8.

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Solo dopo qualche minuto Marinette si accorse che si era dimenticata a casa la giacca, o comunque qualcosa di caldo che potesse coprirla.
Con un brivido si pentì subito di quella scelta avventata, anche se era stata mossa dal pericolo in cui si trovava Adrien.
Folate di vento le frustravano il viso, e le forti correnti d'aria la destabilizzavano, facendola traballare sulle gambe incerte ed infreddolite.
La neve scendeva fitta sulle strade ormai deserte, formando un sottile strato che a mano a mano si sarebbe alzato, fino a raggiungerle le ginocchia.
Marinette vagò per quelle che sembrarono ore. Non riusciva più a distinguere quelle che erano le vie della sua città. La neve non le permetteva di intravedere niente, scombussolando il suo basso livello di orientamento.
Non aveva la più pallida idea di dove e come avrebbe trovato Adrien, ma in un modo e nell'altro ci sarebbe riuscita. Doveva farcela. Per lui. Avrebbe rischiato la sua stessa vita affinchè lui fosse al sicuro.
La ragazza accennò un altro passo in avanti, cercando di contrastare il vento che la spingeva nel verso opposto, ma inciampò, cadendo nello strato di neve che le avvolgeva i polpacci.
Con qualche sforzo cercò di alzarsi, ma invano. Le gambe non rispondevano ai suoi comandi, le braccia rimanevano immobilizzate sui fianchi. Marinette tentò di muoversi con tutte le sue forze, ma non ci riuscì.
Poco dopo si accorse che ormai era la fine. Non aveva raggiunto il suo pazzo scopo. Aveva fallito, ancora una volta.
Adrien sarebbe morto. E anche lei.
Poi tutto intorno a lei si fece buio.

Adrien raccolse la tazza di tè che lo strano anziano gli aveva offerto, e ne bevve un sorso.
Quel vecchietto gli era apparso mentre stava tornando a casa, e gli aveva proposto di rifugiarsi nel suo negozio, per difendersi dalla tempesta di neve che infuriava al di fuori.
Il ragazzo aveva naturalmente accettato, anche se si era chiesto se non avesse già conosciuto quel nonnino, che gli si era presentato come Maestro Fu.
Fortunatamente l'anziano gli aveva messo a disposizione il telefono, che, una volta spolverato perchè inutilizzato da tempo, aveva utilizzato per chiamare Nathalie e avvisarla di trovarsi al sicuro.
Il Maesteo Fu rientrò nella stanza, reggendo in mano delle zollette di zucchero.
"Allora..." iniziò Adrien "Per caso ci siamo già conosciuti in passato?"
"Ah, arrivi subito al punto eh?" L'anziano sogghignò "Bhe, non so se ti ricordi il tuo primo giorno di scuola, quando mi aiutasti a non cadere".
Il ragazzo ci riflettè su, e poco dopo gli tornò in mente quel fatidico episodio.
"Ah giusto!" Esclamò "Ecco dove l'avevo già vista!"
"Già! È stato proprio lì che ho capito che saresti stato perfetto per possedere il Miraculous del gatto nero".
Adrien lo guardò, stupido "Non vorrà dirmi che lei....?!"
"Sì, sono proprio io. Il protettore dei Miraculous. Con la tua compagna avevo già avuto modo di parlare, ma con te no. Non abbiamo mai avuto un'occasione per farlo".
"Lei mi sta dicendo che conosce la vera identità di Lady Bug?" Adrien era entusiasta.
"Ovvio, ma se vorrà, sarà lei a doverti dire chi è veramente, di sicuro non io".
Il biondo sbuffò, frustrato "Uffa".
Dopo pochi minuti di silenzio, riprese parola: "Bhe, in realtà mi sono sempre chiesto.... come mai proprio me.."
Fu lo guardò, interessato, come se fosse uno degli oggetti antichi che decoravano il suo negozio.
"Sei un ragazzo saggio e furbo, sempre pronto ad aiutare, anche a costo di rimetterci tu stesso. Chi altro poteva essere meglio di te?"
Adrien ci riflettè e poi annuì.
"Ah, e a proposito di aiutare. Credo ci sia qualcuno che sia venuto a cercarti."
"Eh?"
"La ragazza, quella che si chiama Marinette. Credo che sia scappata di casa per venire a cercarti, ma adesso si trova in guai molto seri"
"E lei come fa a saperlo?"
Fu lo squadrò, con aria di sfida: "Non sottovalutare le doti di un vecchio saggio"
Il biondo alzò le mani, in segno di resa, per poi ordinare al suo kwami di trasformarlo.
Non avrebbe lasciato che a Marinette succedesse qualcosa a causa sua. Mai.

Sabine camminava stressata per la stanza, borbottando tra sè e sè.
Nathalie l'aveva appena chiamata, informandola che Adrien era il sicuro, e la donna era uscita fuori di sè. Si diresse verso il marito, avvolgendogli le braccia attorno alla vita e singhiozzando, mentre Alya li osservava condividendo la loro stessa preoccupazione. Marinette ce l'avrebbe fatta, non riuscivano a immaginarsi il contrario, non riuscivano a immaginarsi una versione negativa di ciò che stava succedendo. Non ci riuscivano.

