6.

300 38 2
                                    

Alya era indignata.
Quella mattina aveva cercato di inseguire la professoressa per capire dove si fosse cacciata quel genio della sua amica, ma naturalmente tutto andò per il verso storto.
Quell'impertinente della figlia del sindaco la raggiunse, e, con uno sguardo maligno, la superò e informò l'insegnante del fatto che la mora fosse uscita di classe senza il permesso. Alya aveva cercato di scusarsi, e aveva fatto notare che anche la bionda era uscita dalla classe, ma a quel punto Chloe era ricorsa alla sua solita minaccia: chiunque si fosse messo contro di lei sarebbe stato punito dal sindaco.
La prof. l'aveva così rimproverata e la obbligò a rimanere a scuola per tre ore in più, a studiare chimica.
La mora si trovava ora in classe, a leggere chimica, con la prof che la osservava dalla cattedra.
Il problema era uno: era lì da neanche 10 minuti, e già si era stancata di studiare. A chi interessa leggere delle parole noiose su un libro, quando fuori ci sono dei supercattivi e dei supereroi da riprendere per il suo LadyBlog?
Alya alzò la testa, per incontrare lo sguardo minaccioso della prof. che continuava ad osservala. Ma che cavolo voleva quella?
La ragazza riabbassò la testa, sbuffando dopo aver letto l'ennesima formula.
Quelle ore sarebbero stare molto lunghe.

Marinette si risvegliò dal suo sogno, turbata. Non sapeva se ciò che aveva appena visto fosse la realtà oppure tutto frutto della sua fantasia.
Si stropicciò gli occhi e li aprì, accecata subito dopo dalla luce pomeridiana che filtrava dalla finestra: "Che ore sono?"
Tikki, che fino a poco prima era seduta sul suo comodino, le volò accanto: "Le 4 del pomeriggio. Hai dormito quasi 2 ore"
"Ah" la corvina ritornò al suo sogno, e alla donna, che più di Gabriel Agreste, destava sospetti in lei "Ho fatto un sogno stranissimo" dichiarò. La kwami fece per chiedere informazioni, quando fu interrotta da Sabine, che chiamava Marinette dal piano sottostante: "MARINETTE"
La ragazza scosse la testa, quasi per allontanare i suoi brutti presentimenti.
"Che c'è?"
"Potresti scendere?"
Marinette si prestò a scendere le scale, e, quando giunse in cucina, vi trovò i suoi genitori che la fissavano. In quel modo la mettevano in soggezione.
"Allora...?"
"Marinette..." cominciò il signor Dupain Cheng, leggermente in sicuro.
Sabine gli posò una mano sull'avambraccio, con uno sguardo apprensivo, e prese parola:
"Abbiamo riflettuto, e siamo giunti alla conclusione che per essere scappata da scuola ti deve essere successo qualcosa di davvero brutto, perchè non hai mai fatto una cosa del genere"
La ragazza li guardò perplessa, aspettando che la madre arrivasse al succo del discorso.
"Quindi" continuò Sabine "Vorremmo sapere cosa ti è successo".
La figlia spostò lo sguardo da un genitore all'altro, credendo che stessero scherzando. Quando capì che non era così, si affrettò a dare una risposta che non lasciasse trapelare la verità: "No, no, non è successo proprio niente. Mi sentivo solo stanca, e non volevo più stare a scuola. Fine"
I genitori si guardarono, perplessi, per poi lasciarla andare con un gesto della mano.
Di sicuro non se l'erano bevuta, ma non poteva raccontar loro di Chat Noir, se no avrebbe dovuto svelare il suo segreto più grande, cosa che non aveva intenzione di fare.
Salì di corsa le scale, ed inciampò sull'ultimo gradino. Cercò un appiglio sulla porta, e si aggrappò alla maniglia, riprendendo equilibrio.
"Ci mancava solo questa" borbottò aprendo la porta e dirigendosi verso la scrivania.
Accese il computer ed entrando su Google si accorse di una notizia dell'ultimo minuto: Nadia Chamak avvisava i cittadini parigini di rimanere in casa, perchè un guerriero vestito di tutto punto con un'armatura rossa se ne andava in giro per le strade e minacciava i passanti con la sua sciabola.
"È terrificante" sentenziò Tikki, volando sulla spalla di Marinette
"Non ho mai visto un essere come questo..... tranne quando.."
"Tranne quando?" La incalzò la ragazza, curiosa.
"No, impossibile" disse Tikki, più a sè stessa che alla sua portatrice.
"Bhe, credo che a questo punto Lady Bug dovrà intervenire" Marinette si portò una mano agli orecchini.
"TIKKI TRASFORMAMI!"

