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Guardai ansiosa fuori dalle vetrine della pasticceria dei miei genitori.
La tormenta stava oramai infuriando. La neve cadeva fitta sulle strade, nascoste da un grigio strato di nebbia che offuscava la vista.
《Chissà il perchè di questa tempesta. È molto preoccupante. Magari ha a che vedere con gli attacchi di Papillon di questi giorni》, disse mia mamma, alle mie spalle.
Riflettei su quella constatazione, allarmandomi quando, ragionando razionalmente, mi accorsi che mia madre aveva ragione.
Come potevo essere stata così ingenua? Era Papillon alla base di tutta quella faccenda! Ecco perché le previsioni del tempo erano cambiate improvvisamente. Mi portai le mani alle tempie, agitata.
Se anche fosse stata colpa di Papillon, non sarei potuta intervenire nelle vesti di Lady Bug. I poteri che acquisivo ogni volta che mi trasformavo non potevano niente contro una bufera di neve.
Cercai di mandar giù il groppo che avevo in gola. Chiusi gli occhi e calmai il respiro, che si era fatto irregolare, andando all'unisono con i battiti frenetici del mio cuore. Sentivo gli occhi dei miei genitori su di me, ma li ignorai.
Rimasi in quella posizione finchè il telefono del negozio non cominciò a squillare.
Riaprii di scatto le palpebre, osservando mio padre che, preoccupato e stupito, corse a rispondere.
《Pasticceria Dupain-Cheng, chi parla?》
Silenzio. Cercai di origliare la risposta, ma invano.
《Oh, salve signorina Nathalie, posso esserle d'aiuto?》
Mi lanciò uno sguardo preoccupato, mentre con la mano stringeva forte la cornetta.
《Oh, capisco》, guardò mia madre con un'espressione indecifrabile.
《Ora chiedo a Marinette. Poi proverò a chiamare la scuola》
Ancora silenzio.
Ascoltavo assorta e spaventata, mentre dentro di me si faceva strada una consapevolezza che con tutte le forze cercavo di rifiutare.
《Si, staremo attenti e faremo di tutto per trovarlo》.
Gli era successo qualcosa. Non c'era dubbio.
《Conti su di noi. Arrivederci.》
Chiuse la telefonata, girandosi verso di me.
Il silenziò che seguì fu solamente interrotto dal rumore del vento che frustrava le vetrine.
Aspettai che parlasse, mentre l'ansia mi bloccava il respiro.
Dopo un minuto che mi sembrò infinito si decise a darmi delle spiegazioni, anche se già immaginavo cosa potesse essere successo.
《Marinette. Tu hai visto Adrien andare a casa?》
《Sì》 risposi, mentre il mio cuore mancava un battito.
Annuì. 《La signorina Nathalie mi ha telefonato per informarmi che non è ancora tornato》.
Tirai un sospiro profondo, cercando di rallentare i battiti irrequieti del mio cuore.
Osservai la neve fuori dalle vetrine ed ebbi un'idea degna di una pazza.
Avrei rischiato la vita. Avrei fatto morire di preoccupazione i miei genitori. Ma non erano motivazioni sufficienti per obbligarmi a restare nella boulangerie, al sicuro, mentre Adrien rischiava di morire di freddo.
Senza riflettere maggiormente, mi diressi alla porta correndo e, aprendola, uscii dal negozio, dove mi accolse una folata di vento che mi frustò il viso e provocò un brivido che mi percorse il corpo.
Iniziai a correre, ignorando la neve che ormai aveva formato uno strato permanente sulle strade offuscate dalla nebbia. Caddi diverse volte, sbucciandomi le mani sul marciapiede ricoperto dal manto ghiacciato.
I fremiti che mi scuotevano si facevano sempre più frequenti. Strofinai le mani sulle braccia infreddolite, coperte da un maglione che non riscaldava a dovere. E naturalmente, non avendo meditato accuratamente sulla mia pazza missione, non avevo con me un equipaggiamento adatto a quel clima. Nessuna giacca a vento. Nessun berretto. Nessuna sciarpa. E niente guanti per coprirmi le dita ghiacciate.
Le forti correnti d'aria mi destabilizzavano, facendomi traballare sulle gambe incerte e prive di equilibrio, a causa dello strato scivoloso di neve che copriva le strade.
Vagai per minuti che mi parsero infiniti. Non riuscivo più a distinguere quelle che erano le vie della mia città. La neve non mi permetteva di intravedere niente, scombussolando il mio basso livello di orientamento.
Non avevo la più pallida idea di dove e come avrei trovato Adrien. Ma dovevo farcela. Per lui. Stavo rischiando la mia stessa vita affinchè lui fosse al sicuro.
Accennai un altro passo in avanti, cercando di contrastare il vento che mi spingeva nel verso opposto, ma inciampai per la millesima volta, cadendo sulla neve che mi avvolgeva i polpacci.
Con qualche sforzo cercai di alzarmi, come avevo fatto precedentemente, ma invano. Le gambe non rispondevano ai comandi, le braccia rimanevano immobilizzate sui fianchi. Tentai di muovermi con tutte le mie forze, ma non ci riuscii.
Non potevo arrendermi. Non dovevo arrendermi.
Eppure avevo fallito.
Mi accasciai a terra. Fremiti di freddo mi percorrevano il corpo mentre i denti mi battevano. Tremai da capo a piedi e chiusi gli occhi.
Poi tutto intorno a me si fece buio.

Till the end of the time - Miraculous   {In Revisione}Where stories live. Discover now