Dopo quelle che parvero ore, Chat riuscì a scorgere una macchia rosa in mezzo alla neve. Avvicinandosi, trovò Marinette immersa in un mucchio di neve, svenuta e infreddolita. Portava solo una maglietta a maniche corte, dei pantaloni leggeri, e un maglioncino rosa che non la proteggevano minimamente dalle gelide folate di vento.
Chat fu colpito dall'improvviso istinto di aiutarla e salvarla. La avvolse dolcemente tra le sue braccia, cercando di riscaldarla.
"Ora ti porterò al sicuro" le sussurrò in un orecchio, conscio del fatto che non lo potesse ascoltare. La sollevò e si diresse di corsa verso casa sua. Peccato che non sapesse dove si trovasse. La neve lo disorientava, colorando dello stesso bianco tutti gli edifici, che diventavano quindi indistinguibili. Chat si guardò intorno spaesato. Doveva trovare un posto sicuro. Doveva salvare Marinette. Per qualche strano motivo l'eroe si sentiva obbligato a salvarla, come se rifiutasse l'idea di vederla soffrire. Sentì la ragazza tremare sul suo petto. "Adrien...." sussurrò, con un filo di voce "Devo aiutarlo"
"Adrien è al sicuro. Ci sono qui io" Chat la strinse più forte, con la fievole speranza che quel gesto potesse riscaldarla un po' di più. Il gatto iniziò a correre, più veloce che mai, in cerca di un luogo coperto dalla neve dove accamparsi. Dopo qualche minuto intravide un vialetto che si insinuava tra due grandi edifici. Stranamente sembrava protetto dalla neve, che ricopriva solo l'imboccatura. Chat non indugiò e corse all'interno della stradina. Si sentì subito meglio. Lì il vento freddo sembrava non penetrare, forse grazie alla copertura che fornivano i due palazzi. Appoggiò delicatamente la ragazza a terra, tenendole però il viso tra le mani. "Marinette, siamo al sicuro. Ora dobbiamo solo aspettare che la tempesta si allontani". La giovane sembrava ancora scossa, ma stava riacquistando il normale colorito delle guance "Adrien" sussurò ancora una volta "D-devo cercarlo". L'eroe sorrise. Marinette era fantastica: non le importava che stesse per morire, l'unico suo pensiero era quello di salvare il ragazzo. Chat ne rimase poi commosso, nessuno si era mai preoccupato tanto per lui, nemmeno suo padre, o almeno, da quando sua madre era morta.
La strinse nuovamente tra le sue braccia, cercando di riscaldarla. La sua pelle si fece mano a mano più calda, e alla fine aprì gli occhi.
"D-dove sono?"
"Tranquilla principessa" le rispose Chat dolcemente "Ora sei al sicuro"
Marinette lo osservò, perplessa
"Dov'è Adrien?"
"È in salvo, non ti devi preoccupare per lui. Ora devi solo preoccuparti di riscaldarti"
La ragazza si guardò "Oh!" Esclamò "Ora ricordo, sono svenuta nella neve!"
L'eroe annuì, e lei gli lanciò uno sguardo che non riuscì ad interpretare.
"Grazie" disse infine "Sono stata una sconsiderata" abbassò lo sguardo, dispiaciuta.
"No, sei stata un'eroina" le rispose lui, accennando a un sorriso "Nonostante il pericolo che potevi correre, ti sei lanciata all'inseguimento di quel ragazzo..... A proposito..." le lanciò un'occhiata maliziosa "Chi è questo Adrien? Ti piace eh?".
Improvvisamente la ragazza divenne tutta rossa, come se si fosse riscaldata nel giro di un secondo.
"Ehm-m" balbettò, muovendosi a disagio, nonostante le braccia di Chat glielo impedissero.
"Allora?"
"A-adrien? È s-solo un amico"
"Ah, davvero?" Chiese ironicamente il gatto.
"Basta domande!" Strepitò lei, chiudendo il discorso.
"Posso una sola?" Domandò lui, con occhi imploranti
"No"
"Daiiii"
"Va bene, ma solo una" acconsentì sbuffando la mora.
"Come mai l'altra sera stavi piangendo?" Era una domanda che gli frullava nella testa da fin troppo tempo, e non poteva accettare di non saperne la risposta.
"Questo non posso dirtelo" affermò lei.
"Perchè no?"
"Se è un segreto c'è un motivo", bofonchiò, stringendosi nel maglioncino.
Chat cercò di avvicinarsi di più, affinchè potesse stare più al caldo.
Lei sembrò non apprezzare il gesto, ma il gatto non ci fece molto caso, l'importante era che stesse bene.
"Non puoi solo dirmi a grandi linee cosa ti è successo?"
Marinette sembrò pensarci su, per poi annuire lievemente.
"Veramente..." iniziò, insicura "Una persona a me cara mi aveva fatto stare male".
"Sappi che io non vorrei mai farti del male" Le parole gli uscirono dalla bocca improvvisamente. Chat sentiva il bisogno di voler bene a quella ragazza, che pensava sempre agli altri prima di sè stessa.
Lei lo squadrò, perplessa, per poi abbassare lo sguardo verso il basso, come se non fosse sicuro di ciò che l'eroe le aveva appena detto.
"Ehi, tutto bene?" Le chiese Chat, preoccupato "Perchè se ho detto qualcosa di sbagliato..."
"No, no" lo zittì lei "È solo che ho molto sonno"
Appoggiò, con insicurezza, il capo sulle sue gambe, e cadde in un sonno profondo.

Till the end of the time - Miraculous   {In Revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora