveva giocato con la bussola e non l'aveva resa un'esperienza piacevole: Theo aveva passato la settimana seguente a chiedersi se stesse iniziando ad impazzire per la solitudine in mare, almeno finché non aveva incontrato i suoi tre fratelli, molto più amichevoli e propensi a dargli delle spiegazioni.
Il secondo motivo è che sebbene ormai lo conoscesse da alcuni anni non riusciva ad abituarsi al suo aspetto bizzarro: non tanto perché Borea sembrava un incrocio tra un vichingo e un vagabondo, con quei capelli biondi lunghi ed arruffati fino alla vita, quanto per le due facce che aveva attaccate al collo.
Erano una opposta all'altra, ma entrambe acconciate in un cipiglio aggressivo e scostante e mentre veniva trafitto dagli occhi chiarissimi del vento, Theo ricordò con una punta di apprensione tutte le volte in cui i suoi dispetti lo avevano mandato fuori rotta.
"Cosa ci fai qui?"
"La domanda giusta, ragazzo, è cosa ci fai tu qui! Non ti sei accorto che ti stanno seguendo?"
Un brivido gelato corse lungo la spina dorsale di Theo, che si sentì mancare il fiato nei polmoni; Borea emise uno sbuffo di disappunto e il suo soffio ghiacciò le erbacce che crescevano tra gli interstizi del marciapiede.
"No, a quanto pare no. Tutti vogliono la Rosa e tutti sanno che ce l'hai tu: non è saggio farsi vedere in giro con quella appesa al collo... Ma del resto non mi sei mai sembrato un ragazzo molto sveglio!"
Theo non rimase lì ad ascoltare il resto del discorso, ma si precipitò a ritirare il compenso dovuto per comprare tutto ciò che gli sarebbe servito per un viaggio di diversi mesi.
"Una cosa è sapere di avere dei nemici che ti stanno cercando da qualche parte nel mondo!" rifletté, inquieto "Un'altra è trovarseli alle calcagna quando meno te lo aspetti! Non si erano mai avvicinati tanto!"
Infine, mentre tornava verso lo skipper con le braccia cariche di acquisti, li vide: due uomini anonimi, vestiti di nero, lo tenevano d'occhio da un lato della strada.
"Pensa, Theo, pensa velocemente! Devi seminarli!"
Ma il terrore gli offuscava la mente e non riusciva a ragionare con lucidità, perciò iniziò a correre lungo il molo con quanto fiato aveva in corpo, cosciente dei passi alle sue spalle.
Saltò sulla prua della barca, che si inclinò con uno scricchiolio, per poi scivolare al posto di comando e mettere in moto; avvertì qualcosa fischiare sopra la sua testa mentre faceva manovra e capì che era una pallottola solo quando il sangue iniziò a colare dal graffio che gli aveva procurato sulla nuca. Imprecò, accelerando al massimo senza guardarsi indietro, chinandosi ancora di più sopra i comandi.
La seconda pallottola scalfì la tettoia di legno che conduceva sottocoperta e poi, con un sospiro di sollievo, Theo riuscì a guadagnare il largo, mentre le spie si facevano sempre più piccole e lontane sulla banchina del porto.

Of the souls we leave behindحيث تعيش القصص. اكتشف الآن