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"Marinette, oggi è lunedì, ricordati che devi andare dal maestro!" la avvisò Tikki, mentre si dirigevano verso l'edificio scolastico.
La portatrice annuì, girando l'angolo e scontrandosi con qualcuno. I libri che portava in mano caddero mentre una voce familiare si scusava: "Mi spiace Marinette" Adrien sorrise, portandosi una mano dietro la nuca, come faceva sempre quando era imbarazzato "Ero sovrappensiero e non stavo guardando dove stessi andando"
La ragazza sorrise, impacciata come non mai, mentre il biondo si accovacciava, raccogliendo i suoi libri : "G-grazie" balbettò, afferrando le sue cose.
"Ah Marinette, con tutte le cose che sono successe in questi giorni me ne sono dimenticato, ma io, te e Juleka dobbiamo ancora preparare il lavoro che ci ha assegnato la professoressa"
"È vero" si ricordò la corvina "Me ne ero completamente scordata"
"Andiamo a cercare Juleka, così lo diciamo pure a lei. Comunque se vuoi potete venire a casa mia, intanto mio padre non c'è"
Marinette annuì, e i due si incamminarono verso l'entrata della scuola, fianco a fianco, in silenzio. Una volta entrati nel cortile interno Adrien si voltò verso di lei: "Tu stai bene?" Nei sui occhi si poteva leggere la preoccupazione.
Marinette sbuffò. Odiava che continuassero a farle quella domanda. Lei non era debole. Lei sapeva badare a sè stessa. Lei era LadyBug.
"Sì" tagliò corto, per poi abbassare lo sguardo. Non doveva prendersela con Adrien, dopotutto lui era solo in pensiero per lei.
"Ah, ecco Juleka" il ragazzo la indicò, per poi dirigersi verso di lei. Marinette lo seguì, fino a raggiungere la ragazza, seduta su una panchina con il cellulare alla mano.
"Ehi Juleka" la salutò la corvina, sedendosi di fianco a lei "Per caso di ricordi di quel lavoro che ci aveva assegnato la prof?"
La ragazza annuì, infilandosi il telefono in tasca e ascoltando Adrien spiegarle ciò che aveva pensato: "Che ne dici se ci troviamo domani a casa mia e iniziamo a preparare il progetto?"
"Sì, è una buona idea" Juleka si voltò verso Marinette "Per che ora?"
La corvina si portò una mano al mento: "Credo che alle tre vada bene"
Il ragazzo assentì con un cenno del capo, quando la campanella squillò, segnando l'imminente inizio delle lezioni.
"Forse è meglio se ci muoviamo" Marinette si alzò dalla panchina, subito seguita da Juleka e i tre corsero in direzione della classe.

Alla fine delle lezioni Marinette era sfinita. Fortunatamente i professori non avevano aggiunto compiti in più, ma ogni ora che doveva passare ad ascoltare spiegazioni su spiegazioni per lei era una tortura. Alya stava bene: l'avevano dimessa poco prima di lei, ma era ancora spaventata da ciò che le era successo.
Marinette scosse la testa, mentre camminava sul marciapiede. Non avrebbe dovuto permettere che venisse ferita. Non era stata del tutto prudente e non poteva lasciarsi sopraffarre da una responsabilità del genere. Aprì la borsa, ancora sovrappensiero, mentre Tikki le volava davanti al viso: "Com'è andata oggi a scuola?"
"Una noia, come sempre"
"E con Adrien? Come va?"
La ragazza sospirò: "Alcune volte io non lo capisco. Oggi si è comportato normalmente - e io stranamente non ho balbettato - ma quando ero in ospedale... bhe, lì si che era strano. Anche se mi ha fatto piacere che si preoccupasse per me"
La kwami sorrise: "Forse si sta innamorando di te"
"Quello succede soltanto nei miei sogni più remoti"
"Non devi essere così pessimista!"
"Ma non voglio darmi false speranze, non voglio rimanere delusa"
"E con Chat Noir?" Tikki la osservò di sottecchi mentre la portatrice impallidiva
"Cosa c'entra Chat Noir?" Chiese, con un filo di voce.
"Non vorrai dirmi che non ti piace! È così... come dire... cavalleresco!"
Marinette scoppiò a ridere: "Cavalleresco non credo gli si addica tanto come aggettivo. Io direi più... protettivo"
"E non è carina come cosa?"
"Diciamo che mi mette in confusione"
Marinette si fermò. Per tutto quel tempo non aveva fatto caso a dove stesse andando, perciò si guardò intorno, osservando la stradina poco popolata in cui si era infilata. Un luogo perfetto per trasformarsi.
"Ti ricordi dove si trova il negozio del Maesteo Fu, vero?"
La corvina annuì: "Tikki, trasformami!"

Dopo qualche minuto LadyBug era davanti alla porta dell'appartamento dell'anziano. Si guardò intorno, incerta sul da farsi: "Secondo te devo entrare o aspetto Chat Noir qui fuori?" Domandò, ricordandosi poi che Tikki non era con lei. Sbuffò, spazientita, quando l'eroe in nero balzò al suo fianco, facendola sussultare: "My Lady! Come te la passi? Sei psicologicamente pronta per questo incontro che cambierà la tua vita?"
La ragazza roteò gli occhi: "Sì, sono pronta. E tu, gattino? Mi sembri un po' troppo su di giri"
"È l'emozione" rispose lui "Secondo te dobbiamo suonare il campanello o proviamo ad aprire la porta?"
"Per me la cosa più educata sareb-" LadyBug si fermò, osservando il collega spingere la porta in avanti: "Perchè chiedi il mio parere se poi non mi ascolti?"
"Per educazione My Lady, mi sembra ovvio"
La ragazza sbuffò ancora una volta spazientita, quando una voce, proveniente dalla stanza che si apriva davanti a loro, attirò la sua attenzione. Superò Chat e percorse il piccolo corridoio d'ingresso, per poi entrare nella grande stanza, che non aveva porte. Osservò quello spazio, che ormai le era quasi familiare, facendo vagare lo sguardo dal grammofono sulla cassettiera di mogano nero ai quadri di origine cinese appesi alle pareti, alla bassa libreria nell'angolo alla sua sinistra e alla finestra, alla sua destra, che dava all'eserno. Poi spostò lo sguardo sull'ometto che, seduto come al solito sul grande materasso bianco che dominava la stanza dal centro, stava facendo loro segno di avvicinarsi: "Dobbiamo parlare" esordì, quando i due ragazzi si furono accovacciati, per stare alla sua altezza.
"La situazione sta degenerando" continuò "E devo mettervi al corrente di informazioni che potrebbero aiutarvi nel combattimento"
I due eroi annuirono, protesi in avanti per la curiosità.
"Bene, direi di iniziare con una antica storia di origine cinese"
Chat inarcò un sopracciglio, dubbioso, ma non fermò l'anziano, per non fargli perdere il filo del discorso.
"Prima della creazione dell'universo esisteva solo Wu Chi, ovvero il nulla. Nacque poi la prima forza Tai-Chi, che entrato in moto produsse lo Yang. Una volta completato il suo ciclo si mise in quiete e dalla quiete si produsse lo Yin. Nacquero quindi lo Yin e lo Yang, che si bilanciarono e divennero subito operativi cominciando a generare i Cinque Elementi, principi di produzione formazione e trasformazione di tutte le cose dell'universo. Da quell'equilibrio nacque Pangu, che espresse la volontà di creare tutte le cose. Divise così la terra dal cielo: per tenerli separati Pangu si mise tra loro e spinse il cielo verso l'alto. Questo processo di separazione durò diciottomila anni, così che ogni giorno la terra diventava sempre più bassa ed il cielo andava sempre più verso l'alto, mentre Pangu cresceva in proporzione."