Dopo quelli che parvero anni, Chat giunse in una cittadina di campagna che, confrontata a Parigi, era uno sputo.
L'eroe si inoltrò nel grande groviglio di strade che si incontravano in miliardi di incroci.
Camminando, Chat si accorse che le strade erano deserte.
Le uniche automobili che vedeva erano quelle parcheggiate ai margini della strada, mentre sui marciapiedi non passeggiava un'anima viva.
'Ok, questo è preoccupante" pensò il gatto, guardandosi ancora una volta intorno, cercando di scorgere qualcuno. Niente, come al solito.
Dopo pochi metri la strada si immetteva in una enorme piazza, dominata da una specie di cattedrale in marmo bianco.
Chat si avvicinò, e notò che davanti all'edificio c'era una figura totalmente rossa.
Dopo pochi passi la raggiunse.
Era un guerriero che indossava un armatura di un rosso sgargiante, che quasi accecava. La testa era chinata verso il basso, mentre entrambe le mani stringevano un'affilata sciabola, decorata da iscrizioni che a Chat parvero molto antiche.
'Questo è ancora più strano di prima'
Sentenziò Chat, nella sua mente.
Sventolò una mano sotto il viso del guarriero, cercando di risvegliarlo dal suo sonno, senza risultato.
Peccato, sarebbe stato divertente avere come alleato un tizio con una sciabola.
L'eroe si voltò e fece per andarsene, quando qualcosa di appuntito gli pungolò la schiena.
"Chat Noir" lo chiamò una voce cupa, dietro di lui "È da tanto che ti sto aspettando".
A quanto pare il guerriero si era svegliato, e di sicuro non aveva nessuna intenzione di essere amico di Chat.

Quel coso era indistruttibile. Poteva anche non essere scientificamente provato, ma Lady Bug aveva provato tutti i tipi di attacchi, tutte le sue risorse, ma quello stupido guerriero non aveva intenzione di scomparire.
L'eroina aveva la strana impressione che non fosse una persona acumizzata, bensì un nuovo esperimento di Papillon, che in qualche modo poteva essere collegato sl suo sogno, anche se non capiva ancora che ruolo avessero Gabriel Agreste e la tipa vestita di rosso.
Per poco Lady Bug non fu infilzata dalla sciabola tagliente del guerriero.
Si riscosse una volta per tutte dai suoi pensieri e lanciò il suo yo-yo, trovando un appiglio su un comignolo e arrampicandosi sul tetto.
Una vokta in piedi aprì il suo yo-yo e digitò il numero di Chat Noir.
Per l'ennesima volta quello stupido gatto non rispondeva.
Prima si era preso gioco di lei, adesso non si degnava neanche di aiutarla nella missione.
"Perfetto" borbottò la coccinella
"A quanto pare dovrò arrangiarmi da sola".
Si lanciò dal tetto, cercando di colpire in testa l'uomo in armatura che, grazie ai suoi riflessi, si scostò, lasciando che l'eroina ruzzolasse per terra.
Quest'ultima lanciò il suo yo-yo, sella speranza di bloccare la mano del nemico, ma invano.
Il guerriero afferrò il filo e lo tirò verso di sè, trascinando Lady Bug per terra.
"Ok è la fine" l'eroina chiuse gli occhi, aspettandosi di ricevere una sciabolata dritta in faccia.
Sentì un urlo improvviso e fu scagliata per terra.
Si rialzò in fretta e l'unica cosa che vide fu un eroina in arancione che, dopo aver infilzato il nemico, se n'era andata correndo sui tetti, lasciando la coccinella lì per terra, con un mucchio di domande.
Spostò lo sguardo sul guerriero agonizzante, infilzato con la sua stessa sciabola. Dopo pochi secondi si smaterializzò, come se non fosse mai esistito.
Eppure quella ragazza in arancione sembrava......
'No, non può essere lei, è impossibile.'
Pensò, scuotendo la testa.
"Qualcuno ha bisogno di aiuto?" Le chiese una voce troppo famigliare, dietro di lei.
Lady Bug, si alzò, volgendo poi lo sguardo su Chat Noir.
La ragazza si accorse che aveva il viso colmo di graffi, e la sua divisa era stracciata in diversi punti.
"Dov'eri!?" Ringhiò la ragazza, quasi come se non volesse neanche una risposta.
"Io..."
"Io un bel cavolo! Prima hai la faccia tosta di prendere in giro i miei sentimenti, e poi non ti presenti al combattimento, fregandoti del fatto che la sottoscritta sarebbe potuta morire" Lady Bug era furiosa.
"Senti, scusami per quello che ho fatto l'altra volta. Non ho pensato a quello che stavo facendo. Comunque non sono venuto perchè come puoi ben vedere, anche io ho avuto un combattimento, My Lady"
E indicò le sue ferite, che lentamente si stavano cicatrizzando.
"Credo che ti ci vorranno più di delle semplici parole per scusarti" sentenziò la coccinella, voltandosi e lasciando il gatto da solo, in mezzo alla strada.

Till the end of the time - Miraculous   {In Revisione}Where stories live. Discover now