Basta!

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Scritta per il COOL SUMMER SUN - Prova di riscaldamento

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Scritta per il COOL SUMMER SUN - Prova di riscaldamento. Tema libero

Cover by HunterGirl

Nome della coppia: Mattartista

Sophia ha cinque anni, occhi luminosi, un sorriso che mette allegria e un orsacchiotto di peluche.

E' un po' malandato, chissà quanti bambini ci hanno giocato, prima di lei, quanti se lo sono stretti al petto prima di addormentarsi. Chissà quante lacrime hanno bagnato la stoffa, che in origine doveva essere di un caldo color nocciola, mentre ora è scolorita e chiazzata di grigio. Quelle di Sophia ogni tanto cadono sul musetto triste dell'orsetto, rimbalzano sui due bottoni scuri che gli fanno da occhi e scivolano a terra senza fare rumore. Un giorno, durante una di quelle litigate che sembrano non finire mai e che la spingono a nascondersi dietro al divano, suo padre la trova rannicchiata con il peluche ben saldo tra le braccia; la sua presa di bambina non può nulla contro la furia dell'uomo. L'orsetto viene sollevato, agitato in aria come se fosse la prova di un crimine orrendo e infine viene strappato a metà, con uno schiocco che riecheggerà nei suoi incubi notturni nei mesi a venire.

Poi suo padre le ha chiesto scusa, ma Sophia non ha più avuto un orsetto di peluche.


Sophia ha dieci anni, occhi quasi sempre puntati al terreno, un sorriso poco convinto e un occhio nero.

Sembra un verso di una macabra filastrocca che risuona in ogni angolo della scuola: "Sophia ha un occhio nero." "Hai visto? Sophia ha un occhio nero." "Hai visto...?"

Tutti vedono e tutti ne parlano, ma non con lei. Mai con lei, sia chiaro.

Solo un'insegnante, giovane, testarda e con un cuore grande, si impunta nel farle domande gentili, a cui però Sophia non vuole e non può rispondere. La maestra si intestardisce, ne parla con il preside, prova a convocare i genitori: si presenta solo sua madre, una donnina secca e dall'aria un po' assente, che sorride sempre ma non guarda in faccia mai nessuno.

Qualche giorno dopo suo padre le chiede scusa anche per l'occhio nero, ma a differenza dell'orsetto di peluche, Sophia ne riceverà in regalo ancora molti.


Sophia ha quindici anni, occhi diffidenti e non sorride quasi mai. Soprattutto, Sophia non ha più un padre, che se ne è andato di casa sbattendo la porta, ubriaco, ed è finito sotto una macchina.

Non capisce perché tutti la guardino con compassione e tristezza e crede di essere davvero una cattiva persona, perché suo padre non le manca neanche un po'. Anzi, il pensiero che sia morto le provoca solo un gran sollievo e una tale leggerezza che le viene voglia di vivere ogni giorno danzando, celebrando la nuova, inaspettata libertà.

E in uno di questi giorni, un ragazzo la urta nei corridoi e le chiede scusa, con un sorriso accattivante...


Sophia ha vent'anni. Non si ricorda più di che colore sono i suoi occhi, perché da troppo tempo ha paura di guardarsi allo specchio, per contare i lividi, i tagli e i sogni perduti. Non sa più neanche sorridere; le labbra tumefatte le fanno male se ci prova e del resto, perché mai dovrebbe farlo?

La vita con il suo ragazzo è un inferno in terra: non può uscire di casa, non può chiedere aiuto a nessuno. Preferirebbe la morte, ma quando ha provato a togliersi la vita Guido l'ha scoperta, l'ha salvata appena in tempo. Le ha chiesto scusa in lacrime per tutto quello che le ha fatto passare, mentre lei lo fissava dal letto dell'ospedale con la testa pesante per i farmaci che le avevano somministrato.

Le ha chiesto scusa, ma due giorni dopo ha ripreso a picchiarla.


Sophia ha ventitré anni, una laurea e un lavoro che l'aspetta dall'altra parte del mondo.

In realtà, se ci fosse un posto ancora più lontano dalla casa che per anni è stata la sua prigione, ci si recherebbe senza indugio e senza guardarsi indietro. Il suo bagaglio è ridotto all'essenziale, perché ha deciso di non portare con sé niente che potesse ricordarle la tortura di Guido o le minacce di suo padre. Non ha lasciato indietro molti legami, ma le va bene così: dopo una vita passata a misurare il suo comportamento sulle reazioni dei suoi aguzzini, restare un po' sola con sé stessa le sembra una cosa meravigliosa.

Non riesce a credere di avere avuto il coraggio di scappare dalla finestra in piena notte, per recarsi prima in una centrale di polizia e poi, scortata da alcuni agenti, in un rifugio per donne maltrattate.

Non riesce a credere di aver avuto il coraggio di dire basta, non solo alle violenze - a quelle ormai c'era abituata - ma anche e soprattutto alle scuse, quelle bugie vuote che la tenevano prigioniera più della paura e della solitudine. Erano briciole di speranza per una ragazzina triste, uno scherzo crudele che le prometteva l'amore ed il conforto di cui aveva disperatamente bisogno.

Ci sono voluti anni di terapia e una grande forza di volontà perché accettasse di potersi bastare da sola, imparando a volersi bene nonostante le paure e le debolezze. A volte anche questo non le basta ed il panico le fa salire le lacrime agli occhi, la pietrifica nel mezzo della strada, rende ogni uomo un nemico ai suoi occhi.

Sophia sospira, scuotendo la testa per scacciare i pensieri bui e la voce che le ricorda, malignamente, che non merita di essere felice; per distrarsi schiaccia il naso e i palmi delle mani sul finestrino dell'aereo, sgranando gli occhi di fronte al terreno che si avvicina velocemente, dato che stanno quasi per atterrare.


All'improvviso vorrebbe di nuovo stringere tra le mani il suo vecchio orsetto di peluche: Sophia era sicura che anche a lui sarebbe piaciuto, per una volta, asciugare lacrime di gioia.

ChiusaNellaMiaMente
_TheBlackRabbit_

941 parole

Of the souls we leave behindOnde histórias criam vida. Descubra agora