Il Maestro prese fiato, per poi continuare: "Al momento della morte, nel suo corpo avvennero enormi cambiamenti: il suo occhio sinistro diventò il sole rosso e l'occhio destro la luna d'argento, il suo ultimo respiro originò nuvole e vento, l'ultima parola il tuono, i capelli e la barba le stelle brillanti, la testa, le mani e i piedi le quattro direzioni e gli alti monti, il sangue i fiumi e i laghi ed i vasi sanguigni le strade, mentre i muscoli si trasformarono in terra fertile, i peli in fiori e alberi, le ossa e i denti in oro, argento, bronzo, ferro, giada e pietre preziose ed il sudore in pioggia e rugiada."
"Non capisco Maestro" lo bloccò Chat "Cosa ha a che vedere questo con ciò che stiamo combattendo, perchè io-"
"La pazienza è la virtù dei forti, te l'hanno mai detto?"
Chat assunse un'espressione imbronciata, mentre l'ometto riprendeva la sua storia.
"I cinque elementi nati dallo Yin e lo Yang - il metallo, l'acqua, il legno, il fuoco e la terra - diedero vita a nuove entità: gli dei primordiali, che, con i loro poteri, controllavano e stabilizzavano gli elementi: Zhu Rong e Bi Fang, dei del fuoco. Chi You, dio della guerra. Feng Bo, dio del vento. Hai Re, dio del mare. Ed infine Tu Di Gong, dio del terreno. Il quarto elemento, il metallo, non aveva bisogno di essere controllato dagli dei, perchè il suo scopo era quello di essere utilizzato e modificato dall'umanità, creata dalla dea Nüwa.
Adesso vi starete chiedendo: 'Come mai questo vecchio pazzo ci sta raccontando tutta la mitologia cinese?' Bhe, perchè è praticamente il fulcro degli attacchi che Parigi sta subendo in questi giorni" Fu fece silenzio, aspettando che le parole appena pronunciate facessero effetto.
"Gli elementi" mormorò la portatrice del Miraculous della coccinella "Li stanno sfruttando"
"Perspicace" si complimentò l'anziano: "Che cosa te lo fa pensare?"
"Mh... ho riflettuto sui tipi di attacchi. Il primo era un mostro di terra, il secondo un guerriero - anche se non capisco cosa c'entri nella mia teoria - poi la tempesta improvvisa ed infine di nuovo un guerriero"
Fu annuì, soddisfatto: "Stanno sfruttando i poteri degli antichi elementi e degli dei che venivano venerati. Ricordate il dio della guerra, Chi You? I guerrieri si potrebbero collegare a lui"
La coccinella annuì, ma Chat Noir sembrava perplesso.
"Non capisco" mormorò: "Vi rendete conto di cosa state parlando? Di dei! Come può essere lontanamente possibile una cosa del genere?"
"Ragazzo, come te lo spieghi l'esistenza del tuo Miraculous? Se dovessimo basarci sulla tua teoria, neanche i gioielli magici esisterebbero. Eppure eccoci qui" allargò le esili braccia e sospirò.
"So che non è facile da comprendere, ma non è questo il momento di spiegare il 'come'. Quello lo faremo più tardi. Adesso forse avrete capito cosa c'è ancora di più importante degli dei" Il Maestro li osservò, aspettandosi forse che alzassero la mano come fossero i suoi alunni.
"Pangu?" Tentò Chat, osservando l'uomo scuotere il capo.
"Lo Yin e lo Yang" mormorò nuovamente la ragazza, assorta nei suoi pensieri.
"Esatto"
"Coccinella, non ti facevo così intelligente" Chat sorrise, divertito, mentre lei si voltava e gli rivolgeva una linguaccia.
"Comunque" il Maestro richiamò a sè l'attenzione, estraendo una collanina nascosta dal collo della camicia Hawaiana che era solito indossare. Dal cordino, in feltro, pendeva un ciondolo bianco, con un pallino nero: lo Yang.
"Poco tempo fa al tempio dei Miraculous, la cui localizzazione resterà a voi segreta, è stato sottratto lo Yin, e mi è stato affidato il compito di proteggere lo Yang. Chiunque possieda una di queste due parti ha un potere quasi illimitato, che potrebbe comportare anche il controllo degli elementi. Era da tempo che voi combattevate contro Papillon, ma le cose sono cambiate dal furto, perciò ho pensato che poteste risolvere voi la situazione, dato che il supercattivo che combattete è l'autore del misfatto"
"Lei vuole dire" sussurò LadyBug, le palpebre spalancate "Che Papillon ha rubato lo Yin?"
"Io credo che ci sia qualcuno dietro alle sue azioni, ma sì, è possibile. Il punto è che gli attacchi di adesso sono solo degli esperimenti: ben presto riusciranno a mescolare i poteri degli dei e dei cinque elementi, e da allora i combattimenti saranno ancora più difficili. Come avrete potuto notare, non si ha più a che fare con delle semplici Akuma. Non dovrete più distruggere un oggetto per purificare la farfalla. D'ora in poi il vostro compito sarà quello di sconfiggere il nemico, a tutti i costi"
I tre rimasero in silenzio, non sapendo cosa dire, poi il Maestro riprese la parola: "Non dovete dire a nessuno queste informazioni. Sono di vitale importanza e nessuno deve sapere che voi le abbiate apprese."
Gli eroi annuirono, e si alzarono, mentre l'anziano li congedava: "Appena avrò notizie vi chiamerò il prima possibile" esordì, scortandoli sino alla porta d'ingresso "Buona giornata"
"Ah, maestro" lo richiamò Chat tenendo la mano sulla maniglia della porta: "Lei sa qualcosa di una certa - o certo, non so se sia maschio o femmina - ragazza in arancione che ha salvato la situazione negli ultimi combattimenti?"
L'uomo abbozzò un sorriso: "Ogni cosa a suo tempo Chat Noir" disse, chiudendo poi la porta.
"Cosa ne pensi?" Gli chiese la ragazza, guardandosi intorno e assicurandosi che non ci fosse nessuno.
"Penso che sia una cosa da matti. E che il vecchio abbia bisogno di una bella visita al manicomio"
"Sarai mai serio, almeno una volta nella tua vita?" Si lamentò lei, sorridendo.
"Sono serio questa volta. Come è possibile..."
"Non lo so, ma io ci credo. Anche perchè allora come ci spiegheremmo l'esistenza dei Miraculous?"
Il gatto annuì, pensieroso: "Credo di doverci rimuginare un po' su" dichiarò, estraendo il bastone dalla cinghia che portava alla vita.
"Tu stai bene?" Le domandò Chat, ritornando agli eventi di qualche giorno prima: "Non eri nelle migliori condizioni l'ultima volta che ci siamo visti"
"Ora va meglio. Le ferite si sono rimarginate" la ragazza si indicò la fronte, dove facevano capolino alcune sottili cicatrici.
"Meno male" L'eroe sospirò, preparandosi per saltare.
"Allora buon pomeriggio, gattino"
Chat sorrise al soprannome: "Con il tuo permesso, My Lady" disse, inchinandosi, per poi voltarsi e balzare sul tetto più vicino.

Marinette cadde a peso morto sul letto, mentre Tikki le si avvicinava al viso: "Che cosa ne pensi?" le chiese la portatrice, fissando il soffitto del soppalco.
"Penso che la cosa mi insospettisce. Non è la prima volta che qualcuno tenta di utilizzare il potere degli antichi dei cinesi."
"Immagino che non me ne parlerai" la corvina scostò una ciocca ribelle dal suo viso, osservando la kwami.
"Non ora" mormorò pensierosa l'esserina "Non sono ancora del tutto sicura"
I pensieri confusi della ragazza furono allontanati da un rumore proveniente dal balcone. Si alzò in piedi sul letto, arrampicandosi e oltrepassando la botola, per incontrarsi faccia a faccia con Chat Noir.
"Principessa!" Esclamò contento "Perchè quel muso lungo? Hai un'espressione affaticata"
"Giornata pesante" dichiarò spiccia la ragazza, liquidando l'argomento con un gesto della mano. Si appoggiò al tavolino di legno, al centro del balcone, e osservo l'eroe: "A cosa devo la tua visita?"
"Sono venuto a controllare che non fossi ancora deceduta per qualche causa sconosciuta" le fece l'occhiolino.
"Ah. Ah. Ah. Che ridere" rispose sarcasticamente Marinette.
"Diciamo che da quando sei finita in ospedale mi sto preoccupando maggiormente della tua incolumità"
"Allora grazie signor Noir" la ragazza s'inchinò, scherzosa "Per proteggere la qui presente Madame Marinette, la quale non ne ha comunque bisogno perchè non è una donzella bisognosa d'aiuto, come più e più volte le ha ripetuto invano"
"Ti ci vedo in un castello a fare la principessa"
"Io no, per niente"
"Perchè?"
"Per caso mi hai mai vista camminare? Non faccio nemmeno dieci passi in linea retta che inciampo. Immaginati con i tacchi. Sono goffa e sbadata. Non riuscirei mai a tenere in equilibrio un libro sulla testa e a versare il tè con il mignolino alzato. Sarei un disastro."
Chat scoppiò a ridere: "E da quando le principesse servono il tè? Quello è il lavoro della servitù"
"Mh" la corvina si picchiettò il mento con l'indice: "Credo di averlo visto in un cartone animato quando ero piccola. C'era tipo un'accademia di principesse, e si preparavano anche versando il tè"
Chat si allontanò, appoggiandosi con le braccia alla ringhiera del balcone e osservando intensamente la ragazza: "Comunque, anche se non sarai una principessa di corte, sarai la mia principessa"
Marinette balbettò qualcosa, imbarazzata, mentre le si imporporavano le guance.
"E credo che la tua goffaggine sia molto tenera dato che permette al tuo principe di essere ancora più cavalleresco"
Lei sorrise e il cuore del ragazzo si fermò per un secondo.
"Credo sia ora di andare, dovevo solo assicurarmi che fossi ancora in vita"
Lei gli fece la linguaccia, le guance ancora rosse, e a Chat ricordò qualcuno di familiare.
Saltò sulla ringhiera, sotto gli occhi di Marinette, e la osservò avvicinarsi, finchè non furono a qualche centimetro di distanza.
"La tua principessa?" Mormorò infine lei, insicura.
"Già, la mia principessa"
Il ragazzo abbassó il viso, avvicinandolo maggiormente a quello della corvina. I loro respiri si mescolarono, mentre la mano del ragazzo afferrò una ciocca della corvina, per poi scivolare dietro la sua nuca, carezzandola dolcemente. Le fronti si sfiorarono, mentre Chat, con una leggera spinta, scese dalla ringhiera, tornando sul balcone e avvicinandosi ancor di più alla ragazza. Le fece scivolare una mano sul fianco, facendola sussultare, mentre l'altra le sfiorava dolcemente la guancia. Marinette gli posò le minute mani sul petto, mentre avvicinava il viso sempre di più. Gli sfiorò le labbra con le sue e subito si ritrasse, arrossendo. Ma il ragazzo non le avrebbe permesso di allontanarsi. La tirò nuovamente verso di sè e la baciò come mai aveva fatto nella sua vita. Cercò le sue labbra, disperatamente, e lei rispose al bacio, dischiudendole. Chat fece scivolare l'altra mano sul suo collo, facendola rabbrividire, mentre lei, incerta, posava la sua sulla sua guancia, continuando a baciarlo. Dopo pochi secondi si staccarono, le labbra in fiamme. Chat le fece l'occhiolino: "Bel bacio!" Scherzò, mentre le guance di Marinette si imporporavano ancor di più. Sorrise, divertito dalla sua timidezza. Allungò un braccio, sfiorandole il viso: "Mi piaci davvero tanto"
La ragazza farfugliò qualcosa mentre l'eroe le si avvicinava nuovamente e le posava le labbra sulla fronte: "Dato che sei perennemente una donzella bisognosa di aiuto" mormorò, tornando alla ringhiera "Per favore cerca di non soffocarti con il cuscino, o qualcosa del genere"
Marinette sorrise, e Chat saltò giù, diretto a casa.

Till the end of the time - Miraculous   {In Revisione}Where stories live. Discover now