Saltai sull'ennesimo tetto, diretto a Place de la Bastille, cominciando nuovamente a correre, con il fiatone, e osservai la strada sottostante.
Era praticamente vuota, qualche passante camminava sui marciapiedi, guardando le poche vetrine che i negozi offrivano. Non vi era tuttavia traffico, a differenza delle strade principali della grande città, e le auto scorrevano facilmente sulla doppia corsia.
Improvvisamente qualcosa attirò la mia attenzione: un'auto metallizzata, a me molto familiare, correva a tutta velocità sull'asfalto. Aguzzai la vista, e chi vidi all'interno della macchina non mi piacque per niente.
Era mio padre. Senza dubbio, era lui. Eppure aveva qualcosa di diverso. Non i capelli, pettinati ordinatamente come tutti i giorni.
Non i vestiti, del suo famoso marchio.
No. Era qualcosa nell'espressione.
Una luce negli occhi che non aveva solitamente. E un ghigno sul volto che non riconoscevo come suo.
Ma qualcosa di più particolare mi colpì. Al suo fianco sedeva una donna bionda, di mezza età, che indossava un vestito rosso e attillato, abbinato al rossetto che le metteva in evidenza le minute labbra, facendo anche risaltare gli occhi di un verde intenso.
Ma che cosa stava facendo? Non era via per lavoro, come mi aveva detto poco prima di persona? E come mai avrebbe dovuto mentirmi?
La macchina giunse alla fine della strada e voltò, senza decelerare.
Valutai velocemente la situazione. Avevo una missione da compiere, avrei dovuto aiutare Lady Bug a sconfiggere il nuovo nemico. Eppure la curiosità mi stava divorando, spingendomi a prendere una decisione molto probabilmente sbagliata. Non volevo lasciare sola la mia compagna, obbligandola ad affrontare da sola quel nuovo nemico, ma non potevo non indagare su ciò che avevo appena visto.
Scusa. Scusa. Scusa Ladybug.
Mi scusai in silenzio con la coccinella, che sarebbe rimasta da sola in quel combattimento e, senza tanti complimenti, mi lanciai all'inseguimento della macchina.

***

Tentai un nuovo affondo, servendomi dello yo-yo, senza ottenere un risultato.
Era da pochi minuti che combattevo con quel nuovo nemico, eppure avevo già potuto constatare che la sua tecnica di lotta era perfetta.
Ogni mio attacco veniva prontamente schivato e seguito subito dopo da un affondo con la sciabola che a malapena riuscivo a evitare.
La sua corazza era marmo per il mio yo-yo, che vi rimbalzava sopra senza provocare alcun danno.
Ansimai, già stanca dell'enorme sforzo a cui il nemico mi stava costringendo, e corsi a perdifiato verso la Colonna di Luglio, che, al centro della piazza, si innalzava per quasi quaranta metri.
Raccolsu tutte le sue forze nel braccio con cui impugnavo lo yo-yo e lo lanciai, cercando un appiglio sulla colonna, certa che il nemico non potesse raggiungermi lì. Mi arrampicai fino in cima, rabbrividendo quando guardai il guerriero che, in basso, si era appostato ai piedi del monumento, in attesa che scendessi.
Aprii lo yo-yo, azionando una delle sue numerose funzioni e chiamando per l'ennesima volta Chat Noir che aveva deciso di non presentarsi. Sbuffai, vedendo che il compagno non aveva intenzione di rispondermi.
Guardai nuovamente in basso e cercai di ideare un piano con il quale battere il nemico. Lanciai in aria lo yo-yo, azionando il potere del Miraculous, e protesi le mani in avanti, osservando lo strano oggetto che quella volta il Lucky Charm mi aveva riservato: un'altra sciabola. Perfetto. Sapevo di essere capace di maneggiarla, avendo preso lezioni di scherma l'anno precedente. Il tipo di arma era differente ma mi sarei potuta accontentare.
Saltai giù, trovando un appiglio su un lampione, ed atterrai sul cemento, i piedi doloranti a causa dell'impatto con il pavimento.
Con la sciabola sguainata mi diressi a grandi passi verso l'avversario che, voltatosi verso di me, mi stava raggiungendo velocemente.
Quando fummo una davanti all'altro avevo già assunto una posizione difensiva.
L'avversario tentò un affondo che schivai prontamente, rimediando con un attacco che gli ferì il fianco destro. A quanto pareva la mia sciabola era in grado di trapassare la sua armatura.
Sorrisi soddisfatta mentre l'altro osservava la ferita dolorante.
Cercai di approfittare della sua distrazione ma quando sferrai il nuovo attacco lui si scostò agilmente, afferrandomi per il braccio e scaraventandomi a terra, a pochi metri di distanza.
Mi rialzai con fatica. Il braccio con cui utilizzavo la sciabola era fuori uso, schiacciato dal mio peso durante la caduta. Osservai il nemico che, con uno sguardo compiaciuto sul volto, mi si avvicinava per assestarmi il colpo finale.
Indietreggiai lentamente, l'arma protesa in avanti con il braccio sinistro, molto meno abile rispetto a quello che fino a poco prima avevo utilizzato. Inciampai sui miei stessi piedi e caddi di sedere sull'asfalto.
Il guerriero era ormai a pochi passi da me, la sciabola nella mano destra, sollevata in aria.
L'arma calò su di me a una velocità impressionante, ma quando fu a qualche centimetro dal mio viso, qualcosa la bloccò.
Riaprii gli occhi rendendomi conto di non essermi neanche accorta di averli chiusi ed osservai il mio salvatore.
Lo squadrai da capo a piedi.
Non era Chat Noir. Aveva i capelli neri spettinati, bianchi sulle punte rivolte verso l'alto, dalle quali spuntavano due orecchie alte. Il viso era appuntito ma gli zigomi morbidi. Gli occhi di cioccolato contornati da una maschera arancione. Il corpo slanciato era avvolto in una tutina dello stesso colore.
Lo fissai per una bella manciata di secondi, sbalordita, certa di avere sul viso un'espressione da ebete.
Lui con un calcio respinse il nemico e si voltò verso di me, sorridendomi e porgendomi la mano. La afferrai e mi rialzai barcollante, per poi riacquistare equilibrio.
《Felice di esserti stato di aiuto》, roteò  l'arma nella mano sinistra, un flauto lungo e sottile dagli stessi colori della divisa, e si voltò di nuovo verso il guerriero, che non si era arreso di fronte all'arrivo di quel nuovo eroe.
Un suono che ben conoscevo mi riportò alla realtà  e spostai istintivamente le mani agli orecchini.
Mi mancavano pochi minuti prima che la trasformazione si sciogliesse e rivelasse la mia vera identità.
Misi da parte la sorpresa e mi voltai verso il ragazzo. 《Sai usare una sciabola?》
《Me la cavo》. Gli lanciai l'arma e lui l'afferrò prontamente per l'impugnatura.
《Io lo attacco frontalmente》. La mia mente stava elaborando un piano alla velocità della luce, spinta dalla necessità di concludere il combattimento il prima possibile.
《Io lo raggiro lateralmente senza farmi vedere e lo infilzo da dietro》
《Esatto》. Mi aveva letteralmente  letto nel pensiero.
Aiutata dallo yo-yo, atterrai con un balzo di fronte all'avversario e schivai i suoi affondi, mentre i miei orecchini segnavano l'imminente termine della trasformazione.
3 minuti.
Lanciai il mio yo-yo. Mentre lui cercava di schivare l'attacco, il ragazzo in arancione gli infilzò la spada, che attraversò la spessa armatura, in pieno petto.
Quello si sbriciolò, le polveri si dissolsero nel vento e l'arma fatale cadde a terra con un tonfo.
Nessuna akuma da purificare.
Nessun akumatizzato da salvare.
Afferrai il Lucky Charm e lo lanciai in aria, e la magia del mio Miraculous fece il suo dovere, riportando tutto alla normalità.
《Lieto di aver fatto la tua conoscenza. Lady Bug. Sono Red Fox. Mi piacerebbe trattenerti a conversare ma il tuo Miraculous non sembra d'accordo》.
L'osservai stupita, senza fiatare.
Poi mi voltai e corsi via, lontana da sguardi indiscreti.
Probabilmente mi aveva preso per una stupida. Non gli avevo neanche rivolto la parola oltre che per impartigli ordini.
Ancora una volta, mentre mi nascondevo in un deserto vicolo cieco, mi chiesi che fine avesse fatto Chat Noir. Se voleva farsi perdonare, quello non era l'atteggiamento giusto.
Gli orecchini lampeggiarono un'ultima volta, una luce abbagliante mi avvolse, e tornai ad essere Marinette.
Solo Marinette.
La superficiale e goffa Marinette.

Till the end of the time - Miraculous   {In Revